DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Testo ripreso dal blog di Aldo Maria Valli (aldomariavalli.it) pubblicato da “la Verità”
Monsignore, come sta?
«Grazie a Dio molto bene, con grande serenità e pace di coscienza: è il premio della verità. La luce vince sempre sulle tenebre, non può essere soppressa, specialmente per chi ha fede. Perciò ho molta fiducia e speranza per la Chiesa».
Come giudica le reazioni alla pubblicazione del suo memoriale?
«Come lei sa, le reazioni sono contrapposte. C' è chi non sa più dove attingere il veleno per distruggere la mia credibilità. Qualcuno ha persino scritto che sono stato ricoverato due volte con trattamento obbligatorio per uso di droga; c' è chi si immagina cospirazioni, complotti politici, trame di ogni genere, eccetera, ma ci sono anche molti articoli di apprezzamento e ho avuto modo di vedere messaggi di sacerdoti e fedeli che mi ringraziano, perché la mia testimonianza è stata per loro un barlume di speranza nuova per la Chiesa».
Qual è la sua risposta a chi in queste ore obietta che lei avrebbe motivi di rancore personale nei confronti del Papa e per questo avrebbe deciso di scrivere e diffondere il memoriale?
carlo maria vigano con mccarrick nel 2012
«Forse perché sono ingenuo e portato a pensare sempre il bene per le persone, ma soprattutto riconosco che è un dono che mi ha fatto il Signore, non ho mai avuto sentimenti di vendetta o di rancore in tutti questi anni in cui sono stato messo alla prova da tante calunnie e falsità sul mio conto.
Come ho scritto all' inizio della mia testimonianza, avevo sempre creduto che la gerarchia della Chiesa avrebbe trovato in sé stessa le risorse per sanare tanta corruzione. Lo scrissi anche nella mia lettera ai tre cardinali incaricati da papa Benedetto di indagare sul caso Vatileaks, lettera che accompagnava il rapporto che consegnai loro: "Molti di voi", scrissi, "sapevano, ma avete taciuto. Almeno ora che avete avuto questo incarico da Benedetto abbiate il coraggio di riportare con fedeltà quanto vi è stato rivelato di tante situazioni di corruzione"».
Perché ha deciso di far pubblicare, anche sulla Verità, la sua testimonianza?
«Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa. Mi rivolgo ai giornalisti: perché non chiedono che fine ha fatto la cassa di documenti che, l' abbiamo visto tutti, fu consegnata a Castelgandolfo da papa Benedetto a papa Francesco? Tutto è stato inutile?
Sarebbe stato sufficiente seguire il mio rapporto e il verbale che fu fatto alla mia deposizione davanti ai tre cardinali incaricati delle indagini sul caso Vatileaks (Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, ndr) per iniziare a fare un po' di pulizia in Curia.
Ma sa che cosa mi rispose il cardinale Herranz quando lo chiamai da Washington? Ci davamo del tu e gli dissi: "Non credi che abbia anch' io qualche cosa da dire sulla questione delle mie lettere, pubblicate a mia insaputa?". Mi rispose: "Ah, se proprio vuoi"».
Che cosa risponde a chi sostiene che lei sarebbe il «corvo», o uno dei «corvi», all' origine del caso Vatileaks?
«Come avete visto con la mia testimonianza, sono solito fare le cose alla luce del sole. All' epoca da tempo ero a Washington e avevo altro a cui pensare.
D' altra parte è sempre stata mia abitudine immergermi completamente nella mia nuova missione. Così feci quando fui mandato in Nigeria: non leggevo più neppure le notizie italiane».
C' è chi sostiene che lei sarebbe stato allontanato dal governatorato e per questo coverebbe sentimenti di rancore.
«Come già ho detto, sono sentimenti che non mi appartengono. La mia resistenza a lasciare il governatorato era motivata da un profondo senso di ingiustizia per una decisione che sapevo non corrispondeva alla volontà che papa Benedetto mi aveva manifestato. Il cardinale Bertone, pur di allontanarmi, aveva commesso gravi abusi di autorità (...)».
Che cosa risponde a chi parla del suo «chiodo fisso» di diventare cardinale, e sostiene che ora attacca il Papa anche perché non ha ricevuto la porpora?
«Posso affermare con tutta sincerità davanti a Dio di aver di fatto rinunciato a essere cardinale. Dopo la mia prima lettera al cardinale Bertone, che inviai al Papa perché ne facesse quello che credeva più opportuno, Benedetto XVI mi chiamò e mi ricevette in udienza il 4 aprile 2011 e mi disse immediatamente queste parole: "Io credo che l' incarico in cui lei potrebbe meglio servire la Santa Sede è come presidente della Prefettura per gli affari economici al posto del cardinale Velasio De Paolis". Io ringraziai il Papa per la fiducia che mi mostrava e aggiunsi: "Santo Padre, perché non aspetta sei mesi o un anno?
Perché, se lei mi promuove adesso, la squadra che ha avuto fiducia in me per sanare la situazione al governatorato sarà immediatamente dispersa e perseguitata (come di fatto è avvenuto)".
Aggiunsi anche un altro argomento. Dato che il cardinale De Paolis era stato da poco incaricato di sanare la delicata situazione dei Legionari di Cristo, dissi al Papa che era meglio che continuasse ad avere un incarico istituzionale che dava maggior autorevolezza alla sua persona e alla sua azione con i Legionari.
Al termine dell' udienza il Papa mi disse di nuovo: "Io comunque resto del parere che il posto in cui lei può servire meglio la Santa Sede è come presidente della Prefettura per gli affari economici". Il cardinale Re può confermare questa notizia. Quindi io allora ho rinunciato al cardinalato per il bene della Chiesa».
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