DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Ciak, inizia l'impeachment del presidente. Telecamere accese da oggi alla camera, dove a distanza di 21 anni dal processo contro Bill Clinton, i democratici sono pronti a mettere alla sbarra l'attuale inquilino della Casa Bianca. Sono passati esattamente tre mesi dal giorno in cui la camera Usa pubblicò il rapporto del whistleblower, nel quale il funzionario anonimo accusava Trump di aver ricattato il presidente ucraino Zelensky con la minaccia di bloccare aiuti militari e finanziamenti al suo paese, se non si fosse prima impegnato a consegnare materiale infamante nei confronti del candidato democratico Joe Biden e di suo figlio Hunter.
Un tempo record se si pensa ai ventidue mesi impiegati dal procuratore speciale Bob Mueller per compilare il rapporto conclusivo sul Russiagate. Questa volta i democratici hanno puntato diritto verso l'obiettivo della messa in stato di accusa del presidente, perché l'imputazione che gli muovono, quella di aver cercato di corrompere un capo di stato straniero per mettere a punto un'estorsione a fini privati, è letteralmente contemplata dalla disciplina dell'impeachment disegnata dai padri fondatori della costituzione statunitense.
Il loro compito sarà dimostrare la gravità del crimine.
mueller russiagatewilliam taylor inviato usa in ucraina 1
Non tanto per il voto che concluderà il processo alla camera, il cui esito è scontato dato lo schieramento partitico e la richiesta di una maggioranza semplice; ma soprattutto per quello al senato, anche questo prevedibile a favore di Trump, salvo imprevisti.
I democratici iniziano oggi sul sicuro: hanno schierato in prima battuta l'interrogatorio dell'ex incaricato d'affari a Kiev William Taylor. Veterano del Vietnam, medaglia di bronzo al valor militare, conservatore di ferro.
ATTO DI ACCUSA
Non c'è niente nella fedina che i repubblicani possano attaccare, e la sua conferma del quid pro quo proposto da Trump a Zelensky tramite il suo poco ortodosso emissario Rudy Giuliani, suonerà nell'aula come un atto di accusa incontestabile. Dopo di lui toccherà al giovane funzionario del ministero degli Esteri George Kent raccontare come lo stesso Giuliani abbia disseminato menzogne sediziose nei confronti dell'ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch, con l'intento di liberarsi della diplomatica che ostacolava i suoi piani. In ultimo sarà la stessa Yovanovitch a confermare la manovra sotterranea che l'ha fatta richiamare da Kiev.
LE LACRIME
rudy giuliani donald trumpTRUMP ZELENSKy 1
In commissione la donna ha pianto mentre raccontava i dettagli della storia, il che fa sospettare che assisteremo a primi piani prolungati sui suoi occhi. I repubblicani si difendono su due piani: da una parte continuano a contestare il diritto della camera di convocare in aula funzionari vicini a Trump, ai quali il presidente ha imposto il vincolo di segretezza. Il capo del gabinetto pro tempore Mick Mulvaney si era in un primo momento accodato alla denuncia presentata in tribunale da un vice consigliere di Sicurezza nazionale, che chiedeva al giudice di essere esonerato dalla chiamata dei deputati.
HUNTER BIDENmueller russiagate 1
Quando il giudice ha comunicato la sua intenzione di respingere la richiesta, Mulvaney si è defilato, con la promessa di presentarla altrove. Dall'altra i repubblicani spingono per ampliare i confini del dibattito: vogliono il whistleblower e Hunter Biden in aula, anche se i democratici hanno già risposto che non permetteranno loro di ribaltare i termini del dibattito.
la trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su biden 1JOE E HUNTER BIDENdonald trump rudy giulianiwilliam taylor inviato usa in ucraina 2william taylor inviato usa in ucrainalev parnas donald trumphunter e joe bidenla trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su biden
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