antonio scurati

IL VIZIO DEL LIBERO PENSIERO - ANTI-TABAGISTI INCALLITI SCRIVONO INCAZZATI AL "CORRIERE" CONTRO L'ARTICOLO PRO-SIGARETTE DI SCURATI: "IL FUMO PASSIVO FA MALE ANCHE ALL'APERTO, I DIVIETI SERVONO AL BENE DI TUTTI" - LO SCRITTORE LI RIMETTE A POSTO: "QUI CI SONO IN GIOCO L'AUTOCOSCIENZA, LO SPIRITO CRITICO E LE LIBERTÀ PERSONALI. MI RIBELLO ALL'IDEA CHE MILANO DEBBA PROIBIRE I PIACERI DELLA VITA. PROPRIO OGGI IL VERO TEMA È..."

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1 - ECCO I MOTIVI MEDICI PER VIETARE IL FUMO (ANCHE ALL'APERTO)

Roberta Boffi, Silvano Gallus, Fabrizio Faggiano, Paolo D'Argenio, Giuseppe Gorini, Giovanni Viegi, Vincenzo Zagà, Maria Sofia Cataruzza, Silvio Garattini per il "Corriere della Sera"

 

ANTONIO SCURATI

Caro direttore, abbiamo letto con stupore e rammarico l'intervento del 24 gennaio intitolato «Un divieto ipocrita, fumerò all'aperto (senza disturbare)» di Antonio Scurati, stimato giornalista e scrittore.

 

L'articolo critica la recente introduzione, da parte del Comune di Milano, del divieto di fumare all'aperto a meno di 10 metri di distanza dagli altri, per ora soltanto alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi e negli stadi e, dal 2025, in tutta la città.

 

Non si tratta per noi medici e ricercatori impegnati nella lotta al tabagismo di una grande novità: siamo abituati da decenni a dover fronteggiare le campagne diffamatorie delle multinazionali del tabacco - e dei loro sostenitori e simpatizzanti - rivolte a screditare i nostri studi e i conseguenti adeguamenti legislativi in tema di fumo passivo e dei suoi danni alla salute.

 

antonio scurati 3

Ricordiamo bene, per esempio, gli articoli di giornalisti contrari all'approvazione della legge Sirchia, ormai una delle più amate e rispettate tra i non fumatori ma anche tra i fumatori stessi. Sono passati più di 15 anni e ci ritroviamo a dover difendere un altro illuminato decisore politico che tenta di cambiare in meglio la salute dei cittadini.

 

Siamo sorpresi che la firma dell'editoriale sia di Antonio Scurati, un uomo che ha avuto un ruolo di innovatore civile, impegnato nella cura dell'anima del Paese, e che riteniamo indipendente da qualsiasi conflitto di interesse.

 

divieto di fumo a milano

Ci spiace soprattutto che il Corriere della Sera, dopo il bell'articolo - molto dettagliato e ben documentato - di Gianni Santucci del 20 gennaio sul fumo passivo outdoor («Picchi di polveri alle fermate dei bus. Stretta salutare: Milano sia capofila»), abbia sentito l'esigenza di suggerire che il nuovo divieto sia una norma non solo «ingiusta» ma addirittura «ipocrita» e «ridicola».

 

milano stop al fumo all'aperto

Al contrario, noi che da decenni ci occupiamo di controllo del tabagismo sosteniamo con forza questa nuova politica ambientale che parte da Milano, ma che si è già estesa ad altre città, come Firenze. Auspichiamo, anche, che possa essere adottata a livello nazionale e possa ispirare, come fece la legge Sirchia, altri Paesi in Europa e nel mondo.

 

milano stop al fumo all'aperto

Questo perché siamo ben consci delle evidenze scientifiche. È utile ricordare, infatti, che il fumo passivo è un agente cancerogeno del gruppo 1 (quindi certamente cancerogeno per l'uomo) secondo quanto stabilito dall'Agenzia Internazionale della Ricerca sul Cancro (Iarc) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

 

È stato inoltre dimostrato, anche da alcuni studi dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che le concentrazioni di polveri fini e ultrafini liberate nell'ambiente dal fumo passivo di una singola sigaretta sono superiori a quelle degli scarichi di autovetture diesel e benzina.

 

milano stop al fumo all'aperto

È importante pertanto che i più di 11 milioni di italiani che ancora fumano siano ben consci che il loro consumo annuo di 65 miliardi di sigarette contribuisce significativamente all'aumento dell'inquinamento ambientale, indipendentemente da dove si fuma.

 

Senza retorica, il fumatore non può essere considerato un capro espiatorio, è la vittima di una dipendenza psicofisica indotta dall'industria del tabacco che, statisticamente, lo può portare a una morte anticipata mediamente di 10 anni.

 

vittorio feltri fuma una sigaretta 3

Settanta anni di ricerca e decine di migliaia di studi scientifici hanno dimostrato come il fumo, attivo e passivo, non solo provochi più di 80 mila morti ogni anno solo in Italia, ma sia causa di una disabilità che incide sulla qualità della vita. Fortunatamente, il fumo di tabacco non si considera più un «inestirpabile vizio»; si può smettere e oggi, con l'aiuto di supporti psicologici o farmacologici, è ancora più facile.

 

E non può valere l'argomento, citato da Scurati, che Milano e tutta la Pianura Padana sono una delle zone più inquinate di Europa, per sostenere l'inutilità di un provvedimento del genere. Anzi, vale il ragionamento contrario: proprio perché abbiamo a che fare nello stesso luogo con i due più importanti fattori di rischio ambientali, dobbiamo fare il massimo per contrastare entrambi, raccogliendo l'appello lanciato dall'Oms nell'ottobre 2018 ad agire su scala globale contro l'inquinamento atmosferico, responsabile di oltre 7 milioni di morti anticipate all'anno nel mondo.

 

milano stop al fumo all'aperto

Lo sappiamo, quando si parla di prevenzione e promozione della salute i divieti non bastano. Soprattutto i divieti irritano quando li interpretiamo come privazione di un diritto ad una scelta che, nel caso del fumo, sembra libera. Ma spesso sono necessari per il bene di tutti. E sulla libertà del singolo fumatore deve sempre prevalere il diritto alla salute pubblica oltre che il rispetto delle categorie più sensibili, come i malati di patologie respiratore, cardiache e oncologiche, gli anziani, i bambini e le donne in gravidanza.

 

2 - RISPETTO LE REGOLE MA STA SPARENDO LA NOSTRA LIBERTÀ

Antonio Scurati per il "Corriere della Sera"

 

antonio scurati

Fumare fa male alla salute, molto male alla salute. Non c'è alcun dubbio su questo. Oggi lo sanno perfino i bambini, anzi, soprattutto i bambini (qualunque fumatore con figli in età infantile, costantemente costretto sulla difensiva dagli assalti censori della propria prole, potrà confermarlo).

 

Noi tutti dobbiamo, per questo motivo, gratitudine ai medici e ricercatori da anni impegnati in campagne di sensibilizzazione sui rischi del tabagismo. Io per primo, colpito dalla loro garbata reprimenda, voglio pubblicamente ringraziarli per il loro prezioso lavoro di cura, ricerca e educazione sanitaria.

 

antonio scurati vince il premio strega foto di bacco

Io sono un vizioso fumatore gaudente ma mi auguro che proprio grazie al loro lavoro le mie figlie non considerino mai la sigaretta come un piacere.

 

Sono, però, sicuro che tutti loro, pur deprecando il vizio del fumo, non disdegnino il vizio del libero pensiero. E, allora, mi consentiranno di far notare che il mio intervento - che è stato pubblicato su mia iniziativa - non era un articolo sulla nocività del fumo per il fumatore (argomento fuori discussione oramai da anni) ma un articolo sulla libertà dell'individuo, sempre più minacciata da nuove, sottili forme di coercizione e dunque quanto mai bisognosa di un nuovo pensiero.

 

antonio scurati vince il premio strega 2019 foto di bacco (1)

Spostare il ragionamento dalla controversa questione riguardante la libertà dell'individuo all'evidenza scientifica della nocività del fumo significa rinunciare a misurarsi con la prima, liquidando chiunque la ponga come un nemico della scienza e della salute pubblica.

 

Niente affatto, esimi scienziati. Io ho molto a cuore la salute pubblica e sono un seguace della scienza. Non meno, però, di quanto lo sia della coscienza e, soprattutto, dell'autocoscienza. Lo spirito critico, essenza del pensiero occidentale, da cui scaturisce anche la gloriosa impresa scientifica, mi spinge dunque a dubitare dell'informazione scientifica quando affermi che «le concentrazioni di polveri fini e ultrafini liberate nell'ambiente dal fumo passivo di una singola sigaretta sono superiori a quelle degli scarichi di autovetture diesel e benzina».

 

antonio scurati foto di bacco

Perdonatemi ma si tratta di un'affermazione talmente vaga e tendenziosa (quante autovetture? su quale durata di emissioni? a che distanza dal fumatore si calcola la passività?) da suonare come una di quelle scorciatoie retoriche che si propongono non di formare ma di supplire alla coscienza dell'individuo.

 

Soprattutto mi rifiuto di considerarmi come «vittima di una dipendenza psicofisica indotta dall'industria del tabacco» e come «gravato da una disabilità che incide sulla qualità della vita». Questa, consentitemelo, è una visione che relega l'individuo in una sorta di perenne stato di minorità e che, dunque, autorizza lo Stato, la Scienza o il Comune di Milano a esautorarlo della sua facoltà di decidere in piena coscienza se fumare o meno, se sorbirsi un whiskey o meno, se mangiare il gorgonzola (sommo piacere, apportatore, purtroppo, di colesterolo) o meno.

 

scurati

Insomma, ciò su cui invitavo a riflettere è che il fumo di una sigaretta, proprio in virtù della odierna consapevolezza, non è espressione di una sorta di deficienza ma atto di piacere sovrano. Una piccola ma preziosa forma di sovranità che chiama in causa la fondamentale questione della libertà individuale.

 

Gentili lettori, io non ho mai scritto di volermi ribellare alle regole di elementare civismo che proibiscono di fumare alle pensiline dei mezzi pubblici o in qualsiasi altro luogo che obblighi un non fumatore e sorbirsi il mio fumo passivo. Ci mancherebbe altro!

 

Antonio Scurati

Mi ribello, però, all'idea che l'intera città di Milano, per liberarsi dalla cappa di smog che l'opprime debba liberarsi anche di me (e di quelli come me) e, soprattutto, mi ribello all'idea che Milano, per guadagnarsi un futuro ecologico, debba rinunciare alla libertà individuale e ai piaceri della vita.

 

La mia libertà finisce dove inizia quella altrui. Sono pienamente d'accordo. Anche questo, oggi, per fortuna, lo sanno pure i bambini. Proprio oggi, però, in queste nostre vite sempre più avviluppate in una rete di proibizioni, prescrizioni, obblighi, vincoli e profilassi che ci stringono da ogni lato, il vero tema non è dove finisca la libertà ma dove cominci.