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Andrea Ducci per il “Corriere della Sera”
«Da cittadino rivendico il diritto di lamentarmi». L’imprenditore Diego Della Valle, fondatore di Noi italiani, progetto che si occupa di solidarietà, ospite alla trasmissione In Onda, snocciola il suo personale cahier de doléances nei confronti della politica italiana. «Non sono andato a votare» rivela, affidando a queste parole un significato chiaro: gli elettori che scelgono di non votare lo fanno, in realtà, perché hanno le idee chiarissime e sono delusi.
Un messaggio, quello del patron di Tod’s, che si incardina in una lunga requisitoria che finisce per investire l’attuale inquilino di Palazzo Chigi. Il premier Matteo Renzi è il convitato di pietra della trasmissione affidata a Gianluigi Paragone e Francesca Barra, al punto che quest’ultima si duole per l’assenza di un contraddittorio.
renzi e della valle mani in tasca
Il rimprovero principale di Della Valle al premier è di avere disperso una magnifica occasione, «avrebbe potuto giocare una bella partita e stare vicino ai problemi delle persone. Purtroppo si è messo a discutere sotto banco, ripercorrendo sentieri della vecchia politica». La lettura in diretta dei dati sul calo del consenso di Renzi offre a Della Valle la possibilità di dire che l’attuale esecutivo, ancorché non eletto, si è proposto bene ma poi non è «cambiato nulla».
RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE
L’assenza di riforme incisive, a fronte di una legge elettorale o di un Senato non elettivo, hanno fatto sì che «problemi come salute, sicurezza, scuola,educazione e lavoro siano rimasti senza risposta». Di qui l’affondo: «Il governo deve finanziare le imprese che se lo meritano con più facilità. Abbiamo bisogno di persone competenti che facciano le cose? O abbiamo bisogno di persone incompetenti che concludono poco e parlano troppo? Abbiamo bisogno di gente che lavora e fa le cose».
Della Valle salva qualcuno dei ministri in carica? «Ci sono alcune persone che hanno competenze ma che vengono scavalcate continuamente».
Il riferimento, enunciato insieme all’evocazione di un rischio di «statalismo», è al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che sulla decisione di azzerare il vertice di Cassa Depositi e Prestiti è rimasto silente. Della Valle fissa altri concetti piuttosto netti: sulla Grecia trova la gestione «avventurosa». Chiara la contrarietà a elezioni anticipate: una soluzione imprudente con emergenze come immigrazione e crisi economica. E con il rischio di «rivotare le solite facce».
Una premessa che serve all’imprenditore per calare l’idea di un nuovo governo indicato dal capo di Stato, incarnato da «persone competenti che facciano ciò che è davvero indispensabile» .
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