Emilio Pucci per “il Messaggero”
GIANLUIGI PARAGONE CON ALESSANDRO DI BATTISTA E DUE ATTIVISTI A TIVOLI - DICEMBRE 2019
«Non voglio attaccare il governo ora, ma se pensano che sia io il problema si sbagliano di grosso. Qui veniamo messi sotto su tutto». La riconferma degli ad degli Enti di Stato scelti durante il governo Renzi per Alessandro Di Battista è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il prossimo bersaglio è il Mes. «Se abbassano di nuovo la testa allora ci saranno conseguenze», ha spiegato ieri il Dibba' a chi ha condiviso il suo sfogo il giorno dell' accordo sulle nomine.
Alla fine lo hanno sottoscritto dodici senatori (alcuni come Morra hanno poi fatto marcia indietro), venticinque deputati e tre eurodeputati.
ALESSANDRO DI BATTISTA
Ma quella era solo la prima tappa di una lunga battaglia per portare ha spiegato ai parlamentari M5S «allo spirito di un tempo» su posizioni «lontane dalla linea franco-tedesca» di Conte, dicendolo molto chiaramente: «Ora non mi riconosco più in questo Movimento».
Il braccio di ferro è appena iniziato. Le telefonate con Crimi e Di Maio non hanno portato ad un chiarimento. Anzi, Di Battista ha evocato assai chiaramente una scissione «se il Movimento dovesse restare appiattito sul Pd». Un nuovo attacco potrebbe esserci dopo il Consiglio europeo di giovedì. «Non so la previsione di Paragone, uno che lo conosce bene e che ha intenzione di creare un nuovo soggetto politico anti-europeista quanto potrà tirare avanti. Gli stanno portando via un pezzo della sua anima politica. M5S è diventato una forza del sistema. Ovvio che in quella casa rischia di sentirsi abusivo».
lite roberto speranza alessandro di battista 3
IL CASO LAZIO
Intanto ieri è stato cacciato il consigliere del Lazio, Barillari. «Per non essermi venduto al Pd», accusa lui. Nel gruppo consiliare si prevedono altre scosse, altri non nascondono il proprio malessere. Ma la massa critica all' interno del Movimento sta crescendo soprattutto in Parlamento. L' ex ministro Lezzi chiede subito gli Stati generali, pure la Grillo parla di «deficit di democrazia interna». Si susseguono azione coordinate di disturbo a chi ha in mano il timone. «Crimi fa il pompiere ma non è un leader riconosciuto», il refrain'. Il rischio che M5S non tenga più è messo in conto pure dai big.
di battista di maio
TERRA BRUCIATA
Ora la strategia dei vertici è quella di fare terra bruciata intorno a Dibba. A pagare dovrebbe essere per primo il senatore Giarrusso, uno di quelli che ha firmato. Per la storia delle rendicontazioni mancate rischiano il foglio di via pure i deputati Nesci e Acunzo. Ma nel mirino è finito soprattutto Corrao, l' estensore del documento, e colui il quale insieme a D' Amato e Pedicini - ha votato contro la risoluzione dei Recovery bond' all' Europarlamento.
Per i tre europarlamentari vicini a Dibba la sanzione potrebbe essere una ammonizione' ma la minaccia è quella della espulsione. Di Battista ha terremotato i gruppi parlamentari. Domenica video chat dalle 15 alle 19 dei senatori, quella dei deputati è iniziata alle 21 ed è finita all' una di notte. Accuse di poltronismo' rivolte a chi ha chiuso l' accordo sulle nomine; «volete sfasciare tutto», la contraccusa dei governisti. L' avvertimento da parte dei duri e puri' è servito per il futuro: «Sul Mes non pensate di arretrare».
DAVIDE BARILLARI
Dibba è stato accusato di sciacallaggio e pure il gruppo del Senato sostenuto dal duo Taverna-Patuanelli ha preso le distanze. «Tanti di noi non sono contenti spiega un esponente M5S di palazzo Madama ma restiamo aggrappati a Conte, qualsiasi resa dei conti ora è assurda. Se Di Battista vuole fare la colonia cinese e tornare sui tetti a sventolare la bandiera faccia pure, non lo seguiremo».
mario giarrusso
«Scalpita perché osserva un altro - avrebbe dovuto essere il frontman' del nuovo Movimento grazie ad un accordo chiuso con Appendino e Di Maio. Poi il virus ha fatto saltare tutto». E' il momento dei veleni, del fuoco sotto la cenere con i membri del governo da Bonafede a Fraccaro a D' Incà impegnati a ricucire gli strappi. E altri, come il viceministro Buffagni, che cercano di garantire tutte le anime. Alla fine il Mes, tra distinguo vari, verrà digerito. «Prevarrà l' interesse nazionale», la tesi dei dialoganti. Bisognerà però vedere a quale prezzo.