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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
Gian Paolo Serino per "www.satisfiction.me"
"Falcone sciorina sentenze in tivù, è un comico, un guitto, che può gareggiare coi comici del sabato sera" (La Repubblica, 9 gennaio 1992).
Proprio in questi giorni la Repubblica continua il battage pubblicitario per la vendita come supplemento al quotidiano di "Uomini soli a Palermo": un film e un libro che vengono presentati come "un'opera civile necessaria per ricordare Falcone e Borsellino troppo soli per avere un altro destino" (queste le parole della pubblicità ). Chiaramente il ricavato, il cofanetto lo fanno pagare 12,90 euro, alle vittime delle stragi, ma finisce direttamente nelle casse del gruppo editoriale.
Beh, fin qui nulla di male. Il sistema editoriale campa molto anche sulla "memoria". Peccato solo che a quelli di Repubblica la memoria in realtà non piaccia molto. Perché: 1) Si dimenticano che nel 1992, pochi mesi prima dell'assassinio di Falcone, consideravano Falcone "un comico del carrozzone televisivo, un guitto".
Ecco, ad esempio, un articolo pubblicato il 9 gennaio 1992 firmato da Sandro Viola: Falcone è stato preso da una febbre di presenzialismo. Sembra dominato da quell'impulso irrefrenabile a parlare, quella smania di pronunciarsi, di sciorinare sentenze sulle pagine dei giornali o negli studi televisivi, spingendolo a gareggiare con i comici del sabato sera. In Falcone si avverte l'eruzione di una vanità , d'una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi".
Sandro Viola, autore dell'articolo, non è mai stato rimosso dal suo incarico di editorialista di Repubblica, anzi! Ad essere rimosso, invece, incredibile coincidenza!!!!, è l'articolo. Se cercate sul sito de la Repubblica potete facilmente notare che è recuperabile ogni articolo tranne quello del 9 gennaio. Fortunatamente ci pensa il Popolo della Rete e se su google inserite le parole "Falcone 9 gennaio 1992 la Repubblica" troverete facilmente che molti siti e associazioni contro la mafia, riportano quell'articolo.
Ma il punto non è questo, non è la sparizione di un articolo dall'archivio storico de "La Repubblica" (siamo troppo abituati in Italia a queste manovre da censura fascista). Il punto è che il Falcone che a Repubblica oggi incensano (per poi venderlo a 12,90 euro in cofanetto: esiste morte peggiore?) pochi mesi dalla sua morte era considerato "un comico" e "un guitto". Esattamente come i media fanno oggi con BEPPE GRILLO, il cui risultato elettorale, piaccia o meno, è sintomo di un radicale cambiamento non solo nei confronti della politica ma soprattutto nei confronti di quotidiani, di memoria repubblichina, che vanno ESCLUSIVAMENTE dove tira il vento commerciale.
E, mentre Repubblica celebra commercialmente un eroe che prima di sacrificarsi per noi definiva "un comico" e "Un guitto", suona davvero di cattivo gusto l'articolo di EUGENIO SCALFARI, fondatore di Repubblica, sul numero in edicola dell'Espresso (pagina 174) scrive : "Persino le parole si sono corrotte e sono diventate ambigue. Debbono dunque essere restaurate". Iniziare da Repubblica, no? Ah già la memoria è meglio cancellarla, poi si vende meglio in DVD. Signori questa è la vera casta: non i politici, ma i giornalisti. Anzi: i furbetti dell'inchiostrino.
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