DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Alessandro Di Matteo per “La Stampa” - Estratti
Luigi Zanda se ne intende di centro, come di Pd. È stato uno dei dirigenti della Margherita, è stato a lungo dirigente dei democratici, ma oggi è abbastanza scettico sulla possibilità di una versione 4. 0 del partito allora guidato da Francesco Rutelli.
«A me sembra che il centro esiste nella società ma non più nella politica. Nella società lo spazio c'è, ma per tramutarlo in un fatto politico servono leader».
Inoltre «i cattolici sono sparpagliati di qua e di là, metterli in un unico contenitore è impossibile».
I possibili leader non mancano: Sala, Ruffini. . .
«Ruffini ha fatto bella intervista, con la quale ha mostrato di avere la testa sulle spalle e ci ha fatto capire che deciderà lui cosa fare. Penso che sappia benissimo che un leader in democrazia non viene nominato dall'alto, ma lo diventa vincendo una battaglia politica. Fare il leader di un partito è un mestieraccio...»
Tanto più per chi fino a ieri era il direttore dell'Agenzia delle entrate...
«Non l'ho detto ma ci sta...».
Parlare del federatore mette anche in discussione la leadership di Schlein. Serve un "nuovo Prodi" come candidato premier?
«No, io penso che in una coalizione il posto di candidato primo ministro sia del leader del partito che ha più consenso. Il Pd mostra di avere una classe dirigente di qualità, Gentiloni ha fatto un'intervista da statista. Andrea Orlando ha rinunciato al Parlamento, azione nobile! » .
Schlein si tiene fuori dalle polemiche degli alleati e invoca l'unità. Ma si riesce a far convivere forze che vanno dal M5s ai centristi?
«Le coalizioni sono necessarie, ma mi preoccupa di sentir parlare troppo di alleanze futuribili e poco del progetto per l'Italia. È da incoscienti pensare di governare con una coalizione nella quale sulla politica estera convivono convinzioni opposte. Giusto che Schlein si dica "testardamente unitaria". Ma mi meraviglia non sentirla mai parlare di come ridurre la distanza la tra la politica estera del Pd e quella dei suoi principali alleati. Il Pd dovrebbe allearsi con forze che almeno sulla geopolitica la pensino allo stesso modo...».
ROMANO PRODI OSPITE DI SCUOLA DI POLITICHE
Sulla politica estera nemmeno dentro al Pd la pensano allo stesso modo. Bisogna escludere Avs, 5 stelle e un pezzo dei dem?
«Io non escluderei nessuno, ma penso che la questione vada affrontata, non rimossa. I partiti sono alleati, ma non parlano di esteri. È sbagliato, parlando forse una sintesi si trova. Non si può non parlare di guerra e di pace».
FRANCESCO COSSIGA E LUIGI ZANDA ernesto maria ruffiniluigi zanda foto di baccoluigi zanda foto di baccoluigi zanda foto di bacco
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