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1. BOSCHI: 'ANCHE SE FI SI SFILA, PER RIFORME ABBIAMO I NUMERI'
ANSA.IT - "Se Forza Italia dovesse sfilarsi dall'accordo" sulle riforme costituzionali "i numeri per andare avanti ci sarebbero comunque". E' netto il parere del ministro Maria Elena Boschi, che a L'Intervista su Skytg24, si augura "che continui a contribuire. Se non dovesse succedere - precisa però - la maggioranza ha comunque i numeri per approvare la riforma.
Scommetto sulla tenuta dell'accordo con FI - prosegue - ne sono convinta e anche le parole di Berlusconi di ieri sera vanno in questa direzione, che l'accordo tenga. Probabilmente ci sono dei contrasti interni a FI che sicuramente risolveranno".
Alla cronista che chiede se esista l'ipotesi di tornare al voto a ottobre se le riforme fallissero, risponde "Assolutamente no. Stiamo lavorando seriamente, siamo persone molto determinate, a partire dal premier, e non ci facciamo certo scoraggiare da chi cerca di metterci il bastone tra le ruote. Non pensiamo a un piano B in caso di fallimento".
"I problemi interni a Forza Italia - sottolinea Boschi - devono risolverli nel loro partito: io so che il leader di FI si è impegnato mesi fa in un accordo che prevedeva le linee guida" alla base del ddl del governo. Tra l'altro - osserva - nei due mesi" trascorsi dal patto del Nazareno "è continuato il confronto e il governo ha messo on-line la proposta venti giorni fa per sottoporla a dibattito pubblico e FI non ha mai detto che non era condivisa. Il Pd - assicura il ministro - sarà sicuramente compatto al momento del voto perché la linea del partito è già stata decisa" dagli elettori alle primarie e dalla direzione. Continueremo a confrontarci", aggiunge.
Ma sull'impianto della riforma "il Pd ha già deciso": "credo - sottolinea il ministro - che avere un Senato che rappresenti le regioni, i comuni e porti gli interessi dei territori sia importante". "C'è una parte di professori, per fortuna una minoranza, che ogni volta che si propone un cambiamento si oppone e si comporta come all'università ", mettendosi in cattedra "a dare i voti agli studenti" senza "accettare che ci sia un'idea diversa dalla loro per riformare il Paese".
Sui cardini della riforma del Senato "non ci sono margini di trattativa perché fanno parte dell'accordo iniziale tra i partiti e occorrerebbe rimettere in discussione l'intero impianto delle riforme e della legge elettorale: non credo sia interesse di nessun partito di farlo. In commissione al Senato, assicura il ministro, c'è larga convergenza tra i partiti e poche sono le voci discordanti: i pochi senatori che hanno idee diverse poi seguiranno la linea tra i partiti.
"Sto bene, stamattina sono riuscito a camminare su un percorso", quello di "un'Italia che torni a essere una democrazia e che garantisca a tutti noi una vera libertà ": così Silvio Berlusconi in una telefonata alla convention 'Difendiamo l'Italia', a Roma. "Dobbiamo far sì che il presidente della Repubblica sia eletto dai cittadini direttamente e non dai segretari di partito", ha detto ribadendo la necessità di una riforma costituzionale che dia "governabilità " e garantisca al premier "gli stessi poteri dei suoi colleghi" stranieri. "Una democrazia può essere ben amministrata solo col bipolarismo" mentre "non bisogna votare per i piccoli partiti che non guardano agli interessi del Paese ma ai loro interessi particolari" a partire da quello "di stare sulle sedie giuste".
"La situazione attuale è preoccupante - ha aggiunto Berlusconi -: siamo governati dal terzo governo non eletto e siamo soggetti ad una dittatura della sinistra giudiziaria". "Dobbiamo riunire la maggioranza dei moderati in una consapevole maggioranza politica, in una maggioranza che sia consistente": così Berlusconi nel collegamento telefonico ad un'iniziativa di Fi a Roma sottolineando che per vincere le prossime Europee "dobbiamo convincere gli indecisi e lo dobbiamo fare con il contatto diretto, con il convincimento personale".
2. BERLUSCONI: "LA MODIFICA DEL SENATO PROPOSTA DAL GOVERNO Ã ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE E INDIGERIBILE"
Amedeo La Mattina per La Stampa
«E meno male che con l'accordo sulle riforme avevo resuscitato Berlusconi». Matteo Renzi, dopo aver visto il fuori onda Toti-Gelmini, ha avuto questa reazione. Una risposta anche a quanti nel Pd e a sinistra lo accusano di aver riportato l'ex Cavaliere al centro del dibattito politico.
Anche Renzi è convinto, come il vicesegretario Lorenzo Guerini, che le incertezze dell'ex premier siano il frutto delle «beghe interne» a Fi e che non si possa rimanere «appesi alle fibrillazioni» di quel partito. Berlusconi tira il freno a mano sulle riforme dicendo che «la modifica del Senato proposta dal governo è assolutamente inaccettabile e indigeribile»?
Renzi non si spaventa ed è deciso ad andare avanti lo stesso: però con una ridefinizione della legge elettorale. Magari meno favorevole a Fi. à questo il ragionamento che ha fatto ieri il premier a Palazzo Chigi dove è rientrato per definire il documento di economia e finanza.
Renzi è convinto che l'ex Cavaliere stia boccheggiando politicamente, mentre, dal canto suo, il leader forzista si è reso conto che la doppia maggioranza sulle riforme non paga. Il profilo soft ammazza elettoralmente Forza Italia. I sondaggi danno il partito in bilico attorno al 20% nei migliori dei casi. E per il Cavaliere il furbo Renzi ne approfitta per «appuntarsi la medaglietta delle riforme», rubare voti, ridurre Fi a terza forza. Con il risultato che l'eventuale ballottaggio previsto dalla nuova legge elettorale vedrà la sfida tra Renzi e Grillo.
Ecco perché Giovanni Toti nel fuori onda con la Gelmini parla di «abbraccio mortale» dal quale l'ex premier non sa come svincolarsi. E aggiunge che «bisogna essere meno timidi come opposizione», rilanciando sulla minore pressione fiscale: non solo gli 80 euro per i lavoratori dipendenti, ma anche misure per autonomi e partite Iva.
Ad angosciare il Cavaliere sono il bavaglio che i magistrati potrebbero mettergli il 10 aprile e l'idea di lasciare campo libero a quello che Brunetta chiama «lo sbruffone di Palazzo Chigi». Quel Renzi che danneggerebbe Fi con il suo «filoberlusconismo ossessivo», come sostiene il capogruppo Paolo Romani. Un premier che «va in tv 4 o 5 ore al giorno», sottolinea stizzito Berlusconi, mentre lui è stato messo all'angolo «da una sentenza ingiusta» ed è stato fatto decadere dal Senato.
Ma adesso il capo forzista intende tornare a parlare in tv. «Io credo che a partire dalla fine della prossima settimana potremmo mettere fine a questa impossibilità del leader del centrodestra di parlare agli italiani e che finalmente potremmo confrontarci con la voce dell'attuale primo ministro, risalire e raddoppiare i voti di partenza come è già successo nelle politiche del 2013», dice l'ex Cavaliere.
Ed è già «un miracolo» che i sondaggi della Ghisleri diano a Fi ancora il 21,6% visto la sua assenza sui media. Le sue ginocchia fanno «giacomo giacomo» («pagano il mio passato di centometrista, antichi record fatti quando ero ragazzo», scherza lui riferendosi all'infiammazione che l'ha costretto in ospedale), ma «già martedì prossimo potrò deambulare».
Berlusconi promette battaglia, chiede un nuovo vertice con Renzi, chiude l'accordo con la Lega sulle regionali in Piemonte tagliando fuori Ncd e Fratelli d'Italia. E se i magistrati dovessero impedirgli di parlare, trasformerà la sua mancanza di agibilità in un martirio da prigioniero politico. Il vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani promette atti eclatanti.
«Potremmo scrivere sui muri: Berlusconi libero», come facevano gli extraparlamentari per invocare la libertà dei compagni in carcere. Ma gli avvocati e i collaboratori moderati dell'ex Cavaliere chiedono al capo di non irritare i magistrati fino al 10 aprile. Intanto lui al momento evita di mettere una zeppa alla macchina delle riforme e dice «rispettiamo il patto del Nazareno».
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