DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Qualcuno è già arrivato. Altri arriveranno nei prossimi giorni. Altri ancora, su cui stiamo facendo delle valutazioni, chiedono di unirsi a noi. Andiamo avanti su questa strada anche perché, da settembre, abbiamo bisogno di avere il controllo sul Senato». È l' ultima cosa che Silvio Berlusconi aveva tenuto in sospeso prima di andare in ferie. La più importante, secondo lui. Ancora più importante del disgelo con la Lega di Matteo Salvini. Ancora più importante dei casting con altrettanti rappresentanti della società civile che ha intenzione di avvicinare all'universo di Forza Italia.
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
Sul tavolo dell'ex premier, stilato dalla coppia che sta gestendo l'operazione - formata da Paolo Romani e Niccolò Ghedini - c'è l'elenco con i nomi di venticinque senatori pronti a stabilizzarsi nel centrodestra. Ai dieci di Federazione della Libertà, guidati da Gaetano Quagliariello, stanno per aggiungersi quattro in arrivo dal partito di Alfano (più tre, che sono incerti), quattro da Ala-Scelta civica (più un incerto), quattro dall' Udc e tre della pattuglia di Tosi.
È la famosa «quarta gamba» più o meno centrista grazie alla quale il numero uno azzurro sottoscrive una polizza che lo garantisce su più fronti. Primo, il tasto «off» della legislatura: con un gruppo così corposo, e considerando che il Pd di Renzi deve fare i conti con i bersaniani e con i tanti delusi rimasti incastrati nella maggioranza (da Verdini ad Alfano), Berlusconi può controllare la data del voto.
Secondo, la legge elettorale: con un gruppo cuscinetto gemellato con Forza Italia nessuno - tolti improbabili assi tra Pd, M5S e Lega - può approvare una riforma che non abbia il «visto si stampi» di Arcore. Terzo, l' agenda politica, ottima da rivendersi in campagna elettorale. Come spiega Quagliariello, «abbiamo cambiato radicalmente la legge sui vaccini e, di fatto, avremo i numeri per dichiarare chiusa la partita sullo ius soli».
Nell' ufficio di Romani al Senato, negli ultimi giorni, c'è più trambusto che in una Borsa valori. Telefoni che squillano senza sosta, senatori che chiedono appuntamenti, parlamentari di ogni ordine e grado che vengono ricevuti. Il capogruppo controlla, verifica, conta e aggiorna il pallottoliere di Palazzo Grazioli. E da quando, la settimana scorsa, si è diffusa la voce che sarebbe stato il gruppo di Quagliariello ad «accogliere» tutti quelli che chiedono un biglietto di ritorno nel centrodestra, l' ex ministro delle Riforme ha smesso di andare in giro senza il caricabatteria di un telefonino perennemente in funzione. «Non vivo più», ha raccontato agli amici, «praticamente il telefono squilla a tutte le ore del giorno e della notte...».
La settimana prossima verrà fatto un passo in avanti. Con l' arrivo dei nuovi innesti, i gruppi di Forza Italia e di Federazione della Libertà formalizzeranno una sorta di coordinamento comune. Che, di fatto, agirà d' intesa anche con il gruppo della Lega Nord. «Tanto per capirci - spiega Quagliariello - io non sono né centrista né tifoso della grande coalizione. Sono per una componente cristiana e liberale che determini la costruzione del futuro centrodestra».
L' impressione, però, è che Berlusconi - forte anche dei nuovi arrivi - si tenga aperte tutte le strade. Tanto quella della Grande Coalizione con Renzi, quanto quella del centrodestra con Salvini. Tutto dipenderà dalla legge elettorale.
Dal gioco della «quarta gamba centrista» del centrodestra rimane fuori Stefano Parisi. I suoi, a cominciare dal luogotenente in Parlamento Maurizio Sacconi, hanno commentato negativamente il messaggio che Enrico Costa ha affidato ieri alla sua intervista al Corriere della Sera («Renzi e Berlusconi sono fatti per stare insieme»). E temono che, dietro il giochino del neogruppo centrista, ci sia la voglia di Forza Italia di togliere terreno a chi, come l' ex candidato a sindaco di Milano, ha fatto dell' anti-renzismo un grido di battaglia. Una posizione che, la scorsa settimana, ha portato Parisi a stare allo stesso tavolo di Salvini.
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