DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Dietro la casetta del custode dei giardini botanici di Berlino, nascosti alla vista dei visitatori, si trova un pezzo di storia europea in calcestruzzo: alto 3.2m e largo 1,2 m, dal peso di 2,6 tonnellate. Dei graffiti gialli e blu ne ricoprono un lato. Tra il 1961 e il 1990, almeno 54.000 di queste lastre di cemento formavano il lato occidentale del muro di Berlino.
Eppure, di questa collezione di 30 lastre, di proprietà del Senato, ne rimangono appena otto, e cinque sono già prenotate, tra Filippine, Cleveland e Bochum.
"Dov’è il muro?" È ancora la prima domanda dei molti turisti che si riversano a fiotti nella capitale tedesca. Ma 25 anni dopo la sua caduta, di pezzi a casa ne rimangono ben pochi.
Il valore simbolico del muro ne ha accelerato la dispersione. Mentre molti berlinesi non vedevano l'ora di veder sparire la barriera che portò tanta tragedia nelle loro vite, fuori dal paese una folla rigonfiante era desiderosa di mettere le mani su quei pezzi di cemento che improvvisamente sembravano rappresentare i valori della democrazia, del coraggio civile e il trionfo dell’ovest sull’est.
I berlinesi cominciarono a scalpellare il muro subito dopo la caduta, il 9 novembre 1989. E già il giorno dopo arrivò la prima offerta per un intero segmento, da un uomo d'affari bavarese.
Il 4 gennaio 1990, il governo di transizione della RDT, in un disperato bisogno di valuta estera, superò le riserve morali e ordinò lo smantellamento della struttura, garantendo "l'uso commerciale dei segmenti". E triste ironia della storia, vennero istituite le guardie di frontiera per proteggere il muro da atti vandalici.
Quello che comunemente chiamiamo il "Muro di Berlino" erano in realtà due pareti: la parte orientale e il Muro del Pianto, separati da uno spazio vuoto tristemente noto come la striscia della morte. Soprattutto le parti occidentali decorate con graffiti attirarono l’attenzione degli investitori. Una società giapponese offrì 185 mila dollari per un singolo pezzo. Altri furono venduti per somme simili ad un'asta a Monaco nel mese di giugno. Le sezioni meno “artistiche”, che costituiscono la maggior parte del muro originale, furono schiacciate e utilizzate per la costruzione di strade ed autostrade.
Un certo numero di segmenti sono stati restituiti a Berlino per scopi commemorativi. Il tratto più lungo si trova presso la Eastside Gallery a Friedrichshain, dove però i dipinti e graffiti sono stati aggiunti nel recente 2009.
Altri 212m di parete al Topography of Terror memorial, 70m al memoriale su Bernauer Strasse, alcuni segmenti isolati su Potsdamer Platz e una sorta di “Berlin Wall Stonehenge" a Treptow , dove chiunque può dipingere sui segmenti.
I sassoloni di muro venduti allo shop del Checkpoint Charlie, € 3 al pezzo, provengono da un deposito vicino all'aeroporto di Tegel, di proprietà di Volker Pawlikowski.
E questo è tutto. Circa 600 segmenti hanno trovato casa fuori della Germania. Nelle terre più lontane, come in Australia e alle Bahamas. Ci sono cinque pezzi a Uijeongbu, in Corea del Sud, a 30 km dal confine con la Corea del Nord: il simbolo della speranza che i due paesi possano un giorno essere pacificamente uniti.
Un solo segmento del muro in Russia, quasi un centinaio sparsi in tutti gli Stati Uniti. Una parte ha intrapreso un viaggio per il Up-Park Camp a Kingston, in Giamaica. Ma la più grande collezione si trova nei pressi del villaggio polacco di Sosnovka fuori Wroclaw, dove il dentista Ludwik Wasecki ha riunito più di 40 segmenti di muro e li ha disposti per delle istallazioni artistiche.
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