SCENEGGIATE NAPOLETANE - ORA LAVITOLA “SCAGIONA” SILVIO, ATTACCA DE GREGORIO, GIOCHERELLA CON I GIORNALI E SFOTTE I PM

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Dario Del Porto per "la Repubblica"

Ribadisce fedeltà al Cavaliere e indossa i panni del "falco". «Silvio era, è e resterà mio amico. Credo che lo faranno decadere, sbaglia a fidarsi di quelli che ancora lo invitano alla prudenza». Attacca l'ex socio ed ex senatore Sergio De Gregorio. «Dice fesserie». Sostiene di essere la vittima «di un'operazione di intelligence privata. Ho elementi per dimostrarlo», assicura.

Denuncia il ritrovamento di una microspia che sarebbe stata collocata abusivamente in casa della moglie. Lamenta il trattamento subito in carcere. Però il memoriale che doveva consegnare al giudice per ora resta nel cassetto.

Perché? «Non lo deposito, colpa anche di quello che hanno scritto i giornali». Valter Lavitola show a Palazzo di Giustizia. A Napoli è in programma l'udienza preliminare che lo vede imputato di corruzione con Berlusconi per i tre milioni versati a De Gregorio allo scopo di sabotare il governo Prodi. In aula succede poco o nulla. Il procedimento, nato dall'inchiesta condotta dai pm Alessandro Milita, Vincenzo Piscitelli, Fabrizio Vanorio e Henry John Woodcock, viene rinviato al 23 ottobre per lo sciopero nazionale dei penalisti.

Ma è dopo l'udienza che l'ex direttore ed editore dell'Avanti!, elegante in completo scuro, parla con i giornalisti tra sorrisi, allusioni, recriminazioni e battute. È tuttora agli arresti domiciliari, ha patteggiato la pena per i fondi all'Avanti! ed è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per una tentata estorsione da 5 milioni di euro ai danni proprio dell'ex presidente del Consiglio.

«Non mando messaggi né pizzini. Voglio difendermi», replica mentre tra le mani tiene una cartellina rossa con il memoriale e gli allegati. Intanto ha cambiato avvocato. E racconta di aver mandato anche a Panorama la lettera, poi pubblicata sul Fatto, dove alludeva a un possibile coinvolgimento di Berlusconi nel filone dell'inchiesta napoletana sulla corruzione a Panama.

«Lo consideravo un giornale amico, ma non l'hanno pubblicata », aggiunge riferendosi al settimanale di proprietà della famiglia dell'ex premier che, nell'agosto di due anni fa, pubblicò in anteprima la richiesta di arresto avanzata dalla Procura nei confronti di Valter e di Gianpaolo Tarantini.

Su quella fuga di notizie, i pm di Napoli hanno aperto un'inchiesta che vede indagati, oltre al direttore e al cronista del giornale, anche un avvocato e un cancelliere. Parlando di Berlusconi, Lavitola rileva: «Se raccontassi che su un tram Berlusconi ed io abbiamo abusato di due vecchiette, mi crederebbero».

Poi, attraverso il suo nuovo legale, l'avvocato Guido Iaccarino, scrive a Repubblica per aggiungere «riflessioni personali» sulla situazione politica: «Se Berlusconi si dimettesse, avrebbe finalmente la possibilità di determinare sul serio la politica di un governo, dopo 19 anni di finto potere». Silvio, secondo Lavitola, «non è attaccato al seggio per paura del carcere, se potesse scegliere, andrebbe in cella invece che ai domiciliari. Ma sul serio, non come ha fatto qualche pagliaccio».

 

BERLUSCONI CON RICCARDO MARTINELLI E VALTER LAVITOLA jpegMARTINELLI LAVITOLA BERLUSCONI VARELADE GREGORIO - DI PIETRODE GREGORIO-LAVITOLA- LUCARE