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Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”
PAPA BERGOGLIO E GIUSEPPE CONTE
Giuseppe Conte, premier di risulta, si è recato in visita al Papa. Era ora che andasse a farsi benedire. Girano fotografie dell' incontro, le osserviamo e constatiamo che i due sono vicini l' uno all' altro, praticamente appiccicati, non rispettano la regola predicata fino alla nausea negli ultimi tempi, ossia quella di tenere le distanze, almeno di un metro, meglio di un metro e mezzo. Insomma, tutti siamo obbligati a seguire i consigli degli esperti, mentre i signori del palazzo, politici e religiosi, se ne fottono altamente della prudenza che si riassume così: stai lontano da me... Ormai non ci stupiamo più di niente. Neppure del Santo Padre e del presidente del Consiglio indisciplinati.
Siamo abituati a ubbidir tacendo a coloro che fanno la voce grossa anche se hanno una volontà di carta velina al punto che, se gli fai notare certe contraddizioni, rispondono: dovete agire secondo i comandi, non in base ai nostri comportamenti. Non sanno, poveracci, che se i capi sono peggiori di noi, siamo autorizzati a imitarli, magari superandoli lungo la via del male. Ieri Emiliano, in televisione, ha fatto notare che i medici pugliesi aspettano strumenti protettivi, indispensabili per schivare il contagio.
La stessa lagnanza accomuna tutti coloro che si occupano di sanità, i quali da due mesi invocano invano forniture di mascherine, che non pervengono mai. Obiezione: se un governo non è capace di accaparrarsi pezze da porre sul naso e sulla bocca dei dottori e degli infermieri, ovvio che non sia in grado di opporsi al Corona.
L' Italia è tra i più attrezzati Paesi al mondo in campo tessile, eppure non ha ancora prodotto dei quadratini di stoffa per coprire mezza faccia di chi lavora in ospedale e perciò è esposto alle infezioni. È tragicomico che l' esecutivo non abbia prontamente chiesto agli industriali della moda, abili e raffinati, di mettergli a disposizione in fretta qualche milione di mascherine del cavolo. Dalle piccole cose si capisce se uno è un gran cretino. Ecco, lo abbiamo capito benissimo.
Menomale che nel mucchio selvaggio dei fessi emerge sempre un genio, per esempio Roberto Burioni che ha annunciato con prudenza, tipica degli uomini seri, di aver sperimentato un farmaco, con la sua squadra, adatto a contrastare il virus, non il vairus come dice il latinista da mercato rionale, cioè Luigi Di Maio. Siamo convinti che il virologo più bravo che abbiamo sia sulla strada giusta. E lo ringraziamo.
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