DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Antonio Bravetti per “La Stampa”
Nuovo attacco alla legge 194. Da Genova, durante un comizio elettorale, Giorgia Meloni dice: «Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l'aborto sia l'unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto, ma aggiungendolo». Il diritto a non abortire? Intervistata da La7, la leader di FdI spiega: «Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla. Voglio applicare integralmente, do you know applicare?, anche la parte sulla prevenzione, che significa aggiungere diritti. Vorrei dare un'alternativa a chi ad esempio abortisce per ragioni economiche».
A Pd e +Europa, però, suona diversamente. «Dopo l'America trumpiana e l'Ungheria di Orban, l'offensiva sulla 194 da parte di Fratelli d'Italia parte stasera. Ecco cosa è in gioco il 25 settembre», dice il deputato Filippo Sensi, ricandidato al Senato per il partito di Enrico Letta. «L'idea qui in Italia è che bisogna partorire con dolore e abortire sotto tortura - ragiona Emma Bonino - e credo che Giorgia Meloni, che ha questa ideologia Dio-patria-famiglia, qualora dovesse vincere non metterà in discussione la legge 194, ma spingerà per non farla applicare».
Nei giorni scorsi diverse cantanti, attrici e donne dello spettacolo hanno alzato la voce contro l'ex ministra della Gioventù. Ieri si aggiunta Chiara Ferragni. A fine agosto aveva criticato Fratelli d'Italia sull'aborto negato nelle Marche. Questa volta Ferragni condivide un post di "apriteilcervello", profilo che si definisce «antifascista, antirazzista e support Lgbt+», dove si legge: «I partiti di Salvini, Meloni, Berlusconi sono gli stessi che poche settimane fa al Parlamento europeo hanno votato contro una risoluzione che chiedeva di condannare l'abolizione del diritto di aborto negli Stati Uniti».
Di qui, l'appello: «Fate sentire la vostra voce il 25 settembre». Ora Meloni prova a rassicurare l'elettorato femminile: «Leggo appelli alle donne perché non votino Giorgia Meloni, toglierebbe diritti alle donne. Ma nessuno dice quali. Il diritto all'aborto, al divorzio, a lavorare? No. A cosa? A mettersi lo smalto?».
Tutt' altro, assicura: «Abbiamo nel programma un'infinità di provvedimenti per non dover scegliere tra avere un bambino o un lavoro».
Bonino allarga lo sguardo oltre i confini, ai modelli della destra italiana, e avverte: «Tra chi abolisce l'aborto attraverso la corte costituzionale, come Trump, e chi con altri mezzi come in Polonia, noi abbiamo scelto la terza via: non applichiamo la legge. Ci sono intere regioni dove la legge 194 non esiste, perché i ginecologi sono tutti obiettori. Parlo delle Marche, governate da Fratelli d'Italia, ma non solo.
In Ungheria oggi a Orban è venuta fuori l'idea di far sentire il battito cardiaco del feto, magari Meloni lo copierà. Ma non credo che Meloni metterà in discussione la 194: penso che lo farà in modo più subdolo e quindi più difficile da contrastare».
giorgia meloni durante il confronto con letta
2 - UNGHERIA CHOC SULL'ABORTO OBBLIGATORIO PER LE DONNE ASCOLTARE I BATTITI DEL FETO
Daniel Mosseri per “il Giornale”
L'aborto in Ungheria resta legale ma la donna che richiederà un'interruzione di gravidanza dovrà obbligatoriamente ascoltare il battito del cuore dell'embrione che porta in grembo. Solo in seguito i medici potranno praticare l'aborto.
Lo ha deciso il governo del primo ministro conservatore Viktor Orbán annunciando che la novità entrerà in vigore dal 15 settembre. L'annuncio ha provocato la reazione delle associazioni per la tutela di diritti umani e delle femministe nel paese magiaro. «È un passo indietro preoccupante, un brutto segnale», ha dichiarato Aron Demeter, portavoce di Amnesty International Ungheria, all'agenzia di stampa francese Afp, osservando che questa novità «non porta a nulla, ma traumatizzerà ulteriormente le donne, esercitando ulteriori pressioni su chi si trova già in una situazione difficile».
In Ungheria le interruzioni di gravidanza sono legali dal 1953, quando l'aborto venne introdotto dal regime socialista: la donna può abortire fino alla 12esima settimana di gravidanza ma anche più avanti nei casi in cui si temano complicanze per la sua salute oppure per riscontrate gravi malformazioni del nascituro come l'anencefalia.
Fautrice dell'ascolto del battito cardiaco è Dóra Dúró, deputata classe 1987 del partito di estrema destra Mi Hazánk Mozgalom (Movimento Nostra Patria). Madre di quattro figli, sposata con un deputato dello Jobbik, un partito accusato in passato di connivenza con il neonazismo, nel 2010 Dóra Dúró era la più giovane deputata al Parlamento ungherese.
Nel corso degli anni lo Jobbik ha lentamente rinnegato le sue iniziali posizioni nazionaliste, populiste ed euroscettiche. Quando nel 2018 il partito ha espulso il suo vicepresidente László Toroczkai per le sue tirate contro la minoranza rom, Dúró lo ha seguito: insieme hanno fondato il Movimento Nostra Patria e lei è diventata la prima nemica di quella che chiama «la lobby lgbt». Su Facebook Dúró ha salutato la firma dell'emendamento da parte del ministro degli Interni Sandor Pinter scrivendo: «In un Paese cristiano degno di questo nome la legge sull'aborto non è scolpita nella pietra: riscriviamo la storia!».
giorgia meloni con viktor orban
Da parte sua il ministro Pinter ha affermato che «quasi due terzi degli ungheresi associano l'inizio della vita di un bambino al primo battito del cuore». Dall'opposizione la deputata Timea Szabo ha espresso amarezza: «Il governo ungherese sta vietando l'aborto senza consultare le donne». La decisione del governo ha una chiara impronta politica ma nel mondo scientifico c'è chi contesta la sensatezza del provvedimento osservando che prima delle 12 settimane è improprio parlare di «battito cardiaco fetale».
Al contrario, i medici ungheresi dovranno mettere per iscritto che alla donna incinta è stato presentato «il fattore che indica il funzionamento delle funzioni vitali del feto in modo chiaramente identificabile». Uno strumento di forte pressione psicologica in linea con le politiche pro-famiglia e pro-vita di Orbán: l'articolo 2 della nuova costituzione ungherese introdotta nel 2012 da Fidesz, il partito del premier, stabilisce che «la vita del feto va protetta sin dal concepimento». L'anno prima il governo di Budapest era stato criticato dall'allora Commissaria Ue alla Giustizia Viviane Reading per aver utilizzato 416,000 euro in fondi Ue per finanziare una campagna di poster contro l'aborto. «Questa campagna è contraria ai valori europei», affermò Reading sollecitando la restituzione dei fondi «il prima possibile».
viktor orban e giorgia meloni atreju 2019GIORGIA MELONI VIKTOR ORBANchiara ferragni 6GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN
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