DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Tommaso Labate per il Corriere della Sera
«Ho detto a Francesco di ripartire dalle piccole cose». Ecco, tutto si può dire a Gianluigi Paragone meno che il suo battagliero popolo di Italexit, dal più alto dei colonnelli all'ultimo dei soldati che animano le manifestazioni no euro e no green pass, non lo stia a sentire. E così, prendendo spunto dall'indicazione che in campagna elettorale a Como il leader aveva consegnato al candidato sindaco Francesco Matrale, quest' ultimo l'ha presa alla lettera, forse anche troppo, riportando a casa per l'appunto una piccola cosa: il risultato. Che sono 272 voti, 0,91%.
MARIO ADINOLFI FA IL BAGNO NUDO IN PISCINA
L'avvertenza «non succede ma se succede» - propugnata in vista del voto amministrativo da tutte quelle forze no guerra, no vax, no Draghi - s' è risolta a scrutinio ultimato nel più amaro del «non è successo».
«Questa politica è feudalesimo che tiene distante il popolo, che considera il voto niente più che un televoto, tipo "chi fate uscire dalla casa (del Grande Fratello , ndr )?"», tuonava in una diretta Facebook l'indomito Juan Carlos Cid Esposito, candidato a sindaco di Cuneo del Movimento 3V (Vaccini-vogliamo-verità), formazione di riferimento dei no vax. Risultato? A casa è rimasto lui: 121 voti, pari allo 0,51%, ultimo classificato del primo turno cuneese. La sua compagna di movimento Anna Sautto, in corsa a Verona, di voti ne ha presi 644, pari allo 0,6%.
Sceglie la via dell'autoironia Mario Adinolfi, leader del Popolo della famiglia, che dalle Comunali di Ventotene porta a casa la cifra record di zero voti. L'ex deputato del Pd decide di autoimmortalarsi su Instagram insieme al cane. «Niente, a Ventotene non mi ha votato neanche un cane».
Sull'isola in cui Altiero Spinelli aveva scritto il manifesto dell'Europa unita, Adinolfi riesce nell'impresa di perdere la sfida col Partito Gay Lgbt+, che di voti ne ha portati a casa uno solo. Finisce 1-0 per questi ultimi, come una partita di calcio giocata in difesa da entrambe le squadre e risolta in extremis con un gol di testa da calcio d'angolo.
Il miracolo di mescolare due ingredienti semplicissimi per dar vita a qualcosa di epocale, riuscito con acqua e caffè al medico statunitense John Stith Pemberton, che a fine Ottocento aveva inventato la Coca-Cola, non viene replicato a Palermo da Francesca Donato e Antonio Ingroia.
L'eurodeputata aveva messo il messaggio no euro, l'ex pm aveva aggiunto il suo giustizialismo d'assalto, due ingredienti semplici semplici: insieme hanno convinto appena il 3% dei palermitani.
Un mese fa si era tanto favoleggiato a proposito di Rieti ConTe, presente sulla scheda del capoluogo laziale tra le liste a sostegno del candidato del centrosinistra Simone Petrangeli. In assenza delle insegne del M5S, anche a Roma ci si era chiesti: è Giuseppe Conte che prova a vedere «l'effetto che fa»? L'effetto che ha fatto, Conte o non Conte, non è stato dei migliori: 351 preferenze, ultima classificata del blocco (sconfitto) del centrosinistra, 1,49%.
È andata peggio al signor De Santis Guglielmo, candidato sindaco unico di Castelguidone (provincia di Chieti), presentatosi all'appuntamento con la fascia tricolore alla testa di una federazione con quattro simboli: L'altra Italia, Destra Italiana, Movimento per l'Italia sociale e Mda. Gli è andata male: un solo votante, scheda bianca, elezioni nulle. La sua caccia al franco tiratore è iniziata dallo specchio di casa. Poi passerà ai parenti.
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