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Ugo Magri per la Stampa
Pur di tornare a vincere, Berlusconi spalancherebbe le braccia a chiunque. Difatti ha messo insieme una «quarta gamba» che riabilita quanti, ai suoi occhi, erano marchiati come traditori o semplicemente agivano di testa loro. Da Maurizio Lupi a Renato Schifani, il Cav si sta mostrando generoso con tutti gli ex.
il premier silvio berlusconi e ministro giulio tremonti
Con tutti, escluso un personaggio del quale Silvio nemmeno vuole sentir parlare sebbene sia figura specchiata, ministro eminente dei suoi governi, una miniera di competenza: Giulio Tremonti. Corre insistente voce di un veto berlusconiano che impedirebbe al prof di ricandidarsi in Senato. Porte sbarrate a Forza Italia, casomai volesse tornarci. Vietato perfino piazzarlo in qualche collegio, sostenuto per la loro parte pure da Meloni e Salvini.
OSTRACISMO TOTALE
TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI
Il caso non si sarebbe posto se fosse nato «Rinascimento», il nuovo partitino di centrodestra ideato da Tremonti insieme con Sgarbi. I due ne dovevano essere i leader, e presentare le liste sembrava un gioco da ragazzi perché sarebbe bastato appoggiarsi al gruppo parlamentare di Gal per ottenere l' esenzione dalla raccolta firme. Ma d' improvviso, dopo uno strano intrigo, Gal ha sposato l' Udc di Lorenzo Cesa gettando a mare il progetto di Sgarbi.
SILVIO BERLUSCONI GIULIO TREMONTI
Quale parte in commedia abbia giocato il Cav, nessuno l' ha ben capito: ufficialmente ha tentato di dare una mano al critico d' arte, quelli di Cesa giurano il contrario. Sia come sia, Vittorio e Giulio si sono ritrovati per strada. Ma mentre il primo verrebbe volentieri accolto nelle liste «azzurre», in quanto sta simpatico al Capo, per Tremonti questa chance viene drasticamente esclusa.
LESA MAESTÀ
Davanti alla corte marziale berlusconiana, Giulio è stato giudicato colpevole. Non di semplice tradimento: gli viene imputata la partecipazione attiva al «golpe» che nel 2011 segnò la fine del Cav. In particolare, secondo l' accusa, Tremonti rifiutò di mettere la firma sotto 50 misure urgenti per lo sviluppo messe a punto da 4 colleghi di governo (ispiratore Renato Brunetta).
SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI
Quel decreto avrebbe evitato che Berlusconi si presentasse al successivo vertice di Cannes senza nulla in mano, provocando le risatine di Sarkozy e della Merkel che lo seppellirono agli occhi del mondo. Tremonti nega la circostanza; in un rimpallo di responsabilità assicura che non fu lui a bloccare il decreto, ma l' allora presidente della Repubblica.
Più volte ha tentato di chiarire personalmente e direttamente la circostanza con Berlusconi, senza mai essere ricevuto ad Arcore. Giorni fa, ospite di Gaia Tortora su La7, Tremonti si è spinto addirittura a sposare la tesi del golpe: «In non c' entro con quello schifoso colpo di Stato fatto al servizio delle banche tedesche». Berlusconi sembrava sul punto di commuoversi. Ma poi ha letto l' ultimo libro di Roberto Napoletano («Il Cigno nero e il Cavaliere bianco»), dove si racconta che alle sue spalle Tremonti usava parlar male di lui. E lì, davvero, è calato il sipario.
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