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VABBE’ CHE SONO PICCOLA E NERA… MA CI SONO ANCH’IO – BORGIA MELONI IN VERSIONE CALIMERO SFIDA BERLUSCONI E SALVINI E SI CANDIDA PER LA LEADERSHIP DEL CENTRODESTRA: “VADO FINO IN FONDO, E SE E’ IN CAMPO DI MAIO…” – E SPARA: “EMANUELE FIANO CON LA SUA LEGGE ELETTORALE FA UNA COSA FASCISTA”
Paola Di Caro per il Corriere della Sera
Magari alla fine arriveranno al voto uniti, come tutti loro auspicano in pubblico da settimane e come la forza degli eventi suggerirebbe. Ma, con ogni probabilità, Berlusconi, Salvini e Meloni ci arriveranno sfidandosi per una leadership che potrà essere stabilita solo dopo le elezioni, quando si conteranno i rispettivi voti.
A confermare che la corsa è aperta e non è solo a due è proprio la leader di Fratelli d' Italia, che ieri ha chiuso la Festa di Atreju annunciando che anche lei sarà della partita: «Mi diranno che sono donna, mamma, troppo di destra, ma io vado avanti fino a dove mi porta il mio popolo. Io sono in campo per la leadership del centrodestra e quindi in Italia. Del resto se è in campo Di Maio possiamo agevolmente competere anche noi...».
giorgia meloni giovanni toti atreju
Scherza Maurizio Gasparri: «Ha ragione la Meloni, se è in campo Di Maio possiamo esserlo tutti, ma partecipare non significa diventare poi davvero premier...», ma al di là delle battute questo inizio di autunno anziché cementare l' alleanza di centrodestra sembra metterne in luce le tante divisioni. Nonostante le vittorie alle amministrative e i più che lusinghieri sondaggi per il voto in Sicilia, anche dalla festa di Atreju è emerso che allo stato i rapporti tra i leader sono molto difficili.
La Meloni anche ieri dal palco non ha mai nominato Berlusconi (che a differenza di Salvini alla festa non si è presentato) anzi ha lanciato stoccate contro l' alleato sia sulla sua «sponsorizzazione» come possibile premier di Marchionne, sia sul tema della selezione della classe dirigente, continuando a perorare la causa delle primarie, fumo negli occhi per il capo azzurro. Ma se alla fine c' è un' intesa di massima sotterranea sull' idea che a ricevere l' incarico, qualora il centrodestra vincesse, dovrà essere chi verrà indicato dal partito più votato, non c' è invece accordo a tre sulla legge elettorale.
«Emanuele Fiano - attacca Meloni - con la sua legge elettorale fa una cosa fascista, proponendo le liste bloccate, e rischia di finire in galera per la sua stessa legge». Il Rosatellum infatti piace a Berlusconi e Salvini, non a lei, soprattutto perché non prevede le preferenze. Posizione quest' ultima sposata in privato da tanti parlamentari che in un voto segreto potrebbero palesarsi, e in pubblico anche da un big azzurro come Giovanni Toti, sempre spina nel fianco di Berlusconi con la sua posizione «sul filo del fuorigioco», come la definiscono, tra la fedeltà a FI e la tentazione di guardare altrove.
Raccontano che tra il governatore della Liguria - da sempre sponsor di un accordo stretto con Salvini e Meloni - e Berlusconi, in questo momento i rapporti siano al minimo. La partecipazione di Toti al raduno di Pontida ha fatto infuriare l' ex Cavaliere, e nemmeno gli è piaciuto il messaggio generale uscito da Atreju, ma è chiaro che il futuro della coalizione si giocherà nelle prossime settimane, con il voto in Sicilia e sulla legge elettorale, poi arriverà il momento di mettere nero su bianco un programma unitario, base essenziale se si vogliono fare liste comuni.
giorgia meloni e la caprese 13
E ci si chiede se il baricentro sarà il modello di un Ppe targato Merkel come auspica Berlusconi (ma ci sono dubbi anche in FI), una destra dichiarata come vuole Salvini, o «patriottico» come chiede la Meloni, che rilancia il no a ius soli, il «prima gli italiani» e più sicurezza tanto che è già prevista una manifestazione di donne alle quali è invitata anche la Boldrini che, dice la leader di FdI «spero che non abbia di meglio da fare come preoccuparsi che una donna sia chiamata "capatreno" o capotreno».
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