NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Michele Sasso per "l'Espresso"
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-ha-pagato-gli-spot-al-celeste/2185668
Una campagna kolossal, attaccando su tutti i fronti: quello tradizionale di gazebo, cene, comizi e manifesti. E quello multimediale, con proclami Web, video e suonerie da scaricare sui cellulari. Nel 2010 per assicurarsi la quarta rielezione Roberto Formigoni non ha badato a spese. Il suo staff disse al "Sole 24 ore" che il conto finale sarebbe stato di un milione e mezzo di euro. Di tasca sua, come al solito, il Celeste governatore ha sganciato pochissimo.
Nella dichiarazione ufficiale depositata in Corte d'appello sostiene di averci messo solo 38 mila euro, poco meno della soglia imposta dalla legge di 39 mila euro per ogni candidato. Allo stesso tempo scrive di avere ricevuto 32 mila euro di contributi, ottomila dei quali dalla Fondazione Europa Civiltà , presieduta da lui medesimo e da Costante Portatadino, primo ciellino eletto alla Camera nel remoto 1976. Quindi il quarto mandato sarebbe stato conquistato con l'investimento personale di 6 mila euro: un risultato eccezionale.
In realtà , gran parte delle fatture sono finite sulle spalle del Pdl che a sua volta si è rifatto con i soliti e famigerati rimborsi elettorali: 2 milioni e 400 mila euro soltanto per le liste degli azzurri lombardi.
Ma la procura è convinta che ci sia dell'altro. E ipotizza che a sostegno del governatore siano arrivati anche finanziamenti illeciti. Ne avrebbe parlato Costantino Passerino, il top manager della Fondazione Maugeri ossia il colosso della sanità privata che ha visto piovere fondi regionali dopo l'ingaggio dei due superconsulenti Piero Daccò e Antonio Simone, entrambi vecchi amici del Celeste. Passerino ha detto che Daccò gli chiese il mezzo milione proprio per la campagna 2010 del Pdl, denaro bonificato sui conti esteri. Mesi dopo, avrebbe domandato e ottenuto una lettera in cui il governatore ringraziava la Maugeri per il sostegno, in termini ovviamente generici.
Daccò nega di avere domandato denaro per questo scopo: tanto munifico nel mettere a disposizione uno yacht per le vacanze del Celeste e donargli almeno tre soggiorni extralusso ai Caraibi, non avrebbe messo mano al portafogli per aiutarlo nel momento del voto. Ma Giancarlo Grenci, il custode svizzero dei fondi di Daccò, ha ricostruito l'abitudine del suo cliente di ritirare contanti in quantità industriale: nei suoi documenti sono elencati circa 185 mila euro presi nel periodo dei comizi.
Nei primi interrogatori però Daccò ha ricondotto quelle somme ai rapporti con Mario Cal, vicepresidente del San Raffaele e braccio destro di don Verzè che si è ucciso lo scorso luglio. In un verbale, ha parlato di un milione prelevato tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010. Denari che sostiene di avere sempre consegnato a Cal. Che ovviamente non può dire la sua sulla sorte finale di quel tesoro.
La campagna d'oro è durata ben cinque mesi. Si parte ufficialmente il 3 novembre 2009: la prima riunione del tavolo big del Pdl Lombardia si è svolta a pranzo, in una saletta riservata degli Orti di Leonardo, a Palazzo delle Stelline. Otto i leader incaricati di gestire la competizione: oltre Formigoni, Guido Podestà , Massimo Corsaro, Ignazio La Russa, Mariastella Gelmini, Mario Mantovani, Luigi Casero e Maurizio Lupi. Come commenta Corsaro, "è importante che non ci sia nessuno che possa dire: io non ero d'accordo".
Il 27 febbraio il primo grande show: al Teatro Dal Verme si ritrovano Nicole Minetti, Iva Zanicchi, assieme ai parlamentari di punta del movimento berlusconiano. L'affitto della sala è venuto 7 mila euro, a carico del Pdl; il resto non si sa. Ma l'appuntamento all'americana è quello del Palalido: un omaggio della Compagnia delle Opere, la rete delle aziende cielline. Sul palco ci sono i campioni politici e imprenditoriali di Cl. Lì Formigoni presenta il suo piano di battaglia: "Raggiungere, contattare e incontrare personalmente almeno 250 mila persone".
Il conto di 8.460 euro per la location è saldato da Avvenimenti, una società specializzata in fiere, pellegrinaggi ed esercizi spirituali. Il 22 marzo è la volta della raccolta fondi: mille sovvenzionatori nel Palazzo del Ghiaccio per un menù meneghino di risotto giallo e torta sabbiosa, incluso Silvio Berlusconi che dichiara "sono ospite, ho pagato 1.500 euro". Il finale quattro giorni dopo in una discoteca, gli East End Studios. In mezzo, tanta paura per il rischio che la lista del governatore zeppa di firme false venisse esclusa. E un tourbillon di cene, incontri, appuntamenti in ogni angolo della Lombardia.
Senza contare l'assalto su Internet, il sostegno di una società di ricerche di mercato per sondare gli elettori e l'ondata di poster "Roberto, uno di noi": lo slogan sarebbe frutto di un pool di spin doctor di matrice ciellina, inclusi gli storici comunicatori Fiorenzo Tagliabue e Paola Ambrosini. Il risultato finale è stato trionfale: quasi 2 milioni e 700 mila voti, stracciando lo sfidante Filippo Penati. Che - nonostante i giri di tangenti contestate un anno dopo - avrebbe speso soltanto 140 mila euro per tentare invano la scalata al Pirellone.
ROBERTO FORMIGONI MANI ALZATE jpegROBERTO FORMIGONI ROBERTO FORMIGONI Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco PIERANGELO DACCO'antonio-simone-assessoreMario CalGUIDO PODESTA PRESIDENTE PROVINCIA MI
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