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Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
Classe 1941, giudice istruttore a Torino (celebre la sua inchiesta sul "golpe Sogno", poi assolto), deputato del Pci, del Pds e dei Ds per otto legislature dal 1979 al 2008, Luciano Violante è stato presidente della commissione Antimafia e della Camera. Il 22 dicembre 1998, in piena Bicamerale, annuncia al Foglio che "nel 1999, al termine delle riforme istituzionali, si porrà la questione dell'amnistia". Così B. si salverebbe da tutti i processi.
Ma il Cavaliere non si fida e rovescia il tavolo dell'inciucio. Il 28 febbraio 2002 Violante risponde alla Camera all'accusa del berlusconiano Anedda di voler espropriare B.: "Io sono d'accordo con Massimo D'Alema: non c'è un regime sulla base dei nostri criteri. Però, amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all'onorevole Berlusconi...
Onorevole Anedda, la invito a consultare l'onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena - non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo - che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'onorevole Letta... Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto d'interessi e avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni... Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte!".
Violante dimentica di spiegare a che titolo e con quale faccia nel dicembre '94 i vertici del Pds avessero garantito a B. di non toccargli le tv, all'insaputa degli elettori e in barba alla sentenza della Corte costituzionale che ordinava a Fininvest di scendere a due emittenti.
Nel luglio 2009 il Corriere rivela che Massimo Ciancimino, sentito a Palermo dai pm che indagano sulla trattativa Stato-mafia, ha raccontato che nell'estate del '92 suo padre Vito chiese agli ufficiali del Ros Mori e De Donno che trattavano con lui una "copertura politica totale" alla trattativa: da Mancino per la Dc e da Violante per il Pds.
Improvvisamente folgorato sulla via di Palermo, Violante rammenta con 17 anni di ritardo che nell'estate '92, dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, il colonnello Mori gli chiese più volte di incontrare a quattr'occhi Vito Ciancimino che "voleva parlare". E si precipita a raccontarlo ai pm Ingroia e Di Matteo. Spiega di aver rifiutato il faccia a faccia; di aver risposto che avrebbe incontrato l'ex sindaco mafioso soltanto ufficialmente in commissione Antimafia; e di aver chiesto a Mori se avesse informato la Procura.
Ma, alla risposta negativa ("è cosa politica"), si guardò bene dal farlo lui. E dal domandare: quale "cosa politica " c'era in ballo con la mafia? E chi l'aveva decisa? E a quale scopo? A meno che non sapesse tutto e non avesse bisogno di domandare. Peccato, comunque, perché a Palermo stava arrivando il suo amico Caselli, che restò all'oscuro di tutto: se l'avesse avvertito, avrebbe potuto scoprire in diretta la trattativa e sventarla , aprendo un'inchiesta con 20 anni d'anticipo.
Violante non ricordò quella proposta indecente nemmeno nel '96, quando Giovanni Brusca svelò la trattativa del "papello". E nemmeno quando Mori fu imputato di favoreggiamento mafioso per non aver perquisito il covo di Riina (assoluzione) e non aver catturato Provenzano nel '96 (processo in corso). Le rivelazioni di Violante sarebbero state molto utili, in quei processi. Ma lui taceva e faceva carriera, salvo ritrovare miracolosamente la memoria quando Ciancimino lo citò.
Naturalmente l'estate scorsa Violante difese il Quirinale, colto con le mani nel sacco a interferire nelle indagini sulla trattativa, e attaccò il "populismo giudiziario" di chi osava criticare le manovre del Colle: "Di Pietro, Grillo, Travaglio e parte del Fatto Quotidiano sono un blocco politico-mediatico che gioca sul disagio popolare", "aggredisce il Quirinale" ai "fini della conquista del potere" e "usa parte del mondo giudiziario come clava per realizzare un progetto distruttivo" e "abbattere i pilastri istituzionali": "un serio problema democratico" che minaccia "la tenuta economica dell'Italia".
Chi è più saggio di lui?
Luciano Violante SILVIO BERLUSCONIMARIO MORIMASSIMO CIANCIMINODON VITO CIANCIMINONICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO
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