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Il dossier Renzie se lo è fatto preparare nei giorni scorsi e sulla cartellina che lo contiene porta il titolo “Election Day”. I tecnici di Palazzo Chigi hanno risposto a tempo di record alla richiesta del premier che voleva sapere se si può votare in primavera accorpando le politiche alle regionali e la risposta è stata affermativa. Basta fare un decreto e a maggio – questo il mese che sarebbe preferito da Renzie – si andrebbe alle urne nello stesso finesettimana per eleggere nuove Camere, sette consigli regionali (Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Puglia) e centinaia di sindaci in giro per l’Italia.
L’opzione “voto anticipato”, insomma, è lì sul tavolo di Renzie in bella mostra. Nelle ultime settimane era sembrata allontanarsi, sulla base di una considerazione che preoccupava il premier: la crisi economica non molla e i suoi consensi sono in calo. Così, nella sua mente, la data delle prossime politiche era spostata non prima del 2016. Ma adesso le cose sono cambiate e domenica, in Emilia, è suonato un campanello d’allarme. L’astensione organizzata dalla Fiom, se non addirittura da tutta la Cgil, ha fatto capire a Pittibimbo che a sinistra qualcosa di pericoloso si sta muovendo. E così ha ricominciato a pensare al voto in primavera per non dare tempo di organizzarsi a una nuova entità della sinistra.
silvio berlusconi occhiali da sole
Silvio Berlusconi, che non vuole le urne, ha capito l’antifona e s’aggrappa all’Italicum: vorrebbe prima scegliere il nuovo presidente della Repubblica (che gli deve dare la grazia) insieme a Renzie, e poi dare il via libera alla legge elettorale. L’inquilino di Palazzo Chigi vuole esattamente il percorso inverso e, come minaccia, fa sapere che è pronto ad approvare la legge elettorale entro dicembre anche da solo.
Viste però dal Quirinale, quelle di Renzie e Berlusconi sono due debolezze che tentano di unirsi. Re Giorgio non ha la minima intenzione di sciogliere anticipatamente le Camere. Anche perché sarebbe una violazione del suo semestre bianco di fatto. La Costituzione vieta al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato e anche se la presidenza Napolitano scade nel 2020, è noto che finirà volontariamente nei prossimi mesi. Oltre a tutto, Re Giorgio è ancora indispettito per come Renzie ha gestito la nomina del nuovo ministro degli Esteri.
Nella mente del premier, dunque, ci sono l’approvazione della legge elettorale per gennaio massimo, la scelta di un nuovo capo dello Stato più “malleabile” entro febbraio e le elezioni a maggio con la scusa di un qualunque incidente parlamentare. Un percorso non facile, anche perché nessuno sa ancora quando Napolitano si dimetterà.
P.S.: in queste settimane di grandi trattative intorno al Patto del Nazareno e non solo è stato notato il grande attivismo di Gianni Letta su Palazzo Chigi. L’ambasciatore di Silvio Berlusconi va a trovare Luca Lotti praticamente ogni settimana e gira per gli uffici che ha governato per anni a salutare questo e quello.
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