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IL VENTO DEL NORD SPINGE FONTANA IN LOMBARDIA – RESTA AL PALO GIORGIO GORI: LA SPACCATURA A SINISTRA LO HA DANNEGGIATO, MA IL CANDIDATO LEGHISTA CHE AMA LA "RAZZA" AVEREBBE COMUNQUE PRESO LA STAFFETTA DA MARONI – IL CANDIDATO CINQUE STELLE MAI IN PARTITA

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Andrea Senesi per il Corriere della Sera

 

SALVINI MARONI E ATTILIO FONTANA

Pronostici confermati in Lombardia: il leghista Attilio Fontana sfrutta il vento favorevole al centrodestra e, stando agli exit poll, oggi sarà proclamato governatore della Regione, succedendo al compagno di partito Roberto Maroni. Non c' è stata la rimonta sognata da Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato del centrosinistra (ma non di Liberi e uguali).

 

Il distacco tra i due si conferma sostanzioso: le rilevazioni del Consorzio Opinio Italia per la Rai assegnano al candidato del centrodestra tra il 38 e il 42 per cento dei consensi e a Gori tra il 31 e il 35. Una media di sette punti di differenza. Tanti, probabilmente troppi per immaginare dallo scrutinio delle schede reali un ribaltamento del risultato. Discreto, anche se ampiamente al di sotto della media nazionale, sarebbe il risultato del candidato del M5S Dario Violi, (17-21 per cento), mentre Onorio Rosati (Leu) sarebbe attestato tra il 2 e il 4.

 

ATTILIO FONTANA LASCIA LA VILLA DI BERLUSCONI AD ARCORE

Numeri che inducono già in serata Paolo Grimoldi, segretario regionale della Lega, a sfidare la scaramanzia: «Si prospetta una vittoria clamorosa, in Lombardia in particolare. Gori non pervenuto». «Mi sembra un buon risultato, ringraziamo i lombardi per la loro partecipazione alle urne», si limita a commentare con più prudenza il probabile presidente.

 

Il gran rifiuto di Roberto Maroni era arrivato subito dopo l' Epifania. «Una scelta di vita», aveva provato a spiegare il presidente lombardo nel corso di un vertice ad Arcore, davanti al centrodestra riunito in tutta fretta. Il rapporto col segretario Matteo Salvini era deteriorato da tempo, il sospetto di molti che all' origine del passo indietro ci fosse anche la distanza politica consumata col partito di una vita. Nonostante i primi sondaggi commissionati da Arcore non fossero in fatto di popolarità esaltanti, la soluzione individuata dal centrodestra aveva portato in poche ore al nome di Attilio Fontana, ex sindaco di Varese e fama da amministratore solido.

 

cristina parodi giorgio gori

L' esordio era stato però da brividi, quasi a voler smontare l' immagine di moderato: «La razza bianca è in via d' estinzione», s' era lasciato sfuggire l' avvocato varesino durante una diretta a Radio Padania . «Un infortunio lessicale», aveva spiegato dopo le polemiche, mostrandosi sinceramente amareggiato per l' inciampo.

 

A sinistra intanto si era consumata la nuova divisione: Liberi e uguali aveva resistito agli appelli di un buon numero di padri nobili della sinistra e deciso per la corsa in proprio schierando per la presidenza l' ex sindacalista della Cgil Onorio Rosati. I Cinque Stelle avevano invece puntato, dopo mini-primarie online, su un altro bergamasco, il 32enne Dario Violi, consigliere regionale uscente con un passato nella cooperazione internazionale, che prometteva un assessorato all' anticorruzione da affidare a Giovanna Ceribelli, la commercialista che con le sue denunce aveva fatto scoppiare due anni prima il bubbone della sanità con l' arresto, tra gli altri, del leghista Fabio Rizzi.

 

Dario Violi

La campagna elettorale era poi sfilata via senza particolari sussulti. I temi? Aler e Trenord, i ticket della sanità e le liste d' attesa, gli immancabili clandestini da rimpatriare. Pochissimi i confronti diretti tra i candidati, a parte i dibattiti «comandati» alle tribune elettorali in Rai. Fontana che gioca in difesa e sfrutta il vento dell' election day, Gori che lo attacca parlando di «candidato fantasma» ma senza affondare veramente il colpo.

 

Il decimo presidente della Regione Lombardia dovrà ora essere, tra le tante cose, quello della ratifica della pre-intesa sull' autonomia firmata settimana scorsa da Roberto Maroni insieme ai «colleghi» di Veneto ed Emilia-Romagna. Alla Lombardia il referendum consultivo sull' autonomia è costato 50 milioni di euro, i tablet usati per il voto elettronico non sono mai arrivati alle scuole, ma gli effetti di medio termine del «regionalismo differenziato», garantisce Maroni,saranno di portata storica.