DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Ettore Livini per "la Repubblica"
Falchi di qui, colombe di là . E, in mezzo, un eterogeneo gruppo di "caschi blu dello spread" impegnati a cercare in zona Cesarini una mediazione per salvare la moneta unica. L'Europa arriva in ordine sparso alla sfida decisiva per il suo futuro. E dopo tre anni di colpi di fioretto e punture di spillo tra "duri del rigore" da una parte e "ala morbida" dall'altra, si prepara allo scontro finale nel Monòpoli dei debiti sovrani.
Il doppio campo di battaglia è già pronto: il primo è il consiglio della Bce di dopodomani, dove Mario Draghi (tirato per la giacchetta un po' da tutti) proverà a quadrare il cerchio degli interventi salva-spread in favore di Spagna e Italia.
Destreggiandosi tra i mal di pancia di Finlandia e Bundesbank («interventi di questo tipo comportano rischi alla stabilità »», dice tranchant l'ultimo bollettino della banca centrale di Berlino) e il pressing di Mario Monti e Mariano Rajoy.
La partita si trasferirà poi all'Eurogruppo, chiamato a decidere - una volta arrivato il rapporto della Troika -se staccare la spina alla Grecia o se dare un altro po' d'ossigeno ad Atene, in ginocchio per la terapia lacrime e sangue imposta da Fmi & Co. Ecco come sono schierate le squadre in campo.
INTRANSIGENTI: ANCHE SLOVACCHIA E IN PARTE OLANDA VICINE ALLE POSIZIONI DI WEIDMANN...
La stella polare del partito del rigore è da sempre la Buba. La banca centrale tedesca ha due idee chiare. Primo: nell'euro rimane solo chi ha i conti in ordine. Secondo: gli aiuti si danno solo a chi «fa i compiti a casa» e accetta una sorta di commissariamento soft da parte di Ue, Fmi e Bce.
Chiari anche i paletti per Draghi: Eurotower deve fare l'arbitro che tiene a bada l'inflazione e non il giocatore che dà le carte. Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha già minacciato le dimissioni dalla Bce ed è stato l'unico membro del consiglio che ha espresso riserve sullo scudo anti-spread.
Dietro l'ombra della Buba si muove uno schieramento più composito. In Germania Csu e i liberal democratici del Fdp (alleati della Merkel) spingono da tempo per buttare la Grecia fuori dall'euro e sono contro i salvagenti per Roma e Madrid. Un modo come un altro per capitalizzare un dividendo elettorale in vista delle elezioni tedesche del 2013. Altro alfiere dei rigoristi è la Finlandia.
Helsinki ha minacciato di boicottare il fondo salva-stati ed è arrivata a chiedere garanzie patrimoniali ad Atene come collaterali in cambio di nuovi aiuti. Sulla stessa linea intransigente sono schierate da sempre Slovacchia e Olanda. Amsterdam però ha sfumato le sue posizioni visto che i sondaggi danno in lieve vantaggio le colombe "pro-euro" alle elezioni del 12 settembre.
I PERMISSIVI: IL FRONTE UNITO DEI PAESI A RISCHIO CONTA SULL'APPOGGIO DEGLI USA...
Mario Draghi, nella partita del salvaspread, ha un vantaggio: le colombe - anche se lui non vorrebbe arrivare alla conta - hanno la maggioranza del consiglio Bce e i numeri per dare l'ok allo scudo. L'ala morbida d'Europa annovera tra le sue fila, nessuno se ne sorprende, tutti i paesi che hanno da guadagnare da una politica più "permissiva" e orientata alla crescita. Dall'Italia alla Spagna, dalla Grecia a Portogallo e Irlanda. Con loro Cipro (altra beneficiaria di un salvagente della Troika), Malta e Slovenia. «à assurdo che il voto di Nicosia e La Valletta conti come quello della Buba», si lamentano non a caso i rigoristi teutonici. Ma tant'è, per il momento è così.
E se alla fine si arriverà al voto i Davide del vecchio continente saranno in grado di mettere nell'angolo il Golia tedesco. Sul fronte delle colombe, dietro le quinte, sono schierati due convitati di pietra di grande peso: Barack Obama - il collasso dell'Europa potrebbe mandare in fumo la sua rielezione alla Casa Bianca - e il Fondo Monetario che da tempo strizza l'occhio a una politica continentale meno rigida.
Non solo: la Fed, come ha lasciato intendere nei giorni scorse Ben Bernanke, è pronta a scendere in campo per garantire nuova liquidità ai mercati con un intervento che pare fatto su misura per dare una mano a Draghi e alla Bce. E persino la Cina, dove la crescita ha iniziato a frenare per i guai dell'Europa, è pronta a schierarsi al fianco di Draghi.
I MEDIATORI: MERKEL E HOLLANDE IN PRESSING PER IL COMPROMESSO SALVA-UE...
Un gruppo di pontieri sta cercando in queste ore di trovare una soluzione di sintesi in grado di salvare l'euro. I due pivot dello schieramento sono Angela Merkel e Francois Hollande che non a caso hanno intensificato nei giorni scorsi i loro contatti per mettere a punto una linea comune. Usano il bastone per convincere la Grecia a dare l'ok a nuovi tagli ma anche per mettere a tacere i falchi che insistono per espellerla dall'euro.
E lo alternano con la carota: l'appoggio a Draghi sullo scudo ma anche le condizioni rigide da imporre a chi (Roma o Madrid) ne faccia richiesta. Di più: sono pronti a sacrificare qualche totem delle due ali estreme del campo per riuscire ad arrivare a un'intesa: la licenza bancaria per l'Esm, ad esempio, potrebbe venir cancellata per compiacere i falchi mentre alle colombe si potrebbe regalare il ramoscello d'ulivo di un ammorbidimento delle posizioni sulla Grecia.
A fianco della Cancelliera e del presidente francese potrebbe schierarsi un po' a sorpresa l'Austria. Vienna è annoverata da sempre tra i profeti del rigore ma nei giorni scorsi ha fatto trapelare qualche timida apertura su Atene.
Un'altra sterzata elettorale in un paese dove la discesa in campo dell'imprenditore Frank Stronach («l'euro è una cosa mostruosa», il suo slogan) ha trasformato il voto del 2013 in un referendum pro o contro la moneta unica. Lo scontro finale delle prossime settimane dirà se i caschi blu dello spread saranno riusciti a salvare l'euro senza mandare a pezzi l'Europa.
MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI Eurotower EUROTOWER BCEmerkel-obamaBERNANKE jpegBANCA CENTRALE EUROPEA EURO NELLA POZZANGHERA banca_centrale_europea
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