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ZINGA, CHE PASTICCIONE – L’EX SEGRETARIO DEL PD, NICOLA ZINGARETTI, RISCHIA DI PERDERE IL SEGGIO ALL’EUROPARLAMENTO PER UN ERRORE DI DIGITAZIONE – IL SUO MANDATARIO ELETTORALE IN AUTUNNO HA SBAGLIATO A INVIARE LA MAIL CON ALLEGATO IL RENDICONTO OBBLIGATORIO SULLE SPESE E I CONTRIBUTI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE – NELLA MAIL SONO SALTATI UN PUNTO E UNA LETTERA. UN ERRORE GRAVISSIMO, SPECIE PER UN BIG COME ZINGARETTI CHE ALLE SPALLE HA TANTE ELEZIONI (E ALTRETTANTE “GAFFE”)
Estratto dell’articolo di Ilaria Proietti per “il Fatto quotidiano”
nicola zingaretti al parlamento europeo.
“Per un punto Martin perse la cappa”. Così iniziava la favoletta del frate ambizioso ma un po’ sgrammaticato, quella che veniva raccontata alle scuole elementari per insegnare ai bambini l’importanza della punteggiatura. “Per una lettera Nicola rischiò di perdere il seggio”, potrebbe invece essere la versione aggiornata, considerando l’ultima disavventura occorsa all’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il quale per un banalissimo errore di digitazione ora rischia di veder annullata la sua elezione a europarlamentare ottenuta alle Europee del 9 giugno 2024.
Il mandatario elettorale dell’ex presidente della Regione Lazio, infatti, lo scorso autunno ha sbagliato a inviare l’email con allegato il rendiconto sulle spese sostenute e dei contributi ricevuti durante la campagna elettorale.
Documento che ogni candidato – anche se non eletto – è obbligato a presentare al Collegio regionale di Garanzia presso la Corte d’Appello (in questo caso di Roma) entro 90 giorni dalla proclamazione degli eletti al Parlamento europeo.
Come Il Fatto ha potuto verificare, fino a pochi giorni fa (per la precisione il 15 aprile scorso) il collegio non aveva ricevuto alcuna documentazione da parte di Zingaretti così come quella di altri 27 candidati meno noti (e non eletti): tutti comunque destinati a ricevere la notifica di inadempienza che annuncia guai seri o serissimi.
Chi non presenta la rendicontazione entro la tempistica stabilita – il termine scadeva il 16 ottobre 2024 – rischia una sanzione pecuniaria di almeno 25 mila euro. Se l’inadempiente è risultato eletto, anche la decadenza nel caso non offra opportuna e tempestiva giustificazione. Ma come è potuto accadere?A quanto risulta al Fatto, il mandatario elettorale di Zingaretti avrebbe sì inviato la rendicontazione, ma a un indirizzo pec sbagliato.
O meglio, nella email sarebbero saltati un punto o una lettera. Un errore gravissimo, specie per un big come Zingaretti che di elezioni alle spalle ne ha tante. Va anche detto che l’indirizzo creato dalla Corte d’Appello, prot.collegioregionale.ca.roma@giustiziacert.it, si presta al refuso. Tuttavia è addirittura incredibile che nessuno, dopo l’invio, abbia controllato la posta e si sia accorto del messaggio di mancata ricezione o comunque di errato invio.
SUSANNA CECCARDI FA LE CORNA AI GUFI DOPO LA RIELEZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO
L’entourage dell’ex governatore del Lazio spiega a questo giornale che la documentazione era stata inviata per tempo, in un unico messaggio sia alla Corte d’Appello sia alla Camera dei deputati e che a quest’ultimo indirizzo il messaggio di posta elettronica è arrivato regolarmente. Il mandatario elettorale dell’europarlamentare, Enrico Barone, al momento si trova all’estero, dunque non è stato possibile ottenere copia dell’email per poter riscontrare la ricostruzione.
Tuttavia, lo staff di Zingaretti […] mconfida nel fatto che gli avvocati riusciranno a dimostrare la buona fede dell’ex segretario dem e a fargli conservare il seggio a Bruxelles. E che insomma il Collegio della Corte d’Appello (che tornerà a riunirsi a metà maggio) possa giustificare l’inadempimento e chiudere positivamente la procedura di verifica.
Come lo sperano anche altri big che hanno spuntato un seggio in Europa: il Collegio di garanzia elettorale presso la Corte di Appello di Roma (che è competente per le verifiche sui 180 candidati nella Circoscrizione Centro), ha avviato la procedura di contestazione anche nei confronti di Susanna Ceccardi della Lega, Salvatore De Meo di Forza Italia e Carlo Ciccioli di Fratelli d’Italia, i quali adesso dovranno fornire le pezze d’appoggio per dimostrare la correttezza delle loro rendicontazioni
Resta il fatto che il caso più clamoroso è quello di Zingaretti. Anche perché l’ex presidente del Lazio e il suo staff non sono nuovi a gaffe ad altissimo rischio. O almeno a voler considerare in questi termini il caso mascherine: ad aprile 2020, in piena emergenza Covid, la Regione Lazio aveva anticipato 11 milioni di euro – sui 35 milioni totali – a una piccola società di illuminazione per l’acquisto, in Cina, di oltre 7 milioni di dispositivi di protezione, arrivati a destinazione solo in minima parte e quando ormai il momento peggiore della pandemia era superato.
Per quella vicenda Zingaretti e l’allora capo della Protezione civile regionale sono stati indagati dalla Corte dei Conti per un presunto danno erariale di 11,7 milioni di euro, dato che la Regione nella fretta sottoscrisse anche delle polizze assicurative non valide.
nicola zingaretti elly schlein
E non è tutto. Tra il 2023 e il 2024 fu la Procura di Roma a indagare su un’altra vicenda – conclusa con un proscioglimento pieno – legata ad alcune false presenze di Zingaretti in Consiglio regionale durante il periodo in cui era anche segretario del Pd: in 38 occasioni il suo staff lo fece segnare presente alla Pisana nonostante si trovasse in riunioni o comizi di partito in altre regioni italiane.
“Nicola Zingaretti non è stato iscritto nel registro degli indagati soltanto perché tutti gli indagati (suoi sottoposti) non hanno reso dichiarazioni nei suoi confronti”, aveva scritto il pm Carlo Villani […]
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