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ZELENSKY VIETA AGLI EX DIPLOMATICI DI ESPATRIARE E L’EX MINISTRO DEGLI ESTERI KULEBA, BRUSCAMENTE LICENZIATO UN ANNO FA, ATTACCA IL PRESIDENTE UCRAINO: “ZELENSKY E IL SUO ENTOURAGE NON VOGLIONO CHE NOI SI VADA ALL’ESTERO A DIRE COSE CHE LORO CREDONO POSSANO ESSERE CONTRARIE ALLA LINEA DEL GOVERNO. HO FATTO IL CALCOLO CHE SIAMO IN UNA VENTINA A ESSERE SOGGETTI A QUESTO PROVVEDIMENTO. IN CERTI AMBIENTI NEI PALAZZI DEL POTERE VIGE ANCORA LA VECCHIA MENTALITÀ SOVIETICA PER CUI SE VAI ALL’ESTERO DA LIBERO CITTADINO DIVENTI AUTOMATICAMENTE UN AGENTE CHE COMPLOTTA AI DANNI DELLO STATO”
Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
«Non avrei mai pensato che mi sarei trovato a dovere scappare dal mio Paese come un ladro nella notte», ci dice in tono preoccupato Dmytro Kuleba per telefono da Cracovia, dove è appena arrivato dopo un lungo viaggio in auto da Kiev. Il motivo formale è la sua attesa partecipazione a una conferenza tra pochi giorni in Corea del Sud.
Ma la fretta e la concitazione sono dovute al fatto che il governo Zelensky ha appena reso noto un decreto che vieta i viaggi all’estero per ex diplomatici come lui. Kuleba, che è stato ministro degli Esteri dal 2020 e un anno fa venne bruscamente licenziato dal presidente, ha saputo del decreto in tempo ed è riuscito a espatriare poche ore prima della sua entrata in vigore.
«Un decreto che non deriva dal fatto che la legge marziale dall’inizio della guerra vieta agli uomini in età di leva sino ai 60 anni di espatriare. In Ucraina gli ex diplomatici non hanno l’obbligo di fare i soldati. La verità è che Zelensky e il suo entourage non vogliono che noi si vada all’estero a dire cose che loro credono possano essere contrarie alla linea del governo. Ho fatto il calcolo che siamo in una ventina a essere soggetti a questo provvedimento. Io non credo di soffrire di manie di persecuzione, ma so per certo che questo decreto è rivolto a bloccare me e pochi altri», aggiunge Kuleba.
Per lui l’impossibilità di uscire dall’Ucraina rappresenta un danno grave. Da quando ha lasciato il ministero degli Esteri insegna Scienze Politiche a Parigi e negli Stati Uniti e viaggia di continuo per conferenze.
«Il mio salario dipende dall’estero. E comunque io in generale tendo a difendere il nostro governo. Ma in certi ambienti nei palazzi del potere vige ancora la vecchia mentalità sovietica per cui se vai all’estero da libero cittadino diventi automaticamente un agente che complotta ai danni dello Stato», dice ancora.
Così, il caso dell’ex ministro degli Esteri penalizzato riporta alla luce la questione della democrazia interna danneggiata dall’invasione russa, che limita per forza di cose il libero dibattito. […] Osserva Kuleba: «Se la sono presa con me perché ho pubblicamente condannato la volontà di Zelensky di censurare le due commissioni. Ed è un problema serio. […]Zelensky non ha il diritto di approfittarne per zittire qualsiasi voce diversa dalla sua».
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