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Viviana Mazza per il Corriere della Sera
La visita storica di papa Francesco in Terra Santa, prevista dal 24 al 26 maggio, ha incontrato un'inaspettata difficoltà : uno sciopero dei diplomatici israeliani. Da martedì scorso, infatti, i funzionari del ministero degli Esteri non assicurano più la loro assistenza in caso di rappresentanze straniere in arrivo, né di visite in Israele o fuori, né rilasciano più visti o altri servizi.
E da giovedì sera il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, ripete alla stampa israeliana e straniera che la visita del Pontefice verrà annullata, perché «non vedo proprio come possa avvenire senza la nostra cooperazione». Verrà annullata a meno che, sottolinea, il governo non ascolti le richieste dei dipendenti in stato di agitazione.
Con frustrazione palpabile nella voce, il funzionario spiega al Corriere : «Non prendiamo di mira il Papa in particolare... è che il ministero delle Finanze continua a rifiutare di discutere seriamente dei nostri salari che non vengono aggiornati da un decennio, delle nostre tasse irragionevoli e delle pensioni non adeguate alla busta paga. Sì, ci rendiamo conto che l'annullamento della visita del Papa avrebbe effetti estremamente negativi, ma a questo punto è tutto nelle mani del governo».
Da parte sua invece, la Santa Sede - attraverso il portavoce padre Lombardi e il segretario di Stato, cardinale Parolin - pur dicendosi «consapevole delle difficoltà », ha espresso ieri «ottimismo» contando forse sul fatto che la situazione si risolva entro maggio. «La visita è confermata».
La gendarmeria vaticana ha già effettuato la scorsa settimana il sopralluogo per la sicurezza e la prossima, come previsto, una delegazione incaricata di svolgere altri preparativi volerà in Israele. «Li aspettiamo il 13 e il 14 marzo», ha ribadito il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal.
Non è chiaro quali interlocutori troveranno all'atterraggio. «Noi non li incontreremo e, senza di noi, non possono continuare con i preparativi», replica Palmor. Un gelido benvenuto è toccato a Netanyahu nei giorni scorsi, quando, giunto a Los Angeles, non ha trovato né diplomatici né inviati del suo Paese in aeroporto. La prossima visita «a rischio» è quella del premier Cameron, prevista il 12 marzo.
L'ambasciata britannica in Israele conferma che Londra è stata avvertita che non ci sarà alcuna assistenza per il viaggio. à possibile, suggerisce la stampa israeliana, che qualche altro ufficio, come quello del premier, possa svolgere le funzioni di logistica e protocollo. Qualcuno ricorda che l'estate scorsa, durante un precedente sciopero dei diplomatici, il premier israeliano ordinò al Mossad e alle forze armate di organizzare le visite di stato.
Ma il portavoce del ministero degli Esteri sostiene che «altri uffici possono svolgere forse una parte delle nostre funzioni, ma non tutte», e confida nel fatto che la solidarietà dei sindacati impedisca questo scenario.
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