DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
Berlusconi ci ha messo una pietra sopra. Considera Fitto ormai fuori da Forza Italia e Raffaele non sembra granché preoccupato. Anzi ha già preparato le valige per il suo viaggio verso altri lidi politici (quali ancora non è chiaro). Aspetta solo il momento giusto. Anche Denis Verdini sta cominciando a fare gli scatoloni da trasportare nel fantastico mondo renziano: dopo le regionali porterà i suoi parlamentari nel gruppo misto, collocandosi a supporto della maggioranza.
Al Senato hanno fatto da apripista Sandro Bondi e Manuela Repetti. Per il momento Verdini smentisce di voler abbandonare il suo ex Messia e attribuisce le voci di una sua uscita al cerchio magico. Dice di più. Dice che le voci messe in giro ad arte da Rossi, Toti e Bergamini siano una mossa per forzare il suo distacco in modo da evitare che si porti dietro più gente possibile. La tesi di Verdini è la seguente: i berlusconiani di guardia al trono azzurro vorrebbero accelerare i tempi del divorzio per depotenziare la campagna acquisti dei ribelli.
ATTRARRE I DELUSI
Le elezioni regionali sono lo spartiacque. La composizione delle liste lascerà sul terreno morti e feriti, esclusi ed epurati. La sera del 30 aprile, quando la partita delle candidature sarà game over, partiranno i ricorsi con i quali Fitto contesterà davanti alla magistratura la legittimità della Rossi e di Luigi Vitali (segretario Fi della Puglia) a presentare liste e simbolo di Forza Italia.
Una lotta politica combattuta pure a colpi di carta da bollo che servirà a Raffaele per rimanere formalmente nel partito, per prendere tempo e mettere in campo le sue liste contro quelle berlusconiane. E intanto aspetterà il flop elettorale del suo (ex) partito per poi portarsi via parlamentari, sindaci, amministratori, militanti, consiglieri regionali e comunali delusi, sbandati e in cerca di ricollocamento in una nuova area di centrodestra. La nascita di gruppi autonomi è il passo successivo, sempre che abbia i numeri per farli alla Camera e al Senato.
SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI
SANTANCHÉ CONTRO VERDINI
Complementare ma di segno politico opposto il programma di Verdini. Denis punta al Partito della Nazione all’ombra di Renzi. Anche lui attende l’esito delle regionali che coincideranno, giorno più giorno meno, con il voto finale sulla legge elettorale. Ha cercato in tutti i modi di convincere Berlusconi che il patto del Nazareno e il legame con Matteo non andassero annullati. «Resterai solo», arrivò a preconizzare in un colloquio a Palazzo Grazioli. L’ex premier non crede più al «malato di bulimia di potere» che risiede a Palazzo Chigi. Uno che secondo la figlia Marina ha «il vizietto di avvelenare le portate».
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Verdini invece vede in Renzi il nuovo Messia della politica e cerca di convincere gli emarginati dal cerchio magico di seguirlo nella Terra Promessa. Non c’è riuscito con la Santanché: si è rotto un sodalizio che i due avevano quando esercitavano un forte ascendente sul grande capo. Ora anche le loro strade si sono divise perché il premier per Daniela è quanto di peggio ci sia.
Silvio Berlusconi con George Bush
Allora Verdini prepara le truppe da portare al gruppo misto. Questo passaggio dovrebbe verificarsi all’inizio di giugno, all’indomani delle regionali e del voto sulla legge elettorale. A quel punto saranno in scadenza le presidenze delle commissioni parlamentari: salteranno alcuni presidenti della dissidenza Democratica e di Forza Italia. Alcune di queste presidenze potrebbero andare agli amici di Verdini. Senza Fitto e Verdini, Berlusconi immagina un profondo rinnovamento di Fi e sogna di fare un Partito Repubblicano in stile americano. Ha raccontato che si avvarrà addirittura della consulenza dell’ex presidente degli Stati Uniti, George Bush junior.
Silvio Berlusconi con George Bush
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