DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
Passi la «demolizione» della Banca centrale, l’eliminazione di decine di ministeri, la rottura delle relazioni con Cina e Brasile, i rivali politici chiamati «escrementi». Ma il calcio no. Il calcio, in Argentina, neppure Javier Milei lo può toccare. È burrasca politico-sportiva a sette giorni dal ballottaggio presidenziale fra il peronista Sergio Massa di Unión por la Patria e il candidato populista di La Libertad Avanza, che tra le varie proposte anti-sistema vorrebbe pure privatizzare lo sport nazionale. […]
Dietro l’idea di trasformare le squadre argentine da Associazioni senza fini di lucro a società private o Corporazioni Sportive (Sad) molti vedono la mano di Mauricio Macri, ex presidente della Repubblica e del Boca Juniors, oltre che neo-alleato di Milei. «Mi piace il modello inglese, chiaramente. Non se la passano male, eh...», diceva il candidato dell’estrema destra in un video dello scorso anno, diventato virale in questi giorni pre-voto.
Boca Juniors, River Plate, Newell’s, Rosario Central, Racing, Independiente e decine di altri club hanno subito levato gli scudi. Il Boca Juniors ha dichiarato di voler restare «fedele alle proprie origini» e ai principi «difesi per quasi 120 anni» restando un’Associazione civile senza scopo di lucro, perché «il nostro club appartiene alla sua gente».
Pablo Toviggino, tesoriere della Federcalcio argentina e presidente del Consiglio federale, è andato oltre: «È tempo di mostrare pubblicamente sostegno a @SergioMassa... No alla tristezza! No alla privatizzazione del calcio. Forza Sergio, caro, forza Compagno», ha scritto su X.
javier milei brandisce una motosega 4
La questione è sociale e pure fiscale, perché i club perderebbero molte esenzioni e vantaggi. Ma è soprattutto politica. Lo stretto e storico legame tra la Federcalcio argentina (Afa), il suo presidente Claudio Tapia e Sergio Massa, nel suo duplice ruolo di leader politico e di uomo forte del Club Atlético Tigre, è ben noto in Argentina.
E l’equazione calcio-politica è confermata da un altro ballottaggio, non meno divisivo di quello presidenziale, che vede in questi giorni duellare il peronismo e la destra anche per la gestione del Boca Juniors. L’attuale presidente ed ex (amatissimo) calciatore Roman Riquelme è sfidato dal fronte di Macri, che vuole riprendersi la squadra. In gioco ci sono un mucchio di soldi.
E Milei, autodefinitosi «tifoso pentito del Boca», su questo tasto continua a suonare. Di recente, ha detto: «La Liga ha giocatori giovani, inesperti, o campioni vicini al ritiro. Non è più competitiva perché la macroeconomia argentina ha distrutto tutto».
Per ora gli «hinchas», i tifosi, tacciono. Così come la «barra brava», gli ultrà che intorno al calcio gestiscono molte cose — ad esempio, la vendita di hamburger e sandwich fuori dallo stadio, «come una mafia» ci assicura il tassista Guillermo — e che hanno molta influenza sulla dirigenza dei club. Di sicuro, seguono i risultati delle sfide da vicino. […]
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