DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luigi Zingales per “l’Espresso”
Qualsiasi premier europeo avrebbe fatto carte false per poter presentarsi agli elettori con i dati economici del Presidente Obama. Un Prodotto interno lordo in crescita del 2,6%, sette degli ultimi otto trimestri con crescita positiva, disoccupazione sotto il 6%. Ciononostante, il partito del Presidente è stato sconfitto alle elezioni di midterm, e ha perso la maggioranza in Senato. Il merito non è certo dei Repubblicani. La loro campagna non era propositiva, ma solo un attacco al presidente e al suo operato.
Se ha funzionato è colpa della impopolarità di Obama: il 52% degli americani disapprova il suo operato, mentre solo il 46% lo approva. Una caduta verticale per chi era partito con un tasso di approvazione del 69%. Perché Obama è diventato così impopolare? Molti suoi sostenitori accusano i media, troppo di destra, dimenticandosi che con quegli stessi media Obama è stato eletto presidente due volte.
BARACK OBAMA JOE BIDEN E HUNTER BIDEN
Altri danno la colpa al razzismo latente in alcune fette di società americana, dimenticandosi che nonostante questo razzismo Obama è stato eletto presidente. L’ultima – improbabile – linea di difesa è che Obama non sia riuscito a comunicare in modo effettivo i suoi successi agli elettori. Ma come, Obama, il mago della comunicazione, improvvisamente è diventato incapace di spiegarsi al grande pubblico?
obama e biden si fanno un selfie dal titolo amici
Purtroppo la realtà è più banale: Obama è impopolare perché non è stato un presidente efficace. Una fetta dell’elettorato sostiene il presidente comunque. Un’altra fetta lo disapprova per ragioni altrettanto ideologiche. In mezzo, però, stanno coloro che non hanno una forte caratterizzazione e guardano ai risultati. Il 57% di questi elettori indipendenti disapprova l’operato di Obama.
Gli rimproverano principalmente errori gestionali. Negli Usa chi è al vertice di una organizzazione è responsabile degli errori dell’organizzazione stessa, anche quando si tratta di errori di omissione. E Obama di errori ne ha commessi molti. Dal mancato intervento a difesa dell’ambasciatore americano a Bengasi (ucciso da Al Qaeda), agli uffici dell’erario che perseguitavano i finanziatori del partito Repubblicano, dall’aver sottovalutato la minaccia dell’Isis, al non aver nominato un capo della Sanità in grado di fronteggiare adeguatamente il rischio dell’Ebola.
LA MONROE AVREBBE FATTO SESSO A TRE COI KENNEDY BROS
Ma soprattutto si dà la colpa ad Obama di non essere riuscito a dialogare con l’opposizione. I Repubblicani sono stati intransigenti, ma Obama nulla ha fatto per cercare un compromesso, necessario per governare. Il problema non è specifico di Obama. La maggior parte dei politici viene eletta per la loro abilità nel raccoglier consenso, non per la loro capacità di governo.
Ma poi vengono giudicati per come gestiscono. John Kennedy fu il mito di una generazione, ma rimase tale perché morì giovane. Se fosse sopravvissuto sarebbe stato travolto non solo dagli scandali sessuali e dalla guerra del Vietnam, ma anche dalla mancanza di risultati concreti. Il suo successore, Lyndon Johnson, era un personaggio poco carismatico ed ancora meno fotogenico.
Difficilmente sarebbe stato eletto presidente se non fosse subentrato a John Kennedy in un momento molto difficile per l’America. A differenza di Kennedy, però, era in grado di governare. Fu solo per merito suo che fu approvata la legge che eliminò qualsiasi forma di segregazione razziale nel sud.
E fu grazie al suo sforzo che fu introdotta l’assistenza sanitaria per i poveri ed i vecchi. Alle doti gestionali in un politico si preferisce troppo spesso la capacità comunicativa. Anche quando le scarse doti manageriali sono sotto gli occhi di tutti. A differenza della maggior parte dei presidenti americani, né Kennedy né Obama erano mai stati governatori di uno Stato.
Obama, poi, non aveva mai ricoperto alcuna carica dirigenziale, né aveva partecipato molto attivamente alla vita parlamentare. Era quindi un fallimento facilmente prevedibile. È venuto il momento – non solo negli Usa, ma anche in Italia – di giudicare i candidati non per quello che dicono, ma per quello che hanno fatto. Questa sarebbe la vera rivoluzione.
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