anthony fauci donald trump
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Caro Dago, coronavirus, la fake news del giorno è che Trump si sia svegliato una mattina e abbia suggerito per il coronavirus una cura "a base di raggi ultravioletti e iniezioni di candeggina e disinfettanti". Naturalmente trattasi di studi scientifici - come quello sulla nicotina in Francia, per intendersi - ma se si omette di dirlo si fa fare a Donald la figura del pazzo.
Fritz
Lettera 2
vittorio feltri
Certi cinici dicono che da quando sono vecchi e malati, sia tal Feltri sia tal Mughini (ordine alfabetico) cerchino di distrarsi dalla tristemente doppia condizione sproloquiando su qualsiasi evento e/o argomento. Ultimamente, ancor di più.
Non ci trovo nulla di male, è l’animo umano. E poi, basterebbe non leggerli. E comunque vanno capiti, poverini. Hanno bisogno di attenzioni.
Giuseppe Tubi
Lettera 3
Gent.mo Dagospia, sono direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, e vorrei dire che la Festa di Liberazione non mi basta più. Deve diventare anche la celebrazione della democrazia. Non sono pochi i politici, anche di primo piano, che prendono parte alle celebrazioni della Festa della Liberazione per poi baciare il giorno dopo la pantofola di regimi totalitari come quello di Pechino. Questa ambiguità non è più tollerabile. Dopo 75 anni dalla Liberazione è giunto il momento di fare un passo avanti.
BRIGATA EBRAICA DI MILANO
Lo dobbiamo ai partigiani di oggi: ovvero al popolo di Hong Kong, ai giornalisti di Istanbul e alle donne di Teheran. Se non riempiamo il 25 aprile di amore per la democrazia, rischia di diventare una scatola di sterile antifascismo all'interno del quale si nasconde e prolifera anche chi odia i diritti umani. Le annuali contestazioni alle bandiere della Brigata Ebraica ne sono un chiaro esempio.
Per questo insieme alle voci dei partigiani e di chi ha lottato per la democrazia 75 anni fa, abbiamo bisogno di sentire anche la voce di chi oggi rischia la propria vita contro regimi simili a quello instaurato da Mussolini nel nostro Paese.
Se non sentiremo le loro urla di dolore, se non vedremo le loro ferite da torture, se non piangeremo insieme alle madri di chi ha visto il proprio figlio scomparire per avere espresso un'opinione, rischiamo di fare del 25 aprile una celebrazione ipocrita.
Non possiamo più dare nulla per scontato, soprattutto la democrazia. Non di questi tempi. Il voto libero è un bene prezioso, e va difeso e promosso sempre e ovunque. A patire da noi stessi che prendiamo parte alle celebrazioni del 25 aprile.
Davide Riccardo Romano
angela merkel ursula von der leyen
Lettera 4
Caro Dago,
L’Italia, metaforicamente, rappresenta il paziente a rischio Covid: vecchiae con mille patologie pregresse. La si puo’ intubare, ma poco cambia. La Germania e’, a confronto, un giovanotto forte ed asintomatico. Io me ne ritorno in Belgio, buona Fase 2 a tutti.
Francesco Postiglione
Lettera 5
Caro Dago, vorrei sapere una cosa: quei meridionali (perché tali erano) che al primo mezzo annuncio di un mezzo lockdown hanno preso d'assalto, in massa, i treni delle stazioni milanesi per tornare al sud rischiando seriamente di infettarsi reciprocamente e infettare i loro parenti (i quali tra l'altro li hanno stramaledetti) non sono un poco stupidi? Però se a dirlo è una persona politicamente scorretta come Vittorio Feltri allora viene giù il mondo
ursula von der leyen e angela merkel
Paul
Lettera 6
Caro Dago, il Consiglio europeo ha servito a Conte il "Recovery Fund", un piatto senza lenticchie.
Jantra
Lettera 7
Caro Dago, coronavirus, dal 4 maggio riprendono le estrazioni di Lotto e SuperEnalotto. E che cosa ci giocheremo che non c'è un euro in giro? Le mascherine?
Ugo Pinzani
Lettera 8
Caro Dago, tra le proposte di Colao per la ripartenza a fine lockdown, quella di non far rientrare al lavoro donne e uomini sopra i 60 anni. Voleva parcheggiarli nelle residenze per anziani?
VITTORIO COLAO
Salvo Gori
Lettera 9
Sulla lettera di Massimiliano Parente a Dagospia riguardo a Feltri come al solito si propone una etica cialtrona della irresponsabilità. Intendeva dire, si riferiva, ovvio che... condita di categorie risibili quali benpensanti, di sinistra et similia. Mi chiedo se non sia ora una persona dell'età di Feltri, non proprio imberbe, possa cominciarsi ad assumere la responsabilità di ciò che dice senza rifugiarsi in patetiche scuse e poco credibili equivoci sempre di fonte altrui.
DB
Lettera 10
Ma come mai se quello che dice Feltri dei meridionali lo dicono i tedeschi degli italiani (e per i tedeschi l'Italia comincia al Brennero, non a Roccacannuccia), allora si incazzano tutti come bisce, a cominciare da quelli che ora difendono Feltri (ma sì, lui è fatto così, ma sì è politicamente scorretto, ecc...)?
Tschüß
john elkann 3
Lettera 11
Caro Dago, John Elkann ha iniziato alla grandissima la sua avventura nella corazzata editoriale che fu di Carlo De Benedetti. Per il "25 aprile" ha regalato agli scrivani di Repubblica il licenziamento del direttore Carlo Verdelli. Così domani - assieme ai pompieri inglesi? - i redattori potranno intonare "Bello ciao".
Licio Ferdi
Lettera 12
Caro Dago, coronavirus, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo: "La Cina forse sapeva del virus già a novembre". Sì, ma ci sono quasi un miliardo e mezzo di cinesi. Quanto tempo avrà impiegato la voce col passaparola per arrivare fino a Xi Jinping?
Kyle Butler
Lettera 13
mike pompeo
Caro Dago, l'Iss sull'andamento epidemiologico di Covid-19: "Al Nord e in Lombardia l'epidemia è partita molto prima, di sicuro a gennaio e forse anche prima". E quindi a fine gennaio, quando il Governo ricevette il famoso rapporto segreto sui possibili sviluppi del contagio che decise di non divulgare, il coronavirus era già tra noi. Ora vediamo se c'è qualche magistrato onesto che apre un'inchiesta.
J.N.
Lettera 14
Gentile D'Agostino, bravo! Mi compiaccio che abbiate assunto un atteggiamento più obiettivo nel dare notizie in merito alla situazione di generale turbamento di noi poveri esseri umani causata dal Coronavirus. Questa cosiddetta pandemia si sta dimostrando una "pandemia " simile a tutte le solite influenze annuali. Essa è una influenza un po' più infettiva e resistente delle solite influenze. Il blocco totale delle persone in isolamento si è dimostrato una misura inutile, come dicono le statistiche dei paesi meno chiusi, nei quali infettati, morti e positivi senza sintomi sono in percentuali simili a quelle dei paesi totalmente chiusi.
ursula von der leyen
Però ora abbiamo creato un problema economico e sociale di portata gravissima e le cui tragiche conseguenze si vedranno nei mesi e forse negli anni futuri. Se vorrete essere saggi, credo sia utile continuare a dare notizia delle cose e dei fatti riscontrabili senza retorica o infingimenti dettati da bassa politica. La vostra credibilità ne trarrà ancora più benefici. Auguri di un futuro meno fosco per tutti noi.
Francisco o primeiro.
Lettera 15
Caro Dago, lo sciopero dei giornalisti di Repubblica, in linea con i tempi che viviamo, è distanziamento-editoriale.
Saluti, Labond
Lettera 16
Dago darling, che tristezza! Nel giorno dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo, gli italiani sono tutti agli "arresti domiciliari". E i politici (opposizione inclusa) che dovrebbero mediare e liberarli (ancorché in forma precauzionata) continuano a bisticciare e a dire tutto e il contrario di tutto. Ossequi
ursula von der leyen
Natalie Paav
Lettera 17
Caro Dago, Consiglio europeo, tutti i capi di Stato e di governo hanno concordato sul fatto che serva un "Recovery fund", e tutti hanno accolto la proposta di Conte che venga identificato come urgente. Non si è però trovato l'accordo sulle modalità di finanziamento di questo strumento. Povero Giuseppi, è stato preso per i fondelli. Come ai tempi di Renzi e Gentiloni quando tutti riconoscevano che era "urgente" fare qualcosa per l'emergenza migranti - che prendevano d'assalto le nostre coste - ma nessuno ha mai fatto nulla.
Benlil Marduk
Lettera 18
gentiloni e renzi
Caro Dago, scusami per la famigliarità, sono titolare di una piccola azienda artigiana e sono anche pensionato, quindi lasciato volutamente senza bonus. Io mi chiedo: forse pensano (chi ci governa e i superburocrati vari) che la pensione da artigiano sia come la loro e che pertanto con questa uno ci possa pagare le tasse ed eventuali dipendenti, possa sopperire alla mancanza di lavoro attuale grazie anche alla segregazione in casa della gente e ci viva pure comodamente.
Di certo non saremo in molti in queste condizioni, anche se anch'io conosco qualcuno che come me continua a lavorare e lo deve fare per necessità, ma a me sembra, data l'età, la solita musica: clamorosi e roboanti annunci e una caterva di cavilli per tagliare fuori scientemente e scientificamente la maggior parte di chi avrebbe la necessità di usufruirne. E il resto.... solo tasse (e sprechi).
E, per finire, tutto questo sempre che non ci richiudano in casa dai 60 in su come si ipotizza, salvo lasciare comunque a questi "sfortunati" tutte le relative incombenze fiscali, primo dovere di ogni buon cittadino come ben sanno anche i terremotati sia vecchi che più recenti. E come confermano anche le fatture inviate per la cremazione dei defunti coronavirus, notizia appena letta.
Artigiano e Pensionato
Rex
carlo verdelli
Lettera 19
Caro Dago, ho letto ed apprezzato il bellissimo articolo di Giampiero Mughini sul "partigiani si nasce" di Carlo Verdelli. Su una cosa, però, si sbaglia: non è assolutamente vero che non ci furono soldati italiani che si batterono a fianco degli angloamericani nella campagna per la liberazione d'Italia. Io, da ragazzo, ho avuto la fortuna di conoscerne uno: generale di cavalleria ("l'arma elegante, che non va al casino perché ci ha l'amante"), nobile romano, forse l'ultima persona in Europa a portare il monocolo, quest'uomo comandò un reparto del ricostituito esercito italiano che risalì la penisola da Mignano Montelungo in provincia di Caserta fino ad Acqui Terme in provincia di Alessandria, sempre combattendo. Certo non era un partigiano, ma "solo" un soldato che, in condizioni difficilissime, si batteva per la patria: però davanti a persone così, per citare una celebre battuta di Mario Adorf, il cappello ti devi levare.
Federico Barbarossa