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Anna Zafesova per “la Stampa”
Giochi di guerra nei cieli europei: nelle ultime 48 ore i caccia militari russi hanno sconfinato almeno 26 volte nello spazio aereo europeo. Un numero di incursioni senza precedenti che ha costretto la Nato ad alzare in volo diverse volte i propri caccia per intercettare gli intrusi, e l’Alleanza Atlantica avverte che ci potrebbero essere «rischi per l’aviazione civile».
Faccia a faccia ad alta quota tra top gun russi e occidentali si sono succeduti per tutta la giornata di ieri: alle 3 del mattino i radar Nato hanno segnalato una formazione di otto velivoli, quattro bombardieri Tupolev-95 («Bear» nella classificazione Nato) e quattro aerei da rifornimento Ilyushin-78. Intercettati dall’aviazione norvegese nello spazio aereo internazionale, sei intrusi hanno fatto ritorno verso la Russia, mentre due bombardieri hanno proseguito verso il mare del Nord e poi l’Atlantico, fino alle coste del Portogallo, seguiti prima dai Typhoon inglesi, poi dagli F-16 portoghesi.
Mentre nel pomeriggio la caccia agli aerei russi era ancora aperta nel Nord Europa, un’altra squadriglia di due bombardieri Tupolev-95 e due caccia Sukhoi-24 è stata intercettata sopra il Mar Nero dall’aviazione militare turca. Quasi contemporaneamente l’allarme aereo è suonato sopra il Mar Baltico, dove c’è stata l’apparizione più massiccia dei russi: sette caccia, due Sukhoi-34, due Sukhoi-24, un Sukhoi-27 e due Mig-31, intercettati e identificati dagli F-16 portoghesi decollati dalla Lituania.
La stessa squadriglia martedì aveva già messo in allarme mezza Europa, facendo decollare a turno gli intercettori Typhoon tedeschi e danesi, e anche i caccia della Svezia e della Finlandia, che non fanno parte della Nato. Dall’inizio dell’anno la Nato ha intercettato sopra l’Europa un centinaio di aerei militari russi, il triplo del 2013, senza contare sorvoli a distanza ravvicinata fatti dai caccia di Mosca contro le navi americane e incursioni nello spazio aereo giapponese.
Una vecchia tattica della guerra fredda, con obiettivi tra lo spionaggio e la provocazione, riesumata negli ultimi mesi tanto da aver costretto la Nato a triplicare la presenza dei suoi caccia nel Baltico.Lituania, Estonia e Lettonia sono membri dell’Alleanza ma non possiedono un’aviazione militare, e dopo l’annessione della Crimea sono i caccia e i piloti dei diversi Paesi Nato a pattugliare a turno la zona.
Una escalation «significativa e insolita», secondo l’Alleanza, che coincide con il rush finale del negoziato sul gas russo e con un’intensificazione dei movimenti delle truppe di terra russe nell’Est ucraino, in concomitanza con le «elezioni» indette dai separatisti filo-Mosca per il 2 novembre che il Cremlino ha già promesso di riconoscere.
Ma mentre i militari si chiedono se le squadriglie russe che infrangono lo spazio aereo occidentale siano il segnale di un nuovo conflitto, anche le autorità civili sono preoccupate: spesso i piloti di Mosca, per mantenere segreta la loro missione, non comunicano i loro piani di volo e staccano i transponder di bordo diventando invisibili ai radar civili.
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