RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marco Antonellis per Dagospia
Povero Zingaretti: costretto sin dall'inizio ad uscire dalla sua amata capitale (il Zinga non è uno che ama allontanarsi troppo da Roma) per sprovincializzare la sua immagine e dare subito un "taglio" nazionale alla propria segreteria. "Prima di insediarsi al Nazareno ci saranno molti viaggi da fare e molti kilometri da macinare" rivelano dallo staff del neo segretario.
"Non vogliamo dare l'immagine di una segreteria romanocentrica. E' un errore da non commettere, tutti devono sentirsi rappresentati". Insomma, per il momento l'imperativo è "stare lontano dal teatrino romano" tanto che sono già in programma altre "fughe" dalla capitale proprio come quella di ieri a Torino. Zinga approderà nel suo studio del Nazareno soltanto dopo l'insediamento ufficiale, ovvero dopo la nomina ufficiale da parte dell'Assemblea Nazionale. Nel frattempo, vai con il "movimentismo".
E Matteo Renzi? Il toscano giura e spergiura che non farà agli altri quello che, a suo dire, hanno fatto a lui. Sta di fatto però che tra i renziani (che, è bene non dimenticarlo mai, controllano ancora il grosso dei gruppi parlamentari) è già partito il fuoco di sbarramento, seppure per il momento a bassa intensità, contro la nomina di Paolo Gentiloni (che sarà poi anche candidato premier del centrosinistra) a presidente del Pd. Ma la "gentilezza" è ricambiata: da parte del Governatore del Lazio infatti non ci sarà nessun tipo di apertura nei confronti del senatore di Rignano.
MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI
Zingaretti vuole chiudere definitivamente con il recente passato (con Renzi e con gli uomini simbolo di quella stagione, da Lotti alla Boschi). Ma vuole farlo alla sua maniera, senza fare troppo rumore. Non per niente presto ci sarà un cambiamento radicale anche nella comunicazione del partito. Intanto, si pensa già alle candidature per le europee: mentre Massimo Cacciari è entusiasta di andare a Bruxelles, Zinga deve registrare il "gran rifiuto" di Enrico Letta: avrebbe declinato l'invito a fare da capolista. Tra i papabili spunta (a sorpresa ma non troppo) anche Mimmo Lucano.
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