DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
Anche se la direttiva europea non lo impone, l'Italia avrebbe bisogno di introdurre un salario minimo per legge visto che in molti settori i livelli sono inadeguati.
A sostenerlo è Nicolas Schmit, commissario europeo responsabile del Lavoro, che all'inizio di dicembre arriverà in Italia proprio per discutere con Confindustria e con il Parlamento l'esigenza di garantire «stipendi decenti».
GIORGIA MELONI E IL SALARIO MINIMO - VIGNETTA BY MANNELLI
[...] C'è [...] un problema legato ai livelli retributivi: secondo la direttiva Ue sul salario minimo, l'Italia non è tenuta a introdurlo perché ha un elevato livello di contrattazione collettiva.
«La fermo subito. La direttiva non dice che i Paesi che hanno un elevato livello di contrattazione collettiva non devono introdurre il salario minimo. È vero, ci sono Paesi come l'Austria o la Svezia che non ne hanno bisogno.
Ma l'Italia è un caso particolare perché ha un tasso di copertura della contrattazione collettiva, ma al tempo stesso presenta settori interi con stipendi molto bassi. E dunque la questione si pone.
L'obiettivo della direttiva è assicurare salari decenti e adeguati al costo della vita».
GIORGIA MELONI E IL NUOVO REDDITO DI CITTADINANZA - MEME BY VUKIC
In molti settori non lo sono, non trova?
«Allora vuol dire che c'è qualcosa che non funziona nei contratti di categoria. I livelli bassi dei salari disincentivano le persone a lavorare o le spingono a farlo in nero. Un salario minimo potrebbe essere un elemento positivo per contrastare questa dinamica perché fornirebbe un incentivo a entrare nel mercato occupazionale.
Inoltre, l'Italia soffre di un altro problema: la fuga dei giovani che hanno deciso di lasciare il Paese. Quelli qualificati, ma non solo. […] Avere un salario minimo decente ed adeguato potrebbe incitare molti giovani a restare in Italia. Si tratta di un dibattito che deve essere affrontato in maniera molto seria».
Molti Paesi non indicizzano i loro salari all'inflazione perché temono una spirale, ma laddove questo sistema esiste – per esempio in Belgio – l'effetto non si è materializzato: chi ha ragione?
«I dati sui salari reali, ossia il livello delle paghe orarie tenuto conto del peso dell'inflazione, ci dicono che in Belgio e nei Paesi Bassi c'è stato addirittura un aumento. In Spagna sono scesi solo dell'1,2% e sapete perché? Perché Madrid ha più volte aumentato il salario minimo negli ultimi anni.
In Francia sono calati solo dell'1,8% e anche qui perché il salario minimo è indicizzato all'inflazione. In Italia i salari reali sono calati del 7,3%. Vuol dire che il sistema della contrattazione collettiva non ha permesso di adeguarli al costo della vita.
Senza un salario minimo, il peso dell'inflazione lo subisce maggiormente chi ha una paga più bassa».
Il governo Meloni ha sostituito il Reddito di Cittadinanza con un nuovo sistema: promosso o bocciato?
«È stato ristretto il numero dei potenziali beneficiari e noto che in questo c'è una certa discrepanza con la nostra raccomandazione. Le modifiche relative all'inserimento nel mondo del lavoro […] mi sembra invece che siano in linea con il nostro approccio perché non bisogna lasciare che i cittadini percepiscano un reddito minimo a prescindere.
Ovviamente vanno fatte delle distinzioni. Ci sono persone che per varie ragioni potrebbero non essere più in grado di lavorare e a queste va garantito un livello di assistenza minimo per far sì che abbiano una vita decente».
Il nuovo modello lo garantisce?
«Mi pongo anche io la domanda, ma mi fermo qui. […]».
La riforma delle pensioni, che sta sollevando proteste, va nella giusta direzione?
«È una questione delicata e sensibile ovunque. Da un lato c'è un tema legato all'età pensionabile nel momento in cui la speranza di vita aumenta. […] Serve un approccio più flessibile. Dall'altro c'è un tema di sostenibilità dei conti pubblici che deve fare i conti con i trend demografici, soprattutto in Paesi come l'Italia. Infine, c'è una questione del livello delle pensioni: deve essere adeguato perché non possiamo spingere le persone più anziane nella povertà».
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