IL FALCO VERDINI FIUTA IL TRAPPOLONE, URLA E INSULTI CONTRO LA COLOMBA ALFANO

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Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Palazzo Grazioli, interno notte. Prima si cena, poi si discute molto animatamente tra falchi e colombe, con Berlusconi che assiste silenzioso allo scontro violentissimo. Protagonisti Alfano, Letta (Gianni) su una barricata, Verdini e Santanché sull'altra. Si parla del destino del governo, dei provvedimenti da portare al Consiglio dei ministri, della crisi economica, dei processi del Cavaliere, della requisitoria della Boccassini, delle convulsioni del Pd.

Il dialogo si anima improvvisamente quando il vicepremier Alfano, sostenuto dal gran visir Letta, insiste sulla necessità di non accentuare i toni sulla giustizia, di evitare altre manifestazioni come quella di Brescia che ha scatenato un putiferio e disordini pubblici.

Insomma, Per il ministro dell'Interno e segretario del Pd bisogna evitare il corto circuito, consentire al bambino, cioè all'esecutivo, di crescere e camminare. «I nostri elettori, gli imprenditori, le famiglie si aspettano risposte sull'economia, non nuove elezioni».

Letta annuisce. Berlusconi pure. Verdini si inalbera. «Silvio, non credere a quello che ti raccontano loro. La pacificazione è una balla. Tu lo sai che ti dico sempre la verità: ti tengono buono al governo mentre i magistrati ti stringono il cappio al collo fino a ucciderti.

Stiamo volando nei sondaggi, approfittiamone, apri la crisi a giugno, andiamo a votare in autunno, vinciamo e tu diventi presidente della Repubblica. Non credere a quello che dicono questi qua».

Le urla di Verdini e la reazione altrettanto urlata di Alfano si sentono da una parte all'altra dell'appartamento di Berlusconi. «Non credere che Napolitano ci faccia fare quello che vogliamo. Se provochiamo la crisi di governo - avverte Alfano - lui si dimette, non scioglie le Camere.

Poi che facciamo, ce ne stiamo in uno splendido isolamento all'opposizione mentre il Pd ci massacra alleandosi con i 5 Stelle e si eleggono pure un loro capo dello Stato? Sarebbe la nostra morte. È questo quello che vuoi? O vuoi che mi dimetta da segretario per poterti gestire da solo il partito?». Alfano rimarrà al suo posto perchè la sua segretaria è la garanzia della tenuta del governo.

Berlusconi assiste silenzioso alla furibonda lite. Dice che Verdini ha ragione, ma solo in parte. È vero che l'accerchiamento della magistratura sta diventando sempre più asfissiante. «Ce la stanno mettendo tutta per farmi saltare i nervi, ma non commetterò l'errore di far cadere il governo fintantoché andranno avanti quei provvedimenti economici che noi abbiamo promesso in campagna elettorale. La situazione delle imprese è devastante e noi non dobbiamo e possiamo tenere il Paese senza un governo nei prossimi mesi. Poi si vedrà...».

Il Cavaliere è fiducioso che la Cassazione gli dia ragione contro la sentenza d'appello che lo ha condannato per la vicenda dei diritti Mediaset. Spera che il tribunale di Milano su Ruby non accolga la richiesta della Boccassini dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Comunque, non bisogna abbassare la guardia e il volume della polemica contro i magistrati. Il governo però, non si tocca.

«Poi anche io penso che se la crisi la provoca il Pd, Napolitano scioglie le Camere, se la provochiamo noi, si dimette e ci mette nei guai». Letta non cadrà sui processi, anche perchè i sondaggi sono favorevoli al Pdl solo perchè gli italiani aspettano che il governo faccia qualcosa di buono per l'economia. Per non creare fibrillazioni Berlusconi non va in tv.

«Anche io non ci vado - racconta l'avvocato Ghedini - per evitare inutili fibrillazioni. Sono altre le priorità. Non credo che gli italiani siano preoccupati dei processi e delle intercettazioni, anche se Costa ha fatto bene a presentare la proposta di legge. C'è una crisi spaventosa e noi dobbiamo pensare a far uscire l'Italia dall'incubo recessione».

 

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