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Fabio Martini per “la Stampa”
Da diverse settimane Matteo Renzi aveva chiara la mission: per chiudere il “pacchetto” Rai, bisognava chiedere una volta ancora l’aiuto del suo (ex) amico Silvio Berlusconi. Per una ragione semplice: per eleggere il presidente della Rai servono i due terzi dei voti della Vigilanza. Il premier però non aveva messo in conto quel che è accaduto ieri mattina: trovarsi col fiato corto nel giorno decisivo. A poche ore dal voto, Renzi non aveva ancora in mano il nome giusto per la presidenza Rai.
E soprattutto aveva alle spalle la peggiore “stroncatura” da quando il governo è nato: sui giornali la bocciatura delle nomine nel Cda è stata bruciante. A quel punto, era metà mattinata, Renzi, come raccontano nel Pd, si è fatto cercare Silvio Berlusconi. Per chiudere. Sarebbero bastate poche battute per intendersi: al Cavaliere non andava giù la candidata preferita da Renzi, la regista Simona Ercolani, e così tagliati gli altri petali della rosa, il Cavaliere avrebbe pronunciato il fatidico sì. Per Monica Maggioni.
Un accordo a due, che nel Palazzo, ha fatto ripartire il tam-tam: è rinato il patto del Nazzareno. Vociferazioni e anche voci interessate, alimentate dall’ala moderata di Forza Italia, quella che da tempo spinge in quella direzione. Ma una rinascita del Patto nel nome della Maggioni è una voce che non è decollata dalle parti di palazzo Chigi.
Certo, Renzi in questi giorni maschera splendidamente il suo nervosismo per le ripetute incertezze e per sondaggi riservati che sono davvero allarmanti e dunque avrebbe tutto l’interesse a distendere i rapporti con Berlusconi. In vista di un autunno che si preannuncia politicamente caldo.
Ma Renzi non vorrebbe stringere un nuovo, impegnativo Patto che il premier considera una minestra riscaldata, ma rapporti più distesi, quelli sì. In vista del passaggio più delicato di tutta la legislatura: il voto finale del Senato sulla propria cancellazione che richiederà la maggioranza assoluta degli aventi diritto: 161 sì.
Al di là dell’intesa sul nome della Maggioni, segnali concreti da Berlusconi, il premier non ne ha colti e per ora si è notato soltanto un grande attivismo dei moderati di Forza Italia, guidati dal presidente dei senatori Paolo Romani. È un successo di questa area l’ingresso nel Cda Rai del direttore del Giorno Giancarlo Mazzuca che peraltro ha coronato la sua nomina con una dichiarazione che ha gelato molti in Forza Italia: «Sono un uomo di moderazione».
E d’altra parte la prospettiva di una nuova intesa con Renzi, è guardata con sospetto dall’area “intransigente” di Forza Italia: «Il compromesso - dice Augusto Minzolini - è arte nobile, ma deve essere compromesso vero: Renzi è pronto a ridiscutere l’Italicum? Se quella disponibilità non c’è, saremmo di nuovo all’inciucismo, categoria eterna dello spirito umano. A settembre non resterà più nulla di queste tentazioni».
Tra l’altro un Patto-bis nel nome della Maggioni è una suggestione che non regge alla prova dei fatti. Ieri mattina Renzi non sapeva ancora come ne sarebbe uscito. La sua preferenza era per la Ercolani, una candidata che non era gradita a Berlusconi. E quanto alla Maggioni, la sua candidatura è stata silenziosamente portata avanti, già da alcune settimane, dal “partito-Rai”: come antidoto ad un esterno, potenzialmene molto innovatore, come Campo Dall’Orto.
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