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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
L’Unione Europea è «come Hitler». Parole di Boris Johnson, ex-sindaco di Londra, deputato conservatore, leader del Brexit, il fronte che vorrebbe portare la Gran Bretagna a uscire dalla Ue (“Britain exit”) nel referendum del 23 giugno prossimo, e aspirante alla poltrona di primo ministro, che vorrebbe strappare al suo compagno di partito David Cameron. Di tante cose l’Unione dei 28 paesi dell’Europa democratica è stata accusata dalla sua fondazione: ma nessuno l’aveva mai paragonata al capo del Terzo Reich e artefice dell’Olocausto.
Che il paragone venga dall’ex-primo cittadino di una città bombardata dai nazisti e da una nazione che ha mandato i suoi soldati a morire per sconfiggere la Germania hitleriana, suona ancora più incredibile. La prova di quanto sia caduta in basso la campagna per sciogliere l’amletico dilemma inglese: essere o non essere europei.
BORIS JOHNSON CON IL TORO DELLA BORSA DI LONDRA
Intervistato dal Sunday Times, l’ex-sindaco, autore di vari libri di storia, tra cui uno su Roma antica e uno su Churchill, afferma: «Gli ultimi duemila anni sono stati dominati da tentativi fallimentari di unificare il continente sotto un singolo governo per ricreare l’età d’oro dell’Impero romano. Ci hanno provato Napoleone, Hitler, vari altri, ed è finita sempre tragicamente. L’Unione Europea è un tentativo di farlo con altri metodi».
Le sue dichiarazioni vengono immediatamente condannate come offensive e provocatorie sia da esponenti conservatori che, come il premier Cameron, si battono per un voto a favore della permanenza nella Ue nel referendum, sia dal partito laburista, compatto nel sostenere che il Regno Unito deve restare in Europa.
I tifosi del Brexit, commenta fra gli altri il deputato laburista Hilary Benn, «hanno perso la bussola morale, l’Unione Europea, dopo l’orrore della seconda guerra mondiale, ha aiutato a mettere fine a secoli di conflitti in Europa, un commento simile da parte di Johnson è insultante e segno di disperazione ».
Concorda l’ex-ministro laburista Yvette Cooper: «Un giorno Johnson esprime giudizi razzisti sul presidente Obana (definito di recente «mezzo kenyota », ndr), un altro paragona l’istituzione che garantisce da decenni la pace in Europa al l’autore del genocidio di milioni di innocenti e a uno dei capitoli più cupi della storia». Lord Bramall, ex-capo di stato maggiore e veterano dello sbarco in Normandia, dice di avere provato sulla propria pelle «l’assurdità di un paragone del genere». Altri definiscono Johnson un «Trump inglese» e un pagliaccio. E qualcuno nota che due ex-sindaci di Londra, nell’arco di una settimana, hanno citato Hitler a sproposito: il laburista Ken Livingstone lo aveva definito «sionista». È stato sospeso dal Labour.
Non sembra che i Tories faranno lo stesso con Johnson. L’ex-ministro conservatore Iain Duncan Smith, anche lui schierato per Brexit, lo difende: «Ha espresso una verità storica». E il leader dell’Ukip Nigel Farage si dice pronto a fare parte di un governo guidato dall’ex-sindaco. Gli euroscettici fanno quadrato contro l’Europa. Nel nome di Hitler, se necessario.
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