
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
L’ultima cosa che ci si potesse aspettare da Vincenzo De Luca era una resa. Piaccia o no, il sindaco di Salerno, nonché aspirante candidato governatore della Campania, non è tipo da accettare ciò che non condivide, o meglio ancora: ciò che non decide. Pure se si tratta delle conseguenze di una condanna penale. Lui si sarebbe dimesso se fosse stato condannato per peculato (per cui pure era imputato), ma per un abuso di ufficio no.
ANTONIO DI PIETRO E VINCENZO DE LUCA
Quindi gliela imponga pure, il prefetto di Salerno (anzi, il viceprefetto, perché al momento la carica è vacante) la sospensione da sindaco in base alla legge Severino. Il dispositivo della sentenza è già sulla scrivania del rappresentante del governo, il decreto di sospensione potrebbe essere firmato già nelle prossime ore. E a quel punto il sindaco sospeso ricorrerà fin dove ci sarà da ricorrere, convinto di spuntarla come il suo collega Luigi de Magistris.
Ma la strada imboccata da De Luca va ben oltre un’istanza al Tar o al Consiglio di Stato. Certo, l’eventualità di dover cedere almeno temporaneamente la fascia tricolore al suo vice deve considerarla per forza, e quindi già si propone come consulente a titolo gratuito del Comune perché «stiamo ultimando importanti opere, e io non intendo non monitorare quello che accade». Ma la consapevolezza che questa vicenda mette in discussione i suoi progetti politici, lo spinge a fare del suo caso proprio una questione politica.
Di civiltà politica, addirittura. E i primi che chiama in causa sono quelli del suo partito: «Non pensi, qualcuno del Pd, che sia iniziata la ricreazione e che questa storia la si possa liquidare con un saluto al sottoscritto. Se lo possono togliere dalla testa. La mia vicenda deve diventare un punto di svolta nel modo di essere nel Pd ma più in generale nell’acquisizione di una civiltà democratica, istituzionale, giuridica che è saltata nel Paese».
Frasi solenni tipiche del linguaggio del sindaco di Salerno. Che tradotte vogliono dire: «Io non intendo arretrare di un millimetro. Le primarie sono un passaggio irrinunciabile, e chi vuole scendere in campo deve farlo a viso aperto, non certo nascondersi dietro una sentenza».
Così De Luca risponde anche al segretario regionale Assunta Tartaglione, che solo ieri mattina lo aveva invitato a riflettere sull’opportunità di ritirare la candidatura alle primarie, e manda un segnale anche ai vertici romani del partito, che, non è un mistero, non solo vorrebbero il passo indietro del sindaco di Salerno ma vorrebbero anche schierare Gennaro Migliore o il Guardasigilli Andrea Orlando senza passaggi intermedi.
Ma la consultazione preventiva vede in campo anche un altro uomo forte del Pd campano come Andrea Cozzolino, che per il momento non si assume certo il compito di risolvere la questione facendolo lui un passo indietro.
GUGLIELMO EPIFANI E ANDREA COZZOLINO
«Il Pd decida il chi e il quando delle primarie», sollecita. Ma non accadrà tanto presto. Anche perché il caso De Luca pone anche un’altra questione: teoricamente lui è candidabile nonostante la condanna e l’interdizione, ma se venisse eletto incorrerebbe nuovamente nelle disposizioni previste dalla legge Severino quindi in ogni caso non potrebbe governare.
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