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ALTRO CHE "GOVERNO COESO", LA MAGGIORANZA MAL-DESTRA VA IN FRANTUMI SU UCRAINA E MANOVRA – LA "SCEMEGGIATA" NAPOLETANA DELLA MELONI IN MODALITA' PULCINELLA, CHE FINGE UNITÀ, NON BASTA A MASCHERARE CREPE E LITI TRA ALLEATI – SULLE ARMI A KIEV VOLANO STRACCI TRA IL PUTINIANO SALVINI E L’ATLANTISTA CROSETTO. E AL SENATO LA MAGGIORANZA DEPOSITA CIRCA 1.600 EMENDAMENTI PER MODIFICARE LA FINANZIARIA – “LA MANOVRA NON PIACE NEMMENO A LORO”, IRONIZZA IL CAPOGRUPPO DEM A PALAZZO MADAMA, FRANCESCO BOCCIA – IL BONUS TOMBE E GLI EMENDAMENTI ANTI-TASSE DI TAJANI SU AFFITTI BREVI, DIVIDENDI E CREDITI FISCALI. E SULL’AUMENTO DELL’IRAP PER BANCHE E ASSICURAZIONI…

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Stefano Iannaccone per “Domani” - www.editorialedomani.it

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse

Più il governo si sforza a sfoggiare l’immagine di unità, più i fatti dicono l’esatto contrario. Basta lanciare un’occhiata alla grandinata di emendamenti alla manovra, presentati dalla stessa maggioranza. E ancora di più svetta nelle ultime ore la tensione sull’invio di armi all’Ucraina. Proprio il rapporto con Kiev è tornato il terreno di scontro all’interno di due esponenti di spicco dell’esecutivo. 

 

«Stanno emergendo scandali legati alla corruzione che coinvolgono il governo ucraino. Non vorrei che con quei soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione», ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, riferendosi a quanto sta accadendo in Ucraina. Provocando la gelida risposta del ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Non giudico un paese per due corrotti, così come gli americani e gli inglesi, che sono sbarcati in Sicilia, non hanno giudicato l’Italia per la presenza della mafia». 

 

I leghisti non hanno però incassato in silenzio. «Richiamare la mafia per descrivere le irregolarità contestate in Ucraina è un espediente retorico che confonde e depotenzia la richiesta fondamentale: fare luce sulla gestione degli aiuti italiani», ha replicato il deputato salviniano Nicola Ottaviani. 

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse

Un botta e risposta arrivato a poche ore dal comizio di Napoli, a sostegno del candidato presidente alle regionali, il meloniano Edmondo Cirielli. Ma ha il sapore della solita propaganda: «Fino a quando governiamo noi le ricette tardo comuniste, come la patrimoniale, non passeranno», ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, confermando il no alla tassa per i super ricchi, rilanciando tra le riforme il premierato, oltre alla riforma della separazione delle carriere. 

 

Salvini ha ripetuto: il «fuori dalle palle a chi non rispetta le nostre tradizioni». Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani ha messo da parte le divisioni sulla legge di Bilancio: «Siamo sempre uniti», ha detto. E sulla manovra ha rilanciato: «Tutela quel ceto medio che lavora, non protesta e non fa gli scioperi della Cgil». 

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse.

Mentre a Napoli andava in onda la sceneggiata unitaria, a Roma solo la destra aveva appena depositato circa 1.600 emendamenti per modificare la finanziaria, in esame in commissione Bilancio al Senato. 

 

«Fossimo in Meloni e Giorgetti rifletteremmo molto su quanto sta succedendo», ha sottolineato il senatore del Pd, Daniele Manca. «Questa manovra non piace nemmeno alla maggioranza», ha sintetizzato il capogruppo dem a palazzo Madama, Francesco Boccia. 

 

L’elenco di richieste avanzate dalla destra per cambiare la manovra è piuttosto lungo. Lo stesso partito della premier ha ingaggiato una nuova battaglia sulla sanatoria edilizia: «Saniamo quelle ingiustizie derivate dalla legge del 2003, quando ci furono persone che ebbero la possibilità di accedere alla sanatoria edilizia, mentre altri pur pagando ne rimasero fuori», ha detto il senatore di Fratelli d’Italia, Sergio Rastrelli. A seguire molti altri meloniani hanno rivendicato la proposta, tra cui il sottosegretario alle Infrastrutture, Antonio Iannone. 

 

meloni salvini tajani

Duro il commento di Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi-sinistra, che ha denunciato un doppio fine: «L’emendamento ha come unico scopo quello di raccogliere voti durante la campagna elettorale. Siamo di fronte a un vero e proprio voto di scambio». Sempre dai meloniani c’è stato l’attacco per modificare il quadro sulla fast fashion, relativa ai prodotti provenienti dall’Asia. 

 

Gli emendamenti hanno dato voce anche alle richieste, avanzate per giorni attraverso dichiarazioni stampa o post sui social. Compresa l’ultima trovata di Forza Italia sull’oro. «Non è una tassa, ma una mera rivalutazione volontaria dell’oro in monete o lingotti», ha specificato il deputato di FI, Maurizio Casasco, una delle menti dell’iniziativa. 

 

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antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

Forza Italia ha poi riesumato il «bonus tombe», che prevede delle detrazioni per la ristrutturazione edilizia eseguiti su tombe, cappelle, sepolcri e manufatti cimiteriali in genere, realizzati su aree oggetto di concessione cimiteriale. L’aliquota sarebbe allineata agli interventi sulle seconde case. La Lega di Salvini ha fissato le proprie priorità, come lo stop all’aumento dell’aliquota per gli affitti brevi, trovandosi d’accordo con Forza Italia su questo punto. 

 

Tra i vari emendamenti c’è anche quello sull’aumento dell’Irap per banche e assicurazioni, sfidando l’accordo che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva trovato proprio con gli istituti di credito 

 

Ma non mancano iniziative singolari, un grande classico delle leggi di Bilancio, come la richiesta di un commissario straordinario per la realizzazione della nuova galleria di accesso a Maratea, in provincia di Potenza. 

 

Al coro delle richieste si è unito Noi Moderati, il partito guidato da Maurizio Lupi, che ha messo in campo l'idea dell'Iva ridotta al 10 per cento sugli alimenti per cani e gatti, insieme a quella di portare dal 21 al 15 per cento della cedolare secca per gli affitti a lungo termine. 

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Un mosaico che disegna le divisioni della destra. Eppure per giorni la premier Meloni ha fatto passare, in via informale e non solo, appelli alla responsabilità per evitare assalti alla diligenza del provvedimento. Missione fallita: la risposta è nei numeri. E negli scontri tra ministri e alleati.