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Post di Claudio Velardi sul videomessaggio di Berlusconi
http://claudiovelardi.com/2013/09/19/cari-colleghi-comunicatori-immaginari/
CARI COLLEGHI, COMUNICATORI IMMAGINARI
Allora, come l'abbiamo raccontato, stamattina? La libreria alle spalle era bianca e non rossa (o viceversa, non ricordo), non c'era più un soprammobile di travertino, la luce era smarmellata, dice il mio amico Paolini (il solo che ne capisce). E le foto di famiglia, e il doppiopetto di sempre, solo qualche taglia più grande, e i capelli alla Mao Tse Tung. Fino alla conclusiva, geniale intuizione di tutti. E' invecchiato. Di ben 20 anni. Soprattutto se paragonato al video di 20 anni fa.
Sì, anche io ho detto cose del genere a chi me le ha chieste: pura routine, coazione a ripetere, stanco narcisismo da morti di fama, direbbe Dago. Questa, d'altronde, è la triste condizione dei cosiddetti comunicatori: chiamati ex-post a commentare cose irrilevanti, particolari per feticisti, disquisendo di una scienza inventata. Mentre ancora una volta quello ci ha presi tutti in giro.
Noi a correre dietro queste minchiate; lui, nel frattempo, a fare le seguenti tre cose, che più di sostanza non si può: 1) oscuramento totale del voto sulla decadenza e della bocciatura del suo relatore; 2) giuramento di fedeltà al governo, con parallela creazione di una fibrillazione generalizzata (toh!) nel Pd; 3) discorso da condottiero al suo esercito, comprensivo di lancio del nuovo/vecchio partito.
Insomma, colleghi, cercate di capire. Ieri Berlusconi ha fatto politica. Integralmente. Il punto è che il suo modo di fare politica è così intimamente legato ad un modo di agire comunicativo che i suoi interpreti/esegeti/critici si confondono, perché non sanno, o ancora non capiscono che politica e comunicazione sono una cosa sola.
Lui getta in pasto ai comunicatori gonzi il giochino da Settimana enigmistica del "Trova le differenze", e nel frattempo fa lo sporco lavoro cui è ancora chiamato - povero quasi-ottantenne - dalle circostanze della vita: si difende dagli assalti personali, da grande combattente quale è; tiene insieme quella masnada di parassiti che ha intorno, che senza di lui sarebbero zero; cerca di tenere su - con successo - il suo profilo pubblico, pur irrimediabilmente fiaccato dai giudici.
Lo fa pensando comunicativo e agendo da politico. O viceversa, che è la stessa cosa.
2. A SILVIO FACCE ER CLOWN!!!
Luca Josi per Dagospia
A Berlusconi basterà fare due passi a Piazza Navona, tra il Senato che lo deve espellere, la sua dimora romana di Palazzo Grazioli e il Palazzaccio della Cassazione che lo ha sentenziato per risparmiare un nuovo sondaggio della Ghisleri e vedersi servita la conclusione plastica del rapporto col suo popolo.
Piazza Navona è stata in questi anni un luogo di sveltine del consenso per il gigante di Arcore che amava ritagliarsi un po' di bellezza, raramente un gelato, ma soprattutto ovazioni degne della diciassettesima elargita ai dirigenti di Publitalia.
Già in precedenza, da quella conca di arte e lazzi usata nei secoli dai romani per ogni evento, era volato alle spalle del nostro un cavalletto in miniatura che avrebbe anticipato, funestamente, il parto di un ben più grave attentato milanese; quello del piccolo duomo, in finto marmo, proiettatosi sul suo volto nella piazza del duomo più grande, quello in marmo vero.
Ma la sentenza, capitale, giunge dalle vetrine di Piazza Navona, i presepi pubblicitari viventi della piazza più transitata d'Italia, tra turisti di ogni colore, nazionalità e intenzioni.
Lì, in uno degli storici negozi di giocattoli, tra fate, peluche giganti e armature in finta latta, ecco fare mostra di sé la vetrata dei teatrini.
Sul suo lato destro una pioggia di clown salutano i passanti.
Non sono più tristi o falsi di altri ma hanno un dettaglio che li rende barocchi nella piazza barocca: il volto del Cavaliere, oggi Smascherato.
E per diverse ore l'inferriata è già giù.
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