DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Giampaolo Cadalanu per "la Repubblica"
La fama di spregiudicato Bernie Ecclestone l'ha sempre avuta. E forse un po' di pelo sullo stomaco era necessario perché un ex venditore di auto usate trasformasse la Formula Uno in una macchina per produrre soldi. Ma per i giudici del tribunale di Monaco, l'82enne imprenditore britannico è andato più in là della normale disinvoltura negli affari. L'accusa è pesante: Ecclestone avrebbe pagato fra il 2006 e il 2007 una tangente di 44 milioni di dollari a Gerhard Gribkowsky, ex responsabile Rischi della banca tedesca Bayerische Landesbank, perché questi favorisse la cessione di una quota dei diritti di F1, allora in mano all'istituto, a un nuovo socio, la società finanziaria Cvc, con base nel Regno Unito.
Incassato il pagamento, Gribkowsky avrebbe «restituito il favore», pagando una commissione pari a 41,4 milioni di dollari e altri 25 milioni alla Bambino trust, anch'essa legata al manager inglese. «Una commissione meritata», replica Ecclestone, «perché avevo fatto un ottimo lavoro».
L'esistenza del pagamento non è in discussione: l'anno scorso la giustizia tedesca ha condannato il banchiere a otto anni e mezzo di carcere perché aveva incassato la somma senza dichiararla. In quell'occasione Ecclestone era stato chiamato a Monaco per testimoniare. Dopo la deposizione, era tranquillamente risalito sul suo jet privato, per assistere a un Gp. Ma la Procura, che aveva aperto un fascicolo su di lui già nel 2011, si era riservata il diritto di incriminarlo. Oggi Ecclestone non nega il pagamento, ma sostiene di essere stato costretto: non sarebbe stata corruzione. «Non ho fatto nulla di illegale», dice.
La Procura invece è convinta che sia stato proprio il magnate, con il suo charme e la sua eleganza, a spingere il banchiere al crimine. Adesso la via d'uscita per Ecclestone si restringe. Dovrebbe convincere i giudici di essere stato un ingenuo e non aver capito che Gribkowsky, dipendente di una banca statale, non poteva accettare denaro. Ma l'idea di considerarlo ingenuo sembra estranea alla Procura, che possiede le dichiarazioni in cui Ecclestone si rivolge a Gribkowsky definendolo «funzionario pubblico».
Per il «supremo» le prospettive sono sgradevoli: in teoria potrebbe anche finire dietro le sbarre. Ma se la sua età dovrebbe potergli evitare l'umiliazione del carcere, una eventuale condanna segnerebbe la fine del suo regno incontrastato sulla Formula Uno, che dura da oltre tre decenni. Per il momento, le accuse dei giudici rimettono in discussione la programmata quotazione della Formula Uno alla borsa di Singapore, prevista per fine anno.
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