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Foto GMT-mezzelani
1- "PERCHÃ NON L'HANNO PREVISTO?"
Massimo Martinelli per Il Messaggero
Adesso che è successo, se lo domandano tutti: «Perché non l'hanno previsto?». Non risponde nessuno perché nessuno capirebbe. Il Viminale sapeva, la Questura sapeva. Tutti sapevano che sarebbe stata una battaglia. Compresi gli uomini nei blindati, che da sabato mattina si rigiravano quel post rilanciato da Indymedia: «Non sarà come a Genova e come il 14 dicembre a Roma. Portate di tutto per prendere e tenere la piazza. Se ci accoppano dei compagni non paralizziamoci». Cercavano il morto. Per evitarlo era necessario farli sfogare da qualche parte. E accettare l'idea di far pagare un prezzo alla città che, per quanto basso potesse essere, avrebbe avuto comunque un effetto mediatico dirompente.
Per capirla davvero, la sceneggiatura di una giornata che ha paralizzato Roma, occorre rileggere le 58 pagine che Francesco Tagliente, il questore di Roma, ha inviato ai commissariati e ai comandi di Carabinieri, Guardia di Finanza e Forestale il giorno prima degli scontri. E' l'ordinanza che stabilisce l'ordine delle forze in campo. Come dire il piano di contenimento della Questura contro lo tsunami che tutti sanno che sta per arrivare.
C'è scritto che l'attesa è di quelle da non dormirci la notte: «Il 30 settembre scorso rappresentanti del Coordinamento 15 ottobre, manifestavano chiaramente la volontà di avvicinarsi ai palazzi del potere richiedendo la modifica del percorso. In seguito ad intensa attività di mediazione, Piero Bernocchi, in nome e per conto del Coordinamento 15 ottobre, ha accettato di preavvisare formalmente lo svolgimento della manifestazione lungo il seguente itinerario: da piazza della Repubblica a San Giovanni».
E poi: «In merito, si è appreso dalle attività info-investigative che non tutte le componenti del Coordinamento 15 ottobre hanno accolto con soddisfazione tale percorso e, da più parti, è stata ventilata l'ipotesi di un tentativo di deviazione dallo stesso, presumibilmente all'altezza di Largo Corrado Ricci». Lo scontro era previsto là , dunque. Il gomito che da via Cavour avrebbe incanalato verso il Colosseo; la stazione più vicina alla piazza simbolo, piazza Venezia. Con Palazzo Grazioli e il premier a un passo.
Per questo Tagliente ha blindato Largo Ricci e anche il quadrilatero all'interno di piazza Venezia. Perché non poteva rischiare. I black bloc hanno capito e sono andati a San Giovanni, dove c'erano sampietrini da strappare dal selciato e transenne lasciate inopportunamente a «contenere la folla», da usare come ariete sulle fiancate dei blindati. Ma volevano conquistare il centro. Anche a costo di lasciare un morto sul selciato. Sarebbe stato un altro Carlo Giuliani: piazza San Giovanni come piazza Alimonda a Genova.
Così lo scontro violento di piazza San Giovanni, dove all'inizio c'erano solo venti poliziotti e venti carabinieri, doveva servire ai black bloc per sguarnire il centro storico. E magari tentare una sortita in via del Corso. Ma non è accaduto. Tagliente ha sofferto, ha lasciato duecento dei suoi contro duemila dei neri. Ha ordinato a tutti gli altri, poliziotti e carabinieri, di stringere i denti con lui. E di ascoltare le richieste di aiuto via radio da San Giovanni, senza muoversi.
Ha dato il via libera ai rinforzi solo quando gli occhi elettronici montanti sugli elicotteri hanno detto che era possibile farlo. E a sera è andato a letto sapendo che il giorno dopo, cioè ieri mattina, le critiche sarebbero state tutte per lui. Ma una cosa così non poteva spiegarla a nessuno. Chi non conosce queste dinamiche non avrebbe compreso. Chi poteva capire non aveva bisogno di parole.
Come i suoi uomini, che ieri lo hanno dimostrato, pur tra mille amarezze e recriminazioni: «Il questore Tagliente non è uno sprovveduto, ad averne persone come lui. Il pericolo è da ricercare altrove, e ribadisco che devono lasciarci fare e devono coprirci le spalle», diceva un agente sul forum di poliziotti.it. E un altro rispondeva: «Già , Tagliente é tutto tranne che uno sprovveduto. E' evidente che la strategia viene imposta secondo le direttive impartite dal Ministro dell'Interno».
2- IL VIMINALE RISARCIRÃ I ROMANI DANNEGGIATI
dal Messaggero - Arriveranno dal Viminale i fondi per risarcire i romani danneggiati dalle violenze di sabato: un milione soltanto il conto a carico dei negozianti, secondo le stime di Confcommercio. La Prefettura ha messo a disposizione un fax per i cittadini che vogliano presentare una richiesta di risarcimento, al numero 06/69797409. Per i fondi, bisognerà attendere gli stanziamenti del ministero. «Quando avremo una stima precisa dei danni, chiederemo un aiuto al Governo», spiega il sindaco Gianni Alemanno. Il Campidoglio, inoltre, mette a disposizione da oggi il numero telefonico 06/67104801, per assistere i cittadini danneggiati.
3- "IL GIORNALE" SELEZIONA UNA A UNA LE FOTO DEGLI SCONTRI E PARTE LA CACCIA AGLI "INCAPPUCCIATI" RICONOSCIBILI. "CHIUNQUE RICONOSCA I VIOLENTI CONTATTI LE FORZE DELL'ORDINE"
Dal Giornale.it - Black bloc, incappucciati, anarco-insurrezionalisti. Chiamateli come volete ma sono semplicemente dei violenti che hanno messo a ferro e fuoco il cuore di una città con una guerriglia feroce e folle. Hanno devastato Roma per un pomeriggio intero trasformandola in un campo di guerra: più di 1,6 milioni di danni e 135 feriti. Coi caschi in testa e le spranghe in mano, mentre stanno lanciando un sanpietrino in direzione di qualche agente di polizia, mentre provano a distruggere una vetrina o bruciare l'auto di qualche sconosciuto che ha avuto la sola sventura di parcheggiarla lungo la loro marcia. Sono tantissime le foto che circolano in rete in cui si vedono gli "incappucciati" che mettono in atto un'assurda violenza contro tutto e tutti. Le abbiamo selezionate una a una e abbiamo messo da parte quelle in cui era possibile identificare uno degli incappucciati.
Ora abbiamo deciso di mettere a vostra disposizione le immagini (come ha fatto il quotidiano The Sun dopo gli scontri a Londra dello scorso agosto), per farvi vedere quello che è successo e rendere possibile il riconoscimento di chi ha commesso dei reati. Chiunque riconosca una delle persone nelle foto scattate sabato 15 settembre si metta in contatto con il più vicino commissariato di polizia o dei carabinieri. Anche questo è un modo per fare giustizia.
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