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Ugo Magri per "la Stampa"
Qualche frammento di vero dovrà pur esserci, perché troppi sono gli indizi, idem le coincidenze, per liquidare come bufale le voci di un patto Berlusconi-Renzi destinato a cogliere tutti di sorpresa: non ora ma in autunno, dopo le elezioni europee. Tutti i frequentatori di Arcore ne parlano come del segreto di Pulcinella, sebbene in che cosa concretamente consista questo presunto accordo nessuno lo sa: governi Pd-Forza Italia, taglio delle ali a destra e a sinistra, scenari fantascientifici alla Ridley Scott...
«Vedrete cose che voi umani nemmeno vi immaginate» sussurra chi si abbevera alle confidenze del Cavaliere. L'ultimo folle sogno berlusconiano scommette che Renzi sia davvero l'interlocutore atteso per vent'anni, «il nostro Gorbaciov» come l'ha effigiato sul «Giornale» il direttore Sallusti. Un leader capace di abbattere il muro dell'ostracismo nei confronti di Berlusconi, di riabilitarlo a sinistra, di restituirgli l'onore politico sporcato dalla condanna e magari addirittura di riportarlo nel Palazzo con tutti gli onori...
à assai improbabile che il piano berlusconiano sposi le ambizioni di Renzi. Il quale, lungi dal rimettere in circolo un personaggio così ingombrante, forse semplicemente mira a sottrargli i voti, a portargli via fette di elettorato in cambio di qualche moina. E forse non solo quella. Il premier ha scelto un ministro dello Sviluppo, la Guidi, che Berlusconi avrebbe messo di suo. Ha rinunciato al magistrato Gratteri per la Giustizia, piazzando due sottosegretari non certo ostili alla causa del Cavaliere.
In cambio, Berlusconi ha completamente cessato di essere antagonista (come il suo ruolo di oppositore richiederebbe), lasciando a Grillo le radure della protesta. Da settimane il Cavaliere recita la parte dell'avversario senza minimamente crederci.
Siamo al punto che giorni fa ha rinunciato alla telefonata mattutina con Belpietro, su Canale 5, nel timore di sperticarsi troppo in elogi per Matteo, in questo modo recandogli danno... Paolo Romani si è dovuto quasi ammutinare nei confronti del capo, il quale lo pressava perché nel discorso sulla fiducia in Senato lasciasse le piume di Renzi in un modo che il capogruppo «azzurro» giudicava esagerato e poco decoroso.
In Forza Italia cresce il disagio. «Niente critiche pregiudiziali», sintetizza gli umori Minzolini, «ma nemmeno beatificazioni gratuite». L'aumento della Tasi è stato accolto quasi come una liberazione, ieri i «falchi» ne hanno profittato per mitragliare il governo come ai vecchi tempi. Tuttavia nessuno si illude che il Cavaliere demorda. Per convincersene, basta la copertina del settimanale berlusconiano «Chi»: un panegirico congiunto a Silvio e a Matteo, ritratti in pose identiche e «mai così vicini».
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