DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Estratto di “Polvere di Stelle”, di Emanuele Buzzi (ed. Solferino)
«Allora, ci dimettiamo e andiamo all’opposizione: un governo Draghi non lo possiamo accettare. La linea è: o Conte o morte.» «Sì, questo non si discute.» La riunione in via Arenula, a Roma al ministero della Giustizia, è segretissima, al punto che è rimasta ignota finora.
Tra presenti e collegati in videocall ci sono tutti i rappresentanti che contano del Movimento: da Di Maio a Patuanelli, da Bonafede a Crimi, reduce da un’assemblea parlamentare nel pomeriggio. Il reggente ha appena spiegato ai gruppi parlamentari: «Un governo tecnico avrebbe mai potuto fare il reddito di cittadinanza? Avrebbe potuto fare misure costose ma innovative e di rilancio come il superbonus al 110% e le comunità energetiche? Queste sono operazioni che può fare un governo politico, non un governo che ha la necessità di far quadrare i conti. Un premier tecnico non fareb- be il bene del Paese, abbiamo già dato».
Sei persone si confrontano e hanno di fronte una gran- de responsabilità: quella di scegliere se aderire o meno a un governo di unità nazionale. A un certo punto il telefono di Di Maio squilla. È Grillo, che per mezz’ora spiega le novità. Il garante è reduce da una telefonata di un paio d’ore con Mario Draghi, in quel momento premier incaricato. Il colloquio tra i due ha avuto esiti inattesi: Draghi ha mostrato interesse per i temi della transizione ecologica e ha anche registrato le motivazioni del Movimento nel difendere il reddito di cittadinanza.
BEPPE GRILLO E ALFONSO BONAFEDE
A propiziare il confronto è stato Fico, che li ha messi in contatto. Quando Grillo conclude la telefonata con Di Maio, il messaggio che viene riferito al gotha del Movimento è chiaro: «Beppe dice che dobbiamo fare il governo». I partecipanti incassano. Tutti, tranne uno. Bonafede, in quel momento padrone di casa, sbotta.
Lui è il ministro che ha messo in contatto Conte con i Cinque Stelle, lui è quello che Conte ha difeso dagli attacchi di Renzi, il «capro espiatorio» – come dicono nel M5S – su cui si è giocata la stabilità dell’esecutivo. Contatta Fico, che ha fatto da trait d’union tra Grillo e Draghi, e parte una call che coinvolge tutti i presenti. Bonafede, di fronte alle parole del garante stellato e al cambio di rotta dei colleghi, si infuria: «Questa è una resa, è un tradimento nei confronti di Giuseppe. Non possiamo abbandonarlo così». Poi si alza e lascia la riunione e la sede del suo ministero.
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