
DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE…
Lilli Gruber per www.iodonna.it
Sfogli le pagine di un quotidiano. Guardi la pubblicità a mezza pagina di un evento e resti colpita da qualcosa, ma non sai ancora cosa. Leggi il titolo: "Young factor". Guardi i particolari della foto e cerchi di trovare la risposta a una sensazione di disagio. Cosa c'è che non va?
Alla fine ti accorgi che i 19 relatori chiamati a intervenire in un convegno dedicato alla "educazione economico-finanziaria dei ragazzi dai 14 ai 18 anni come chiave per migliorare il futuro del Paese"... sono tutti uomini. E allora questa immagine diventa la più immediata rappresentazione grafica di una società e della sua contraddizione.
Pensi al suono sordo di una parola vuota che fa belli i governi e rimbalza arrogante nei discorsi della politica: rinnovamento. Perché è vero, le donne per fortuna ora sono in Parlamento, al governo, nei gruppi dirigenti dei maggiori partiti e nei vertici delle società pubbliche, ma al di là di presenze dall'indubbio valore simbolico esiste ancora una ormai intollerabile discriminazione di genere. Per un Paese che cerca di proiettarsi nel futuro libero da vecchie zavorre culturali non essere in grado di valorizzare le competenze delle donne è un imperdonabile segno di arretratezza.
à così che ti scopri a pensare: bene, anche se il superamento delle barriere culturali non può essere garantito per legge, ben vengano le quote rosa ad assicurare, nei posti chiave della politica, dell'economia o dell'istruzione, una visione del mondo più vicina alla complessità della vita. Perché qui non si tratta di una rivendicazione astratta di potere. Si tratta del diritto di prendere decisioni per migliorare le condizioni del presente e immaginare un futuro. Ecco, non lasciamo che a decidere sia solo il testosterone!
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