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AL QUIRINALE SI PREPARANO AD ALTRE BORDATE DA DESTRA  – IL CASO GAROFANI LASCIA STRASCICHI NEI RAPPORTI TRA IL COLLE E PALAZZO CHIGI E MOLTI DUBBI TRA I CONSIGLIERI DI MATTARELLA – UGO MAGRI: “AL QUIRINALE NON HANNO LA MINIMA VOGLIA DI INSEGUIRE LE TEORIE COMPLOTTISTE CHE CIRCOLANO SUI MEDIA. MA, RILEVANO, L'ATMOSFERA SENZA DUBBIO È CAMBIATA, E IN PEGGIO. DIETRO L'ATTACCO LANCIATO DA GALEAZZO BIGNAMI SI È COLTO UN TENTATIVO DI DIPINGERE MATTARELLA COME CERTI SUOI LONTANI PREDECESSORI SEMPRE BOLLATI A DESTRA COME INCIUCIONI, INTRUSIVI, TUTT'ALTRO CHE IMPARZIALI. DAVVERO QUESTA MISTIFICAZIONE NON SI RIPETERÀ DACCAPO?”

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Estratto dell’articolo di Ugo Magri per “la Stampa”

 

giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa

Il caso Garofani è alle spalle e nessuno lo vuole riaprire, tantomeno sul Colle dove per definizione la responsabilità nazionale rappresenta un faro. Nel day after delle tensioni tra Palazzo Chigi e Quirinale, il desiderio che là si raccoglie è di voltare pagina. Ma proprio per guardare avanti con fiducia occorre dare risposta a una quantità di interrogativi rimasti in sospeso [...]

 

E se si riesce ad aggirare la barriera dei no comment, dei silenzi ufficiali, dei «non c'è più niente da aggiungere», tra i più stretti consiglieri di Sergio Mattarella si percepisce una certa preoccupazione per incognite senza risposta. Da quelle parti nessuno fa torto alla propria intelligenza fingendo di non vedere le macerie, ancora fumanti, dello scontro istituzionale.

 

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

Là ad esempio mai si sarebbero aspettati che il presidente della Repubblica venisse trascinato nella rissa con tanta ferocia. Ha lasciato una ferita dolorosa l'accusa di tramare contro la stabilità di governo, rivolta solo pro forma dai Fratelli d'Italia a Francesco Saverio Garofani per la sua chiacchierata tra amici durante la quale peraltro - viene fatto osservare di passaggio - il segretario del Consiglio supremo di difesa non ha mai parlato di «scossoni» o di terremoti da provocare per liberarsi di Meloni

 

(quanto all'inopportunità politica di quelle considerazioni, alle orecchie presidenziali ne giungono tante altre non meno e forse addirittura più sgradevoli di fonte governativa su cui il Quirinale ha sempre ritenuto finora di sorvolare per amor di pace e, a volte, per cristiana rassegnazione).

 

Il vero bersaglio è apparso fin dall'inizio il presidente in persona. Dietro l'attacco lanciato da Galeazzo Bignami si è colto un tentativo di dipingere Mattarella come certi suoi lontani predecessori sempre bollati a destra come inciucioni, intrusivi, tutt'altro che imparziali.

 

SERGIO MATTARELLA - GALEAZZO BIGNAMI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Un gioco insomma - se si consente la parola decisamente sopra le righe - a «mascariare» il capo dello Stato, a macchiarne l'immagine, a minarne la vasta popolarità tra la gente che lo apprezza proprio in quanto estraneo alle camarille politiche.

 

La domanda che ancora attende risposta è dunque la seguente: davvero questa mistificazione non si ripeterà daccapo? Non è che alla prima occasione ricominceranno i tentativi di delegittimare il capo dello Stato?

 

Le rassicurazioni della premier, comprese quelle vis-à-vis di mercoledì mattina, evidentemente non sono bastate. Anche perché, subito dopo la visita della premier al Quirinale, la comunicazione meloniana si è affrettata a diffondere una vulgata del colloquio piuttosto difforme dalla realtà e tale da rinnovare i dubbi sulla distanza che corre tra le parole e i fatti.

 

MELONI MATTARELLA

[...] Ciò di cui certi consiglieri non riescono proprio a capacitarsi è come mai nel giro governativo venga sottovalutata la lealtà di Mattarella, la collaborazione fin qui offerta e anche la mano prestata in tanti passaggi, noti e meno noti al grande pubblico.

 

Restano infine domande inevase sulle dinamiche di una vicenda dai tratti quantomeno curiosi: una conversazione privata tra Garofani ed amici tifosi della Roma che si trasforma in retroscena giornalistico di autore ignoto, recapitato da uno sconosciuto indirizzo email ad alcuni quotidiani il giorno prima di un summit (il Consiglio supremo di difesa) in cui si sarebbe discusso di aiuti all'Ucraina.

 

galeazzo bignami atreju foto lapresse

Casi strani, anzi «grotteschi». Al Quirinale non hanno la minima voglia di inseguire le teorie complottiste che già circolano sui media. Ma, rilevano, l'atmosfera senza dubbio è cambiata, e in peggio.

tommaso foti giorgia meloni galeazzo bignami FRANCESCO SAVERIO GAROFANI