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VON DER LEYEN VEDE NERO – TANTI SALUTI ALLA “MAGGIORANZA URSULA”: IL PARTITO POPOLARE EUROPEO HA VOTATO INSIEME ALLA DESTRA E ALL’ESTREMA DESTRA (DAI CONSERVATORI DI MELONI AI PATRIOTI DI LE PEN E SALVINI, FINO AI SOVRANISTI DI AFD), IL COSIDDETTO “OMNIBUS I”, LA SEMPLIFICAZIONE DELLE REGOLE GREEN A CARICO DELLE AZIENDE – I SOCIALISTI PROTESTANO MA NON VANNO ALLA ROTTURA: “CI RAMMARICHIAMO CHE IL PPE ABBIA DECISO DI USCIRE DALLA MAGGIORANZA FILOEUROPEA PER UNIRE LE FORZE CON GLI SCETTICI SUL CLIMA E GLI EUROSCETTICI DELL’ESTREMA DESTRA...”
Estratto dell’articolo di Francesca De Benedetti per “Domani”
ursula von der leyen discorso sullo stato dell unione 1
È la tempesta perfetta contro l’Europa. Travestito con un nomignolo che pare fatto apposta per passare inosservato all’opinione pubblica, «omnibus», respingente e insidioso quanto un «milleproroghe», è in corso un attacco a regole e diritti europei conquistati dalla società civile con anni di battaglie.
E l’attacco, a dispetto della retorica di Ursula von der Leyen, viene da dentro, dal centro dell’Ue: è la sua famiglia politica, i Popolari europei, a cooperare con l’estrema destra – Meloni, Orbán, Le Pen, Conservatori, Patrioti – pur di abbattere la vecchia architettura con la massima potenza.
URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI - VERTICE SUL PIANO MATTEI PER L AFRICA - FOTO LAPRESSE
Questo giovedì il Ppe, il cui leader Manfred Weber collauda alleanze tattiche con la destra estrema dal 2021 con i Conservatori meloniani, lo ha esibito come un trofeo: «Siamo persino andati oltre la proposta della Commissione» (parole di Jörgen Warborn, titolare del dossier). Andati oltre nell’erodere la responsabilità socio-ambientale d’impresa. Andati oltre per «facilitare la vita al business». Su questo, la saldatura tra destre è completa.
[…] Già a gennaio – quando Trump si era appena reinsediato – la presidente ha annunciato, nell’ambito di una “Bussola per la competitività”, «uno shock di semplificazione» che ricalca le richieste di BusinessEurope, la confindustria europea. «Shock» che invece di seguire l’iter democratico tradizionale, trasparente, con studi di impatto e consultazioni democratiche, viene realizzato attraverso l’uso sistematico (dunque l’abuso) degli «omnibus»: colpi di spugna sulle regole che già ci sono, che a furia di cancellare restituiscono una diversa Unione.
Assieme alla «riduzione degli obblighi di rendicontazione per le aziende» – obiettivo che muove il «sustainability omnibus» votato questo giovedì dall’aula – von der Leyen lancia un cambio di direzione: dall’Ue dell’antitrust e delle regole per una libera concorrenza, a un’Ue dello «scale up», della concentrazione industriale.
[…] L’assunto meloniano – che non si debba «disturbare» chi produce – è assunto su scala europea oggi da von der Leyen: una brusca retromarcia rispetto ai suoi esordi a Bruxelles, quando la saldatura con le estreme destre era distante.
Nel 2020, agli inizi del suo primo mandato, era stata Ursula von der Leyen a intestarti l’iniziativa sulla “corporate due diligence” che oggi vuole annacquare; era la sua Commissione a dire che se un’azienda vuole avere accesso al mercato europeo, deve farsi carico di verificare il proprio impatto su persone e ambiente lungo tutta la catena di valore, subappalti e sussidiarie inclusi.
VIKTOR ORBAN - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Oltre 700 organizzazioni, sindacati, ong, si erano spesi per un’iniziativa simile. E nonostante già allora ci fossero enormi pressioni da governi e corporation, Bruxelles aveva concordato: affidarsi a iniziative volontarie non bastava. Oggi von der Leyen dichiara «un’urgenza» l’erosione di quelle regole che hanno appena visto la luce dopo un lavoro interistituzionale impegnativo.
Il primo «omnibus», presentato a febbraio, è quello sul quale questo giovedì si è espresso l’Europarlamento. Per la verità un primo voto c’era già stato, ma il Ppe – dopo aver piegato i socialisti a un accordo minacciando di votare una versione ancor più estrema con le altre destre – ha sfruttato il voto segreto (chiesto dai Patrioti) per vederlo saltare, rompere la “piattaforma Ursula” e presentarsi al secondo voto, quest’ultimo, con una proposta oltranzista approvata assieme alle estreme destre.
I Popolari rivendicano sempre più esplicitamente quella che è la loro tattica da anni ormai: fare da registi di maggioranze, restare in quella tradizionale dove conviene ma andare più a destra se «serve a raggiungere i nostri obiettivi» (Warborn dixit). Le estreme destre – inutile dirlo – esultano.
Il piano “omnibus”
donald trump e ursula von der leyen
L’«omnibus 1» è il test politico di una lunga serie: mercoledì sarà presentato il «digital omnibus», nel quale la Commissione infilerà attacchi al neonato AI Act (sull’intelligenza artificiale) prima ancora che abbia iniziato a dispiegare i suoi effetti; e prenderà di mira la protezione della privacy, quel Gdpr nato (anch’esso con mille battaglie della società civile) in reazione al DataGate e alla sorveglianza di massa, e che ultimamente pure Mario Draghi ha preso di mira pubblicamente.
Nel caso delle regole tech è particolarmente evidente quanto autosabotarle sia in linea con i ricatti trumpiani: dopo la stretta di mano d’estate in Scozia, Trump vantò un attacco alle regole europee che almeno formalmente Bruxelles ha dovuto rinnegare; perché «siamo noi a decidere delle nostre regole», per citare i portavoce della Commissione.
[…]
URSULA VON DER LEYEN MANFRED WEBER
È in questo contesto che il Ppe ha rivendicato di aver ottenuto, col voto di giovedì, una posizione «che va oltre quella della Commissione ed è più in linea con quella dei governi». Una volta gli eurodeputati erano orgogliosi della propria autonomia, oggi la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola (eletta con le destre estreme) assicura che il Consiglio avrà quel che si aspetta.
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