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ZITTO ZITTO QUATTO QUATTO, DI MAIO PREPARA IL SILURONE A CONTE – NELL’INNER CIRCLE DI “GIUSEPPI” SI TEME CHE IL LUIGINO NON ABBIA MAI SMESSO DI COLTIVARE LA POSSIBILITÀ DI UNA FURA ALLEANZA CON IL CARROCCIO MODERATO: LO CONFERMANO I LUNGHI FACCIA A FACCIA A PORTE CHIUSE CON GIORGETTI. IL LEGHISTA VUOLE TORNARE A PARLARE AL NORD E ALLE IMPRESE MENTRE IL MINISTRO DEGLI ESTERNI COLTIVA IL SOGNO DI UN RITORNO A UN MOVIMENTO A TRAZIONE MERIDIONALISTA – UNA PULCE NELL’ORECCHIO DELLA VOLPE DALLA POCHETTE SGUALCITA CHE È ARRIVATA ANCHE DAL PD CHE…

Federico Capurso per “La Stampa”

 

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI GIOVANNI TOTI

Da alcuni giorni, Giuseppe Conte osserva con particolare attenzione le fibrillazioni interne alla Lega. Ne parla con i suoi colonnelli più fedeli, si confronta con gli alleati del Pd, ma nel rimescolamento di carte del centrodestra c'è qualcosa - o meglio, qualcuno - che lo preoccupa da vicino ed è il ruolo di Luigi Di Maio. «Che partita sta giocando?». La domanda è rimbalzata più volte all'interno di conversazioni e telefonate intercorse nell'ultima settimana tra i fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio. Nessuno mette in dubbio che Di Maio si stia spendendo per costruire l'alleanza con il Pd, ma la preoccupazione condivisa nell'inner circle di Conte è che, parallelamente, non abbia mai smesso di coltivare la possibilità di una futura alleanza con il Carroccio.

GIUSEPPE CONTE

 

Così da avere, se le condizioni lo permetteranno, da una parte una Lega del Nord, dall'altra un Movimento del Sud. Di Maio è immerso in continue missioni all'estero, prima in Medio Oriente, ora a Washington, ma nessuno all'interno dello Stato maggiore del Movimento crede che l'ex capo politico grillino stia rimanendo immobile sui tavoli della politica romana. I loro timori nascono dal rapporto che Di Maio ha continuato a coltivare, anche dopo la caduta del Conte I, con il numero due del Carroccio, Giancarlo Giorgetti.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

Lo stesso Giorgetti che ora viene considerato il vero regista dell'operazione con cui si stanno cercando di spegnere le spinte populiste di Matteo Salvini, per riportare la Lega sul terreno dei moderati di centrodestra. Un rapporto sempre più stretto, quello tra Di Maio e Giorgetti, rinsaldato dalle frequenti visite che i due si scambiano alla Farnesina e al ministero dello Sviluppo economico, in occasione delle riunioni del Tavolo interministeriale per l'Attrazione degli investimenti, che entrambi presiedono.

 

 Incontri che sarebbero considerati normali, se non fossero corredati da lunghi faccia a faccia a porte rigorosamente chiuse. Giorgetti vuole tornare a parlare al Nord, alle imprese, e «in ottica di governo - conferma una fonte parlamentare del Carroccio - preferirebbe di gran lunga Di Maio come alleato, rispetto a Giorgia Meloni».

GIUSEPPE CONTE COME FORREST GUMP - MEME

 

Di Maio, dall'altra parte, sa bene di essere nel suo momento di massima debolezza all'interno del partito (sia all'interno del gruppo parlamentare, sia a livello di consensi nella base), ma continua ad avere delle truppe e un seguito personale soprattutto nelle regioni del Sud. Per questo - sostengono i big M5S vicini a Conte - «potrebbe usare i risultati che arriveranno dalla prossima tornata di amministrative per ridare forza al progetto di un Movimento a trazione meridionalista».

 

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI

Una pulce nell'orecchio di Conte e dei suoi colonnelli l'hanno messa anche i vertici del Pd. Dalla componente di sinistra del partito, quella che fa riferimento a Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Goffredo Bettini e Peppe Provenzano, il primo avvertimento è arrivato mesi fa, quando Conte annunciò di voler far ripartire il suo nuovo Movimento dal Nord e dalle imprese. «Andrai allo scontro con la vecchia guardia della Lega». In altre parole, con Giorgetti e Luca Zaia. Bettini poi fu il primo ad avvisarlo, lo scorso giugno, durante un pranzo in un ristorante in centro a Roma, del pericolo che nasce «dalla coabitazione delle due anime dei nostri partiti».

 

GIUSEPPE CONTE NAPOLEONE

Da chi, insomma, vuole veder fallire il tentativo di un'alleanza strutturale. E i big della sinistra Dem tornano a mettere in guardia gli alleati grillini: «Con Di Maio ci parliamo, ma sappiamo che non possiamo fidarci del tutto». Un messaggio che i fedelissimi di Conte, ora, sembrano aver recepito.

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