TUTTI TRANNE IL PD - IL SUICIDIO DI GENOVA DIMOSTRA CHE L’ELETTORATO DI CENTROSINISTRA VOTA SOLO GLI OUTSIDER E ODIA I POLITICI ATTUALI - CULATELLO FA FINTA DI NIENTE E LA BUTTA SULLE REGOLE DELLE PRIMARIE: “DOBBIAMO CAMBIARLE” - MA IL PARTITO SI RIBELLA. COFFERATI: “È STATO UN VOTO CONTRO IL PD”. FIORONI E I CENTRISTI NON VOGLIONO APPOGGIARE DORIA, UNO CHE “HA FATTO CAMPAGNA CONTRO IL GOVERNO MONTI”, E SI PROFILA UN PATTO TERZO POLO-PDL CHE FAREBBE PERDERE GENOVA AL PD…

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Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Era inevitabile: la crisi della politica non poteva lasciare indenne il solo Pd. E le primarie di Genova sono lì a testimoniarlo. Per dirla con il senatore Stefano Ceccanti, «basta che si presenti un outsider, qualcuno che non appare come espressione di partiti o di correnti, e vince». Era già successo, d'altra parte. A Milano e a Napoli. Perché la crisi ha raggiunto ora il suo picco massimo, ma data a ben prima.

Pier Luigi Bersani preferisce minimizzare ufficialmente, ma che il Pd abbia qualche problema è innegabile. Walter Veltroni e i suoi ne hanno ragionato a lungo ieri. Questo il succo delle riflessioni dell'ex segretario: non è una vittoria della sinistra, perché Sel non cresce mai più di tanto, quel che sta accadendo è ancora più pericoloso, c'è una rivolta dal basso del nostro elettorato che ci vede come una casta, un partito d'apparato.

Parole amare, quelle di Veltroni, che riecheggiano nei tanti discorsi dei parlamentari del Pd. «L'attuale classe dirigente - osserva Salvatore Vassallo - non è in grado di corrispondere alle esigenze dei nostri elettori che chiedono di essere rappresentati da gente credibile».

«Paghiamo la mancanza di coraggio e di innovazione, siamo visti come qualcosa di vecchio e di conservatore», spiega il senatore Roberto Della Seta. «Le primarie di Genova fotografano il distacco dei cittadini dalla politica», ammette la vicecapogruppo alla Camera Marina Sereni.

E ora? Ora Bersani non si dà per vinto, sostiene di essere «orgoglioso» del suo partito e medita di cambiare le regole delle primarie: «Del resto - spiega il segretario ad alcuni compagni di partito - avremmo dovuto occuparci proprio di questo nella conferenza organizzativa che abbiamo rinviato. Non possiamo scontrarci tra di noi. Dobbiamo selezionare il candidato del Pd con una consultazione interna e poi andare alle primarie del centrosinistra con un solo nome». Altrimenti, avverte il deputato Dario Ginefra, «rischiamo il suicidio».

Ma tra gli stessi bersaniani serpeggia il dubbio che non sia «solo una questione di regole», che ci sia qualcosa da registrare nel partito. Tra l'altro il risultato di Genova sta creando anche altri problemi. L'ex ppi Beppe Fioroni parla senza peli sulla lingua: «Come possiamo appoggiare Doria, che è uno che ha fatto tutta la campagna elettorale per le primarie contro Monti e il suo governo? Non possiamo comportarci come degli schizofrenici, che a livello nazionale facciamo una cosa e nelle realtà locali il suo opposto».

Fioroni dà voce ai dubbi degli ex popolari, che si sono raddoppiati dopo la decisione dell'Udc di non sostenere il candidato del centrosinistra. Si profila un accordo tra centristi e Pdl che potrebbe far perdere al Pd Genova.

Enrico Letta prova a vestire i panni del pompiere e a circoscrivere il significato di quello che è successo. Secondo il vicesegretario la sconfitta dipende da due elementi: dalla divisione che ha portato a due candidature e dal fatto di non essersi concentrati sui bisogni della città di Genova. Però nel partito sono in molti a pensarla come Sergio Cofferati: «Quello delle primarie è stato un voto contro il Pd». E ora c'è chi teme che per recuperare consensi il gruppo dirigente si butti all'inseguimento di Vendola e Di Pietro, tirando fuori dal cassetto la foto di Vasto.

In realtà Bersani è sempre rimasto in buoni rapporti con il leader di Sel e, anche nei momenti di maggior tensione, ha mantenuto i contatti con il leader dell'Idv. In vista delle elezioni, e non solo. Il segretario del Pd ha cercato un'intesa pure sulle primarie che verranno (se mai verranno) perché punta ancora a presentarsi come candidato premier.

Ma ormai in politica è pressoché impossibile fare piani a lungo termine. Come prova quel che è accaduto a Palermo. Lì Bersani, per evitare che le primarie finissero con una sconfitta del suo partito, ha candidato Rita Borsellino, con l'appoggio di Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. La maggioranza del Pd locale, legata a filo doppio con il governatore Raffaele Lombardo, ha sconfessato questa scelta e ieri ha sfiduciato il segretario regionale Lupo, reo di seguire le indicazioni di Roma.

 

 

PIER LUIGI BERSANI sntgdo35 fioroni abbioccoSergio Cofferati - Copyright PizziMARCO DORIA MARTA VINCENZIrita borsellino