DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell’articolo di Raimondo Bultrini per “la Repubblica”
[…]Per quarant' anni Tenzin Geyche Tethong ha vissuto letteralmente all' ombra del XIV Dalai Lama che i tibetani chiamano Kundun, la Presenza. Dal 1977 al 2007 è stato il suo segretario privato nonché per un lungo periodo ministro del governo tibetano in esilio, esperienza condensata nel libro “Il Dalai Lama. Un santo dei nostri giorni” […]
[…] «Nessun altro posto come l' India avrebbe potuto ospitare e aiutare più di 100mila profughi, nonché preservare la nostra cultura buddhista. […] I nuovi conflitti sugli attuali confini tibetani tra Cina e India sono la prova che fummo le prime vittime della politica di continua espansione di Pechino e del fatto che nessuno può fidarsi di loro».
Che cosa intende?
«[…] Nehru aveva creduto alle false promesse di cooperazione dei comunisti finché nel 1962 non è scoppiata la prima guerra di frontiera. Lo stesso Narendra Modi ha incontrato in amicizia Xi Jinping per ben 17 volte. Ma basta guardare a cosa è accaduto ai musulmani Uiguri nello Xinjiang, alla Mongolia invasa dai coloni Han o ai cinesi di Hong Kong. Immagini le cose terribili che ancora succedono in Tibet».
Ci sono però anche nuove infrastrutture, case, strade...
«Certo, ma non c'è libertà religiosa né civile, sono tutti sotto sorveglianza, privati delle terre e deportati. […] Col potere politico militare è cresciuta l'arroganza e la situazione è sempre peggiore, un monito per tanti altri Paesi "comprati" da Pechino come in Africa o Sudamerica. Perfino per la vostra Italia! Vede, l'unica speranza è che la Cina diventi una democrazia. Non so se sarà mai possibile, ma come Sua Santità sono rimasto impressionato dal crescente numero di dissidenti cinesi […]».
In alcune delle sue prime missioni all'estero, ha accompagnato il Dalai in Vaticano a incontrare Paolo VI prima e Giovanni Paolo II poi.
«Sì e ho visto nascere un'amicizia profonda con il pontefice polacco che lo ricevette ben otto volte, forse perché paragonava la situazione del Tibet a quella della sua terra sotto occupazione nazista e russa. Ora papa Francesco rifiuta di ricevere il nostro leader perché sta trattando con Pechino il riconoscimento dei vescovi di Roma […] Sono certo che in cuor suo conosce e sostiene la nostra causa». […]
REPRESSIONE CINESE IN TIBET REPRESSIONE CINESE IN TIBET
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