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    PORTATE I SALI A CEFERIN: ORA IL GIOCATTOLO RISCHIA DI SCASSARSI! LA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UE NON SOLO APRE LE PORTE AL PROGETTO SUPERLEGA MA DEMOLISCE LE REGOLE UEFA, L'ORGANIZZAZIONE PRESIEDUTA DA CEFERIN, SUI GIOCATORI FORMATI NEL VIVAIO DA INSERIRE NELLE LISTE: "POSSONO ESSERE CONTRARIE ALLE NORME EUROPEE" - ACCOLTA LA RICHIESTA DELL'ANVERSA, CHE AVEVA PRESENTATO UN RICORSO SULLE LISTE DA CONSEGNARE PER LE COMPETIZIONI EUROPEE: "QUESTE REGOLE POTREBBERO DAR LUOGO A DISCRIMINAZIONE INDIRETTA..."


     
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    Francesco Pietrella per gazzetta.it

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    Non solo la Superlega. La sentenza della Corte di giustizia dell'UE rischia di cambiare del tutto anche le regole relative alle liste da presentare alla Uefa prima delle competizioni europee, in particolare quelle legate ai giocatori formati nel vivaio.

     

     

    Un breve ripasso. Su 25 giocatori che possono essere inseriti nella lista A, almeno 8 devono obbligatoriamente essere "cresciuti localmente". Altrimenti, il numero totale di calciatori da inserire in rosa si riduce. Questi 8 giocatori si dividono in due categorie: i Club Trained Players (tutti quei giocatori che hanno fatto parte della rosa di quella squadra per almeno 3 anni tra i 15 e i 21 anni di età) e gli Home Trained Players (i giocatori che hanno fatto parte della rosa di un'altra squadra della stessa federazione sempre per almeno 3 stagioni, sempre dai 15 ai 21 anni). Poi c'è la lista B, dove vengono inseriti quei giocatori nati dall'1 gennaio 2001 in avanti.

     

     

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    La Uefa, con un'altra sentenza, ha dato ragione all'Anversa. La squadra belga aveva presentato un ricorso sul tema delle liste dei giocatori cresciuti nel vivaio, con le limitazioni del caso. Questo il testo del comunicato: "L’Uefa richiede che le squadre di calcio abbiano un numero minimo di “giocatori di formazione interna” nelle loro squadre. Anche l’associazione calcistica belga ha adottato regole simili. In entrambi i casi, tali regole definiscono “giocatori di formazione interna” quelli formati a livello nazionale, anche se le regole dell’Uefa fanno riferimento anche a giocatori formati all’interno di un determinato club".

     

    E ancora: "La Corte conferma che le regole dell'Uefa e della federazione belga rientrano nel diritto dell’UE, poiché riguardano l’esercizio di un’attività economica e professionale. Devono rispettare le regole della concorrenza e le libertà di movimento. Per quanto riguarda le regole sulla concorrenza, la Corte sostiene che le regole sui giocatori di formazione interna potrebbero avere come oggetto o effetto la limitazione della possibilità per i club di competere tra loro reclutando giocatori talentuosi, indipendentemente dal luogo in cui sono stati formati. Il calcio è un settore in cui il talento e il merito svolgono un ruolo essenziale. Spetterà quindi al tribunale nazionale determinare se tali regole limitino la concorrenza a causa del loro oggetto stesso o a causa dei loro effetti effettivi o potenziali. Se ciò si dimostrerà vero, sarà possibile per l'Uefa e la federazione belga dimostrare che tali regole possono essere giustificate nelle condizioni ricordate dalla Corte nella sua sentenza".

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    Continua il comunicato: "Per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori, la Corte sostiene che queste regole potrebbero dar luogo a discriminazione indiretta, basata sulla nazionalità, contro i giocatori provenienti da altri Stati membri. Rimane possibile per l'Uefa e la federazione belga dimostrare che tali regole incoraggiano la selezione e la formazione e che sono comunque proporzionate a tale obiettivo".

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