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    PORETTI NOI – “COME SI FA A FARE UN’ANIMA?” L’ATTORE MILANESE EX TRIO "ALDO, GIOVANNI E GIACOMO" E’ DIVENTATO UN PRETINO: “NON SERVE UN’ANIMA NEL 2018. L’UNICA COSA CHE DEFINISCE L'UOMO POSTMODERNO, IPERMODERNO, È UN ACCOUNT. LA NOSTRA PARTE PIÙ INTIMA È DEFINITA DA UN USERNAME E TUTTI I NOSTRI SEGRETI PIÙ RECONDITI SONO PROTETTI DA UNA PASSWORD CHE SPESSO NON RICORDIAMO” - VIDEO


     
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    giacomo poretti giacomo poretti

     

    Giacomo Poretti per Avvenire

     

    Appena nacque nostro figlio, venne a trovarci in ospedale padre Bruno, un carissimo amico, mio e di mia moglie, un vecchio sacerdote che qualche anno prima ci aveva sposati. Non seppe resistere alla tentazione e, come tutti gli anziani che si trovano davanti a un neonato, cominciò a sorridergli e a scherzare con la voce, cercando di attirare l' attenzione di quell' esserino che aveva solo qualche ora di vita.

    Ci guardò, guardò nostro figlio, poi disse: «Bene, avete fatto un corpo, ora dovrete farne un' anima!». Salutandoci sorrise e uscì dalla stanza.

     

    Che cosa voleva dire «farne un' anima»? Io e mia moglie ci scambiammo uno sguardo interrogativo. I nove meravigliosi mesi di laboriosa gravidanza, e tutte quelle ore faticose del parto, l' avevano sfinita: umanamente non le si poteva chiedere nessun altro sforzo in più in quel momento, anche perché quei 2 kg e 950 gr di esserino ai nostri occhi erano bellissimi, e benché le dimensioni prefigurassero un avvenire da brevilineo, eravamo convinti che non mancassero di nulla.

     

    In quel momento entrò il medico per accertarsi delle condizioni di mamma e figlio, e mentre annotava qualche dato sulla cartella clinica la mia ragionevolezza occidentale si distrasse e mi ritrovai a chiedere: «Scusi, dottore, dopo quanti giorni si manifesta l' anima, prima o dopo i denti da latte, e da che cosa ce ne accorgeremo, da qualche prodromo? Tipo febbre o colichette? ». Lui prima mi fece sedere, mi auscultò il polso, mi obbligò a inghiottire una pastiglia e infine disse: «Deve essere stata un' esperienza un po' scioccante per lei assistere al parto, chissà da quante ore non riposa, e poi tenere fra le braccia il proprio figlio!».

    aldo giovanni e giacomo aldo giovanni e giacomo

     

    In effetti prendere fra le braccia il proprio figlio per la prima volta era stata un' esperienza terrorizzante, come quella di salire dietro a Sebastian Vettel sulla sua Ferrari mentre sta disputando il Gp di Montecarlo. Mi era sembrato di avere avuto in braccio la cosa più fragile dell' universo. Altro che un figlio, mi sembrava che stessi cullando una bomba atomica: non mi muovevo, non respiravo, non contraevo un muscolo. Quando poi l' infermiera me lo tolse dalle mani facendolo roteare come un giocoliere, sperai di riabbracciare mio figlio il giorno in cui avrebbe preso la laurea.

     

    Cosa è che diceva il prete? Farne un' anima? Dopo la prima ecografia, che ci rivelò essere un maschietto, ricordo che fantasticai di farne un avvocato, un laureato in scienze economiche, un vincitore del Pallone d' oro con la maglia dell' Inter, tutt' al più un architetto, uno chef da tre stelle Michelin, un influencer!

    Ma poi dai, siamo seri, a cosa serve un' anima? Non serve un' anima nel 2018: la cosa che definisce l' uomo postmoderno, transmoderno, ipermoderno, è un account.

     

    giacomo poretti giacomo poretti

    La nostra parte più intima e profonda è definita da un username, da un account, e tutti i nostri segreti più intimi e reconditi sono protetti da una password che spesso non ricordiamo. Io ho paura di questo mondo tecnologico, per capirci, io che mi dimentico tutti giorni la password del mio account di Amazon e devo continuamen- te cliccare su «recupera password»: un giorno alla dodicesima richiesta consecutiva mi è arrivata una mail che mi supplicava così: «Signor Poretti perché non continua a fare acquisti nella sua libreria sotto casa?

     

    Se gradisce, poi glieli portiamo a casa noi i libri, ma per favore ci lasci lavorare».

    Che senso ha pensare all' anima nell' era della potenza tecnologica più dispiegata? Siamo nell' era dei Big data e degli algoritmi. Gli algoritmi sanno quello di cui abbiamo bisogno, sempre, in ogni circostanza: se il mio algoritmo di consumo non mi ha mai suggerito un' anima, vuol dire che l' oggetto non mi riguarda e non mi è di nessun interesse e utilità.

    Altra figata dell' algoritmo è che un giorno sì e uno no ti arrivano delle mail come se fosse un amico a scriverti: ehi, ciao Giacomo, come stai vecchia roccia? Ti ho pensato in questi giorni, forse potrebbero interessarti un set di chiavi a brugola impugnatura a T, una pistola a spruzzo elettrica, eh, che dici Giacomo? Come fai a stare senza una pistola a spruzzo?

     

    giacomo poretti e marina massironi in professione vacanze giacomo poretti e marina massironi in professione vacanze

    Per non parlare di quando hai appena eseguito l' ordine e sotto compare la striscia «chi ha acquistato questo prodotto ha acquistato anche». Che so, tu hai comprato un pennello e sotto c' è scritto «sì però qualcuno ha preso anche la vernice, un altro una scala di alluminio, quell' altro ancora un lampadario a led». Siccome l' essere umano è invidioso, alla fine tu ti fai convincere: magari sei partito per comprare un barattolo di stucco per mobili e ti compri una villetta a schiera in Brianza. Sarai pieno di debiti ma l' algoritmo sa di cosa tu hai veramente bisogno.

     

    A pensarci bene l' anima sembra la cosa più antimoderna che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più démodé delle pattine da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio, eccentrica come uno smoking e inutile come un papillon.

     

    GIACOMO PORETTI GIOVANNI STORTI GIACOMO PORETTI GIOVANNI STORTI

    Mi è venuto da pensare che con tutti questi vocaboli moderni, chiassosi e sguaiati, una parola strana, misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabi-le, leggero come un soffio, «anima», sia costretta alla solitudine, un po' come i bambini che non sanno giocare a calcio e che devono stare seduti sul bordo del campo a vedere gli altri rincorrersi e divertirsi.

    Forse una parola per stare in vita deve essere frequentata, deve essere scritta, deve essere detta.

     

    GIACOMO PORETTI GIOVANNI STORTI GIACOMO PORETTI GIOVANNI STORTI

    Le parole sono come le persone, hanno bisogno di cure, di qualcuno che le vada a trovare, le parole devono stare in compagnia, se non si parlano le parole vengono dimenticate e scompaiono. Certe parole rischiano di finire la loro esistenza sui dizionari, che talvolta sembrano i cimiteri delle parole. Oh! Ma che succede? Basta con questo sentimentalismo, piuttosto veniamo all' argomento decisivo: l' anima esiste? Se fai un' ecografia si vede? No, non si vede, direbbe il radiologo. Ma l' amicizia si vede? Voglio dire, se fai una risonanza magnetica si vede quanto sei attaccato al tuo amico Andrea o Giovanni? No! Allora vuol dire che non sei sincero, che non esiste l' amicizia? E tuo figlio? Neanche la Tac più grande che esista sulla faccia della terra, nemmeno l' acceleratore di particelle più preciso del pianeta può certificare quanto vuoi bene al sangue del tuo sangue. Ma allora l' amore dei genitori verso i figli è tutto inventato, irreale, inconsistente?

     

    ALDO GIOVANNI E GIACOMO E SILVANA FALLISI ALDO GIOVANNI E GIACOMO E SILVANA FALLISI

    Poi il pensiero cretino ha continuato a insinuare dubbi: vuoi vedere che certi territori, certi luoghi, dove nascono misteriosamente le cose che più ci fanno soffrire e gioire, i sentimenti e i pensieri, non abbiano una residenza rintracciabile? Che certi organi, come l' anima, amino nascondersi, mimetizzarsi, giocare, non farsi importunare da un selfie, da una ecografia?

     

    Nonostante io mi destreggi bene con le ansie, alla fine ho dovuto cedere: perché quella parolina lì, l' anima, che fa tanto la gentile, tutta maltratta, tutta tristina, solitaria, quella parolina è energica e non ti molla, ti bracca, ti sta vicino, è insistente più di un venditore di rose fuori dal ristorante. Ma alla fine cosa vuoi da me? Mi è sembrato che dicesse: cercami Telefonai a padre Bruno, mi feci coraggio e chiesi: «Ma mi scusi, sono in difficoltà, come si fa a fare un' anima?». La sua risposta fu sconcertante.

    Mi disse: «Cominci con il ringraziare».

     

    «Chi?» domandai.

    «Il Padreterno che le ha donato un figlio e queste cose meravigliose che sono il mondo e la vita».

    aldo giovanni giacomo aldo giovanni giacomo

    «E se non ci credessi, se fosse tutto un caso?».

    «E lei ringrazi il caso, che non ha faticato meno del Padreterno, benedica la circostanza, ma non si dimentichi mai di ringraziare. E si ricordi che l' uomo supera infinitamente se stesso». Riattaccò.

    Quella sera andai a letto e dopo tanto tempo riuscii a fare un sonno profondo e sereno. Al risveglio mi accolse il sorriso di mia moglie. Le dissi: «Oggi mi sento di superare infinitamente me stesso». E lei rispose: «Come te la tiri, di primo mattino».

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