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LA VERSIONE DI KAMALA È CHE 107 GIORNI DI CAMPAGNA PRESIDENZIALE ERANO TROPPO POCHI PER BATTERE TRUMP: TROPPO ASSOLUTORIO, DARLING! QUESTO NON BASTA A SPIEGARE UNA SCONFITTA FRUTTO DI SBAGLI SUOI, DI BIDEN E DEL PARTITO DEMOCRATICO – I 4 ERRORI DI "SLEEPY JOE", L’IMPOSIZIONE DALL’ALTO DI KAMALA. MA SE IL PARTITO AVESSE TENUTO LE PRIMARIE, LA CANDIDATA PRESCELTA NON SAREBBE STATA LEI PERCHÉ AVEVA GIÀ FALLITO NEL 2020. SÌ, 107 GIORNI ERANO POCHI, MA CON UN ALTRO CANDIDATO NON È CHE DETTO CHE TRUMP OGGI SAREBBE ALLA CASA BIANCA – LA HARRIS NON HA IMPARATO LA LEZIONE E PENSA DI CORRERE ANCHE ALLE PRIMARIE DEMOCRATICHE NEL 2028 – IL LIBRO IN USCITA PER "LA NAVE DI TESEO"

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Paolo Mastrolilli per la Repubblica

 

JOE BIDEN E KAMALA HARRIS

La versione di Kamala è che 107 giorni di campagna presidenziale erano troppo pochi per battere Trump. È vero, ma non basta a spiegare una sconfitta frutto di sbagli suoi, del presidente e del Partito democratico. Biden ha commesso 4 errori fatali:

 

il disastroso ritiro dall’Afghanistan, che ha incrinato la fiducia nell’amministrazione;

 

i sussidi eccessivi per ricostruire l’economia dopo il Covid, che hanno fatto esplodere l’inflazione; aprire le frontiere e non varare subito la riforma dell’immigrazione perché così ha regalato a Trump con cui è resuscitato dopo la vergogna dell’assalto al Congresso; non mantenere la promessa di essere un presidente di transizione, incaricato di fermare Donald e poi passare la torcia alla prossima generazione.

joe biden kamala harris

 

Dopo il risultato non negativo alle elezioni di Midterm del 2022 ha pensato di poter rivincere e si è aggrappato alla poltrona. Quando il dibattito di Atlanta ha dimostrato che non era in grado di proseguire, ha imposto Kamala. Se il partito avesse tenuto le primarie, la candidata prescelta non sarebbe stata lei perché aveva già fallito nel 2020 e aveva un bagaglio personale che la frenava. Sì, 107 giorni erano pochi, ma con un altro candidato non è che detto che Trump oggi sarebbe alla Casa Bianca

 

KAMALA HARRIS: “ECCO PERCHÉ NON POSSO PIÙ RESTARE SEDUTA. L’AMERICA MERITA UN ALTRO GOVERNO”

Questo testo è un estratto dal libro di Kamala Harris “107 giorni”, pubblicato da La nave di Teseo (pp. 432, 22 euro), da martedì 16 in libreria

 

Due delle ricerche più frequenti dopo le elezioni:

KAMALA HARRIS COVER

Cos’è un dazio?

Posso cambiare il mio voto?

Gore Vidal le ha definite “le quattro parole più belle nel nostro linguaggio comune”: “Te lo avevo detto”. Non sono d’accordo. Non penso che siano belle, e vorrei non avere motivo di pronunciarle. I dazi sono una tassa che grava sui cittadini americani comuni. Siamo a rischio recessione. I marines, guerrieri combattenti, sono stati dispiegati nelle nostre strade contro i civili. L’autoritario e nazionalista Project 2025 è il modello per il secondo mandato dell’amministrazione Trump. Al momento della stesura delle pagine di questo libro, dei suoi 316 obiettivi, 114 sono stati pienamente realizzati e altri 64 sono già in corso di realizzazione.

 

Il Dipartimento di Giustizia sta perseguendo la lista dei nemici di Trump, mentre i suoi sostenitori sono stati graziati e rilasciati: i rivoltosi del 6 gennaio che hanno attaccato la polizia, lo spacciatore di fentanyl Ross Ulbricht, numerosi evasori fiscali.

 

I leader stranieri lo hanno manipolato con adulazioni, truffe e favori. Un jet di lusso o un cavallo di Troia?

Si è arricchito e ha arricchito i miliardari senza fare nulla per il ceto medio e peggiorando le condizioni dei poveri.

KAMALA HARRIS PRESENTA 107 GIORNI

La distruzione della ricerca scientifica volta a combattere le nostre peggiori malattie e la crisi climatica, l’attacco al Supplemental Nutrition Assistance Program (snap), a Medicaid e ai programmi per i nostri veterani, il deterioramento delle nostre amicizie globali, il terrore delle nostre comunità di immigrati, la fame e il malessere di milioni di persone in tutto il mondo per mancanza di aiuti esteri, l’abbandono sconsiderato dell’energia pulita, l’annullamento delle protezioni ambientali, l’attacco alla libertà intellettuale nelle nostre università, il bullismo degli studi legali, la corruzione mozzafiato. Potrei continuare.

Trump dice di avere un mandato per queste cose. Non è vero.

La sua vittoria è stata risicata. Mi ha battuto di 1,5 punti percentuali in una delle elezioni più combattute del secolo. Un terzo dell’elettorato ha votato per me. Ma un terzo dell’elettorato è rimasto a casa. Ciò significa che due terzi del nostro paese non hanno eletto Donald Trump.

 

KAMALA HARRIS PRESENTA 107 GIORNI - 1

Due terzi di noi non hanno scelto quest’uomo né il suo programma.

 

Ecco perché non ho pazienza per chi dice Rinuncio allAmerica perché lAmerica ha voluto questo. Noi non lo volevamo. Del terzo che ha votato per Trump, una buona parte lo ha fatto sulla base di promesse non mantenute.

 

Non ha “abbassato immediatamente i prezzi fin dal primo giorno”. Anzi, è successo proprio il contrario. Non ha “dimezzato i prezzi dell’energia entro dodici mesi”. Non è riuscito a portare la pace in Ucraina “prima ancora di diventare presidente”. Al contrario, ha agito come facilitatore dell’aggressore e ha vergognosamente attaccato un leader coraggioso che difendeva la democrazia.

JOE BIDEN E KAMALA HARRIS ALL INAUGURATION DAY

 

Avevo previsto tutto questo. Avevo messo in guardia da tutto questo. Quello che non avevo previsto: la capitolazione.

I miliardari in fila per strisciare. Le grandi aziende di media, le università (con la coraggiosa eccezione di Harvard) e tanti importanti studi legali, tutti piegati al ricatto e a richieste oltraggiose.

 

Quindi, cosa facciamo?

La risposta non arriverà da Washington DC. Il loro obiettivo immediato è vincere le elezioni di medio termine e ristabilire qualche controllo ed equilibrio su questo presidente fuori controllo e senza equilibrio.

 

Quello che noi dobbiamo capire è che lo smantellamento della nostra democrazia non ha avuto inizio con le elezioni del 2024.

 

dalya attar con kamala harris e il marito

I nazionalisti di destra e religiosi hanno pianificato a lungo termine, lavorando nel corso di decenni per conquistare i parlamenti statali, manipolare i distretti elettorali e dominare i consigli comunali. I loro think tank, come la Federalist Society, hanno creato il progetto per la Corte Suprema, mentre la Heritage Foundation ha creato il Project 2025.

 

I loro piani sono stati amplificati dall’ascesa di un ecosistema mediatico di destra costruito per rendere operativa la loro agenda attraverso una massiccia propaganda, disinformazione e cattiva informazione. Trump era il loro veicolo, la sua strada era stata spianata, anni prima, da una miscela calda e pungente: la celebrità di Ronald Reagan, il discorso bellicoso di Newt Gingrich e il nativismo di Pat Buchanan.

 

kamala harris lancia il suo libro 107 1

Non fatevi ingannare pensando che sia tutto caos. Può sembrare così, ma quello a cui stiamo assistendo è un evento ad alta velocità, la rapida attuazione di un programma scritto molti decenni fa.

 

“È così che inizia il fascismo,” ha ammonito Françoise Giroud, una giornalista che ha prestato servizio nella Resistenza francese. “Non dice mai il suo nome. Si insinua, fluttua. Quando raggiunge la punta del naso delle persone, queste dicono: ‘È così? Tu credi? Non esagerare!’ E poi un giorno le schiaffeggia in bocca, ed è troppo tardi per sbarazzarsene.”

 

Non è troppo tardi per noi, ma abbiamo bisogno di pensare in maniera strategica e tattica.

 

Quando scenderemo nelle strade, perché lo faremo, non dobbiamo fornire loro lo spettacolo che desiderano. Ci mobiliteremo per amore della nostra nazione e per la fede nella sua promessa. Non possiamo permettere loro di mentire su questo.

 

Dobbiamo elaborare un nostro progetto che definisca la nostra visione alternativa per il paese. Un progetto su come guideremo un governo che lavori davvero per il popolo americano.

 

I danni causati saranno stati enormi.

 

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Forse così enormi che dovremo ricreare il nostro sistema governativo. E questo non significa riprodurre nostalgicamente ciò che è stato prima, ma qualcosa di più snello, più agile e molto più efficiente.

 

Al centro della mia visione per il futuro c’è la Gen Z. Il membro più giovane di quella generazione ha ora tredici anni, il più anziano ventotto. Tra cinque anni, i membri più giovani saranno in età di voto, i più vecchi potrebbero avere dei figli.

 

Hanno vissuto la pandemia, il conseguente sconvolgimento economico, l’accelerazione della crisi climatica, il predominio sempre più tossico dei social media. E ora stanno vivendo il caos dei dazi globali di Donald Trump, l’isolazionismo e la distruzione della rete di sicurezza sociale, compresa la copertura sanitaria e l’assistenza alimentare.

 

joe biden kamala harris 1

La loro generazione è più numerosa di quella dei baby boomer. Dobbiamo investire su di loro. Sto parlando di qualcosa della portata dell’investimento che abbiamo fatto nella Greatest Generation. Iniziative come il GI Bill hanno permesso alle persone di sfruttare il loro potenziale, di realizzare la loro grandezza. Da Ronald Reagan in poi, abbiamo sistematicamente smantellato le borse di studio Pell Grant, che un tempo coprivano gran parte dei costi universitari per i ragazzi di talento ma a basso reddito. Queste borse di studio ora coprono meno di un terzo delle spese, rendendole inutili per i ragazzi più bisognosi.

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L’istruzione che finanziamo non dovrebbe concentrarsi solo sulle lauree, ma dovrebbe valorizzare e promuovere allo stesso modo i mestieri e le competenze che costruiscono le nostre case, modernizzano la nostra rete elettrica, migliorano le nostre infrastrutture e realizzano la transizione verso l’energia pulita.

 

Entrando nel mondo del lavoro, la Gen Z sta subendo il maggiore impatto della rivoluzione industriale causata dall’intelligenza artificiale e dalla robotica. Dovremo governare con lungimiranza affinché le opportunità della nuova era siano distribuite equamente. Si tratta di una sfida di enorme complessità. La Gen Z ha bisogno di accedere a un’istruzione sufficientemente flessibile da adattarsi ai rapidi cambiamenti e che li aiuti a muoversi agilmente attraverso queste innovazioni. Questa generazione è il destino del nostro paese e del mondo.

 

In questi giorni, per la prima volta disoccupata, ho letteralmente disimballato la mia vita.

Cartelle di lettere ed email che mi sono state inviate, alcune da elettori, altre da persone di paesi lontani, che esprimevano gratitudine per la campagna che abbiamo condotto e disperazione per le conseguenze. Scatole di premi che ho ricevuto quando ero in carica e prima. Ogni targa incisa o soprammobile in vetro al piombo mi ricorda il lavoro che ho svolto, le persone che ne hanno beneficiato.

ROBERT GARCIA KAMALA HARRIS

 

Questo è consolante. Ma suscita anche un grande rimpianto per tutto il lavoro che avrei voluto fare.

 

A quest’ora, forse, i giovani starebbero facendo domanda per il loro contributo di 25.000 dollari per l’anticipo sull’acquisto di una casa. Un aumento del credito d’imposta per i figli starebbe sollevando dalla povertà altre migliaia di famiglie.

 

L’assicurazione Medicare aiuterebbe migliaia di famiglie e persone della Sandwich Generation a fornire assistenza domiciliare ai loro cari anziani. Le persone in Africa avrebbero ancora accesso ai farmaci contro l’aids. Le nostre amicizie globali e la nostra reputazione nazionale non sarebbero in frantumi.

 

Non posso fare a meno di avere questi pensieri, quando la raffica quotidiana di cattive notizie diventa opprimente. Ma non sto guardando indietro.

 

Tra tutti i consigli e le consolazioni che ho ricevuto dopo le elezioni, le parole di Minyon Moore mi hanno commosso: “Dio ti ha dato 107 giorni meravigliosi per rivendicare chi sei. Sei riuscita a respingere le caricature, tutte le cose vili e brutte, e a essere te stessa. Hai dato all’America il tuo cuore e la tua anima. Hai dato tutta te stessa.”

 

L’ho fatto. E non ho finito.

 

kamala harris al met gala 2025

Quando avevo deciso di diventare procuratore, avevo dovuto difendere quella decisione davanti alla mia famiglia, come una studentessa che difende una tesi. Avevo chiesto perché, quando cerchiamo il cambiamento, dobbiamo farlo abbattendo porte o strisciando in ginocchio? Volevo un posto al tavolo. Volevo apportare cambiamenti dall’interno del sistema.

 

Oggi non ne sono più così sicura. Perché il sistema ci sta deludendo. A tutti i livelli – esecutivo, giudiziario, legislativo, aziendale, istituzionale, mediatico – ogni singola barriera che dovrebbe proteggere la nostra democrazia sta cedendo. Pensavo che quelle barriere fossero più forti. Mi sbagliavo.

 

Proteggere le persone e aiutarle a prosperare. È quello per cui ho sempre lavorato, e quel lavoro non è mai stato così necessario – quando il governo manda uomini armati e mascherati nelle chiese e nei tribunali, quando i bambini vengono spazzati via in zone soggette a inondazioni che non dispongono di risorse per adeguati sistemi di allerta, quando il Dipartimento dell’Istruzione viene smantellato e agli affamati e ai malati vengono negati i loro bisogni primari.

joe e jill biden con kamala harris ai funerali di jimmy carter

 

In questo momento critico, lavorare all’interno del sistema, di per sé, non si sta rivelando sufficiente.

 

Non resterò più seduta a Washington nella grandiosità dell’ufficio cerimoniale. Sarò con la gente, nelle città e nelle comunità dove potrò ascoltare le loro idee su come ricostruire la fiducia, l’empatia e un governo degno degli ideali di questo paese.

 

Traduzione di Stefano Travagli e Salvatore Serù

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